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sabato 02 Novembre 2024
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All’Università di Napoli Federico II, lo studio contro le frodi commerciali sul caffè

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MILANO – Dentro i laboratori di chimica degli alimenti, all’interno del dipartimento di farmacia dell’Università di Napoli Federico II, è stato messo alla prova un nuovo tipo di analisi contro le frodi esistenti nel settore caffeicolo. Un mercato che purtroppo vede diffusissime le truffe commerciali, specialmente quando si tratta di miscele tra Arabica e Robusta.

Frodi addio, grazie a un nuovo metodo analittico

La ricerca ha spiegato bene come le due varietà più diffuse, quindi l’Arabica e la Robusta, possano esser individuate all’interno della stessa miscela, basandosi sulla composizione chimica. Analizzandone il contenuto caratterizzato da specifici acidi. Ricordiamo che mentre l’Arabica ha un livello di caffeina più basso e un’aromaticità più spiccata, la Robusta ha un più elevato concentrato caffeinico.

La tecnica anti frodi

Scendendo più sotto l’aspetto tecnico, spiega lo stesso team del dipartimento: “il metodo prende in esame il valore di concentrazione degli acidi grassi totali monoinsaturi (Mufa), dell’acido linolenico (cis18: 3n-3), il rapporto tra le concentrazioni dell’acido stearico (18:00) e dell’acido oleico (cis 18:1 n-9) e il rapporto tra tutti i Mufa e gli Sfa (acidi grassi saturi)”.

In altri termini, la varietà di Arabica mostra un numero più elevato di acido linoleico e alfa-linolenico. Al contrario, la Robusta, ha un numero maggiore di acido oleico. In questo gap tra le concentrazioni, si trova la quantità specifica di ogni singola varietà presente nella miscela.

Uno strumento diffuso ed efficace per contrastare le frodi commerciali

E soprattutto è un metodo che contrasta le frodi in quanto misura effettivamente la corrispondenza tra la composizione che si può leggere sull’etichetta, a ciò che poi è in commercio. L’ateneo fa notare inoltre come le frodi commerciali consistano proprio nel dare un prezzo diverso alle due varietà più conosciute.

Questo lavoro di ricerca è stato effettuato nei laboratori di chimica sotto la direzione del docente Alberto Ritieni. Assieme al professore Antonello Santini e sostenuto dal team gestito dal docente Raffaele Romano. Ha visto la pubblicazione sulla rivista Journal of Food Composition and Analysis.

 

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