lunedì 23 Dicembre 2024
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ROYA – Un fungo minaccia le coltivazioni biologiche: distrutto un terzo dei raccolti dei produttori di lingua spagnola

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Un fungo, la cui diffusione sarebbe incentivata dal riscaldamento globale e dal cambiamento climatico, sta minacciando le coltivazioni di caffè biologico in Perù. Gli agricoltori si trovano ad un bivio. Il fungo, noto come Roya nei Paesi di lingua spagnola, ha distrutto un terzo del raccolto di un coltivatore di caffè di Cajamarca.

Per annientare il fungo è possibile ricorrere a sostanze chimiche, ma facendone uso gli agricoltori perderebbero la certificazione bio e il premio del 10% che comporta. L’alternativa? Rimanere a guardare le piante di caffè destinate a morire.

I coltivatori di caffè peruviani vivono tra l’incudine e il martello. Il riscaldamenti globale ha consentito al fungo di prosperare ad altitudini che di solito sono inospitali. Si tratta della peggiore epidemia mai avvenuta in tutto il mondo negli ultimi 30 anni.

I rendimenti dei campi di caffè sono diminuiti, i redditi si sono abbassati e molti lavoratori del Perù e del Messico sono stati licenziati. Gli agricoltori bio devono affrontare una perdita supplementare nel ricercare soluzioni per salvare le piante senza ricorrere ai pesticidi.

In Guatemala, ad esempio, la presenza del fungo veniva registrata solo fino a 914 metri, ma ora, per via dell’aumento delle temperature, il fungo prospera anche ad altitudini maggiori. La riduzione della produzione di caffè ha provocato la perdita dell’occupazione per ben 437 mila lavoratori del settore del caffè in America Latina dal 2012.

Di conseguenza la produzione di caffè biologico e le vendite negli Stati Uniti del caffè importato dall’America Latina risultano in calo. Per ottenere la certificazione biologica negli Stati Uniti, il caffè deve essere coltivato senza pesticidi di sintesi e senza altre sostanze proibite da tre anni, con un piano sostenibile di rotazione delle colture, che permetta di tenere sotto controllo i parassiti e di impedire l’erosione dei terreni e l’esaurimento delle loro sostanze nutritive.

Ma ora che il riscaldamento globale diventa un nuovo fattore di rischio, chi aiuterà i coltivatori di caffè a trovare una soluzione al problema delle epidemie che sterminano le piantagioni?

Marta Albè

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