lunedì 23 Dicembre 2024
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Food & Beverage: prevista una crescita del 6 per cento con la svolta sostenibile

Secondo l’analisi presentata nella sede dell’Ateneo cuneese, le aziende del food che adottano modelli di business innovativi e sostenibili hanno aumentato i ricavi negli ultimi anni di oltre il 4,8% (tecnicamente si tratta del Cagr, il tasso annuo di crescita composto tra il 2015 e il 2019), contro l’1% delle aziende per cui sono stati registrati indicatori con bassi livelli per queste due componenti

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MILANO – La tendenza verso consumi più sostenibili detta legge al mercato del food & beverage, che per continuare la sua crescita deve adeguarsi alle esigenze di chi acquista e quindi indirizzare i suoi sforzi di ricerca e sviluppo verso il rispetto dell’ambiente. Il futuro del comparto è stato analizzato dall’osservatorio Food Industry Monitor, che ha valutato proprio la svolta green come elemento di potenziale sviluppo. Leggiamo i dati raccolti dall’articolo di Emiliano Sgambato su ilsole24ore.com.

Food & Beverage: verde è il colore del futuro

Innovazione e sostenibilità sono due concetti sempre più intrinsecamente legati. E il settore alimentare è tra i protagonisti in questo campo. Se l’evidenza delle iniziative che si susseguono su caratteristiche e provenienza dei prodotti da un lato e sul packaging dall’altro non dovesse essere sufficiente a convincere i più scettici, a confermare il trend verde arrivano anche i risultati del Food Industry Monitor, l’Osservatorio curato ogni anno dall’Università delle Scienze gastronomiche di Pollenzo (Unisg)  in collaborazione con Ceresio Investor.

Secondo l’analisi presentata nella sede dell’Ateneo cuneese, le aziende del food che adottano modelli di business innovativi e sostenibili hanno aumentato i ricavi negli ultimi anni di oltre il 4,8% (tecnicamente si tratta del Cagr, il tasso annuo di crescita composto tra il 2015 e il 2019), contro l’1% delle aziende per cui sono stati registrati indicatori con bassi livelli per queste due componenti.

«Si tratta di una forchetta destinata a crescere nel dopo pandemia – commenta il professor Carmine Garzia, docente Unisg e responsabile scientifico dell’Osservatorio –. Abbiamo rilevato che negli ultimi cinque anni l’incremento medio d’investimento in sostenibilità fatto dalle aziende del food è stato di circa il 40% e ben l’80% delle realtà intervistate ha intenzione di incrementare gli sforzi in questo senso nei prossimi anni.

Non è tuttavia sufficiente svolgere attività riconducibili genericamente all’ambito green, occorre una chiara strategia formalizzata, con obiettivi, misure e risorse, bisogna fare innovazione di processo e di prodotto: i dati evidenziano come solo chi implementa questo modello ha performance di crescita sopra la media».

Secondo l’indagine, l’81% del campione ha già messo in atto una strategia di sostenibilità e il 78% ha nella propria gamma uno o più prodotti sostenibili

La scelta non si limita ai processi produttivi: il 54% è intervenuto sul packaging e il 44% valuta la sostenibilità anche dei propri fornitori. Il 74% degli intervistati ritiene che attuare una strategia di comunicazione sul tema abbia un impatto positivo sulle vendite, nonostante l’aumento dei costi (segnalato nel 63% dei casi).

«L’effetto moltiplicatore è più evidente sulle industrie medio grandi. Questo non vuol dire – argomenta Garzia – che i piccoli non facciano innovazione, anzi spesso riescono a ricavarsi un mercato di nicchia proprio perché sostenibili. Tuttavia non riescono a fare massa critica come le industrie più strutturate». Un ruolo in questo ambito potrà averlo l’accelerazione dei processi di M&A (acquisizioni e fusioni tra società). «La dimensione aziendale risulta un fattore critico di successo, che non deve essere vista come associabile a una minore qualità – spiega Alessandro Santini, Head of corporate & investment banking Ceresio Investors – . Oltre alle risorse finanziarie necessarie per la crescita, è necessario l’apporto di competenze manageriali specializzate.

Il settore del Food & Beverage è in grande fermento

E oggetto di interesse sia da parte di investitori di capitale, sempre più numerosi e con specializzazione di settore, capaci di intervenire per lo sviluppo delle pmi in affiancamento alla proprietà e del management, sia da parte di finanziatori istituzionali specializzati. Questi aspetti sono ancora troppo spesso trascurati dalla piccola e media industria agroalimentare, che solo in questo modo può ambire alla crescita, anche all’estero».

Più in generale, la settima edizione del Food Industry monitor traccia un quadro positivo per il settore

La flessione dell’1% del 2020 «è dovuta principalmente alla contrazione del segmento horeca (bar e ristoranti) e alla riprogrammazione degli investimenti in capacità produttiva, posticipati alla fine dell’anno». Il 2021 e il 2022 saranno «gli anni della ripresa, con una crescita prevista di poco inferiore al 6% annuo (Ros 6,8%), un tasso superiore alla previsione di crescita del Pil italiano (4,5/5%)». L’export farà invece segnare il +3% medio. Tra i comparti, il packaging beneficerà della spinta green e previsioni sopra la media sono stimate per farine, caffè e vino, dove pesa però il grande punto di domanda sull’entità del ritorno ai consumi fuori casa. L’Osservatorio ha valutato «le performance di 854 aziende con un fatturato aggregato di 66 miliardi di euro, ovvero il 75% di tutte le società di capitale operanti nel settore in 15 comparti».

 

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