MILANO – Franco Bazzara della Bazzara Espresso è stato il protagonista di un’intervista sull’importanza e il ruolo delle donne triestine nel settore del caffè. L’intervista spazia sulle molte sfaccettature della donna nel caffè da un punto di vista strategico e umano. Riportiamo l’intervista dal portale Trieste Prima.
Le donne del caffè a Trieste
MILANO – In occasione dell’8 marzo, data in cui si celebra la giornata internazionale dei diritti della donna, pubblichiamo un’intervista fatta a Franco Bazzara della Bazzara Espresso, storica azienda triestina leader nel mercato del caffè.
L’intervista indaga sulle molteplici sfaccettature e i tanti volti delle donne triestine che da sempre rivestono un ruolo fondamentale e strategico in questo settore inclusivo e con una storia in continua evoluzione.
L’intervista a Franco Bazzara
Franco Bazzara: “Il mondo del caffè triestino è sempre stato caratterizzato da una spiccata presenza femminile e, a tutt’oggi, le donne sono grandi protagoniste nelle nostre aziende. Devo sottolineare subito che anche noi senza donne non andremmo da nessuna parte: alla Bazzara costituiscono una schiacciante maggioranza e sono loro che comandano. E vedo che succede così in gran parte delle aziende triestine del settore del caffè, dove hanno ruoli chiave e grande peso.”
“Ad esempio Teresa Sandalj, che ha ereditato la passione caffeicola di famiglia e si è trovata giovanissima al timone di una meravigliosa quanto impegnativa attività aziendale, presa in mano con determinazione, capacità e talento. L’Accademia di famiglia, inoltre, ha preparato a dovere ben due Q grader donna (una delle massime certificazioni mondiali nel settore del caffè), Francesca Bieker e Bianca Maria Maschio, fra le più giovani in Italia. Una bella grinta la sfoggia anche Arianna Mingardi, titolare della Amigos, un’altra grande realtà triestina, mentre è una riservata dolcezza l’elemento chiave che contraddistingue le donne della torrefazione di famiglia Guatemala, un gioiello cittadino.”
“Non ha bisogno di presentazioni la cara amica Eugenia Fenzi, – prosegue Franco Bazzara – volto femminile dello storico Caffè San Marco, che gestisce con eleganza, intraprendenza e savoirfaire insieme al marito Alexandros. Non si possono citare poi tutte le innumerevoli ladies della Illy perché sono davvero tante, fortunatamente per Trieste e per l’azienda che – oltre a dimostrare una grandissima cura per ogni dettaglio che riguarda a 360° il mondo del caffè – è un esempio da seguire anche nella valorizzazione delle quote rosa.”
“Volendo nominarne almeno una, proprio in virtù della grande passione con cui ha affrontato i temi del ‘women empowerment‘ e del gender gap rendendoli centrali in molte sue attività dirigenziali, direi Daria Illy, direttrice della Cultura del Caffè (nuova divisione del gruppo, nata da un paio di anni, che comprende anche l’Università del Caffè) e membro del Consiglio di amministrazione di illycaffè.”
“Fra le donne del caffè triestine, ricordo con piacere anche Alenka Obad, codirettrice e crudista della Coffe Tree, Lorenza Negri, importante ingranaggio dell’Associazione caffè Trieste, e la brava Mila Campisi della Pacorini, uno dei più bei sorrisi d’Italia. Queste alcune, ma non tutte, che nessuno me ne voglia se non le ho citate al completo.”
“Il mondo del caffè, insomma, è assolutamente inclusivo. C’è sempre posto per chi dimostra competenze e passione. Elementi che sogno di riscontrare sempre più in tutti i miei concittadini, portatori di una tradizione importante, che può influire sul futuro della città e sul mondo del lavoro” conclude Franco.
Consapevolezza che si trasforma in passione, passione che diventa lavoro
Franco Bazzara: “Serve più consapevolezza, da vari punti di vista. Tanto per iniziare, mi piacerebbe che ogni triestino che va al bar sapesse ciò che beve. Si può iniziare da cose molto semplici, come ad esempio chiedere al barista se si tratta di un caffè 100% Arabica oppure Robusta, o di un misto e in che percentuale.”
“Magari indurrete il barista stesso a interrogarsi, e sarebbe cosa buona e giusta soprattutto nel caso non sappia rispondere. Si prosegue poi con piccole sperimentazioni, come ad esempio provare ad assaggiare un espresso puro, senza latte né zucchero, tanto per sentirne almeno una volta il sapore e capire che effetto vi fa. Sino ad arrivare magari a una certa attenzione alle origini: ciò che sto bevendo arriva dal Kenya o dal Costarica? Avete mai provato a porvi e porre queste domande? Beh, fatelo. Lo dobbiamo alla nostra storia caffeicola e ai grandissimi nomi triestini del passato che l’hanno resa importante, da Vincenzo Sandalj a Primo Rovis, da Alberto Esse a Ernesto Illy, tanto per citarne alcuni che meriterebbero ognuno una serie su Netflix.”
Franco Bazzara conclude: “E lo dobbiamo anche a un futuro ancora da inventare, nel quale, accendendo un po’ di curiosità e i riflettori dietro le quinte della tazzina, i nostri giovani, e anche e soprattutto le nostre giovani, potrebbero ‘accidentalmente’ trovare, magari con l’aiuto istituzioni e di corsi formativi seri, le occasioni giuste per innamorarsi del caffè e sceglierlo come strada di vita”.