MILANO – Il caffè verde grezzo è aumentato notevolmente di prezzo e i costi di trasporto sono cresciuti fino al 700%. L’amministratore delegato di Moka Rica, Franca Carella, spiega come l’intera filiera del caffè sia sottoposta a tali rialzi di prezzo. Riportiamo di seguito l’articolo di Fabio Gavelli pubblicato sul quotidiano Il resto del Carlino.
L’aumento del prezzo sull’intera filiera di caffè verde
FORLÌ – “Il caffè verde, grezzo, è aumentato di suo. La particolare plastica con cui si fanno i sacchetti è rincarata, l’energia elettrica e il gas metano industriale con cui si eseguono le operazioni di tostatura e torrefazione sono passate rispettivamente a 3 volte e 4,5 volte in più nel giro di un anno; infine i costi di trasporto sono cresciuti fino al 700%. Per recuperare questi incrementi esagerati dovremmo aumentare il prezzo del caffè di almeno 7 euro al chilo, cosa ovviamente improponibile”.
Franca Carella, amministratore delegato e socio di maggioranza di Moka Rica, azienda forlivese il cui brand è conosciuto in tutta Italia, spiega come l’intera filiera del caffè, da un anno a questa parte, sia sottoposta a rialzi di tale portata che non si potevano immaginare.
I rincari sull’energia
Nel caso dell’energia, come avviene per tante imprese strutturate – Moka Rica ha una decina di dipendenti diretti, oltre a una quarantina di agenti commerciali sul territorio nazionale – l’impresa con sede a Pieveacquedotto si affida a un consulente. Cosa che ovviamente non ha impedito i rincari: il contratto scaduto a fine anno, per questioni legate al mercato, non poteva infatti essere rinnovato alle stesse condizioni.
Il picco del costo dell’energia elettrica si è avuto a dicembre, con un prezzo di 242 euro al megawatt, contro i 62 euro di costo medio nei primi mesi del 2021, abbassandosi leggermente scesi, a 218, ma il balzo resta fortissimo. Per il gas metano industriale è andata ancora peggio: incrementi di 4,5 volte.
Per un’impresa i cui processi sono tutti automatizzati dotata di grandi impianti, che consumano parecchia energia, “vuole dire centinaia di migliaia di euro in più“. Come si può intuire, sul prodotto finito si può scaricare solo una minima parte dei soprassalti che sta avendo l’intera filiera che porta dal chicco di caffè verde alla tazzina al bar (o a casa). Altrimenti si finisce fuori mercato; pagare una tazzina 3 euro non l’accetterebbe nessuno.
Il problema, sottolinea l’imprenditrice forlivese, è che non è ipotizzabile un ritorno ai prezzi di qualche anno fa nel giro di breve tempo. E persino cambiare il sistema di approvvigionamento energetico è complicato: “Alla luce del metodi di produzione, il gas metano non è sostituibile coi pannelli fotovoltaici”. L’azienda “si farà carico dei costi, ma rimane una batosta comunque. Chissà quante imprese riusciranno a reggere”.