mercoledì 25 Dicembre 2024
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Lavazza al femminile, dal chicco alla tazzina in un webinar inclusivo

La Fondazione Lavazza è stata istituita nel 2004 e quest’anno celebra 20 anni di attività. Oggi, ha in corso 33 progetti in 21 paesi e 3 continenti, a sostegno di quasi 190.000 coltivatori di caffè. L’empowerment femminile è uno dei pilastri portanti dei progetti della Fondazione Lavazza

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MILANO – Quale occasione migliore se non l’8 marzo, Giornata internazionale dei diritti della donna, per incontrare alcune delle protagoniste del settore caffè lungo tutta la filiera? Lavazza si è fatta portavoce per sottolineare l’importanza dei ruoli che spesso le figure femminili ricoprono nel mondo del chicco, raccontando alcuni progetti sviluppati dalla Fondazione Lavazza a sostegno dell’empowerment delle donne coinvolte nella supply chain.

Questo è stato il focus del webinar “This is (not) a girls’ job: how women shape the coffee industry”.

Veronica Rossi (Senior Sustainability Manager, Gruppo Lavazza e Responsabile della Fondazione Lavazza) e Mariasilvia Scippa, (Diversity & Inclusion at Lavazza Group Gruppo Lavazza) hanno gestito la discussione corale, collegate da remoto con tutti i partecipanti.

Inoltre, l’11 marzo, in occasione della 68a sessione della Commission on the Status of Women, Lavazza inaugurerà la mostra del Calendario Lavazza 2024, More than Us, che si svolgerà presso la Delegates Entrance della Sede Centrale delle Nazioni Unite.

Credits Steve McCurry Cuba

La mostra intende condurre lo spettatore in un viaggio visivo che celebra l’Africa, la sua gente e i suoi paesaggi, con particolare enfasi sull’empowerment e la promozione dell’imprenditoria femminile.

Accanto alla presenza istituzionale dell’ONU e degli Ambasciatori, all’evento parteciperanno Francesca Lavazza (membro del Consiglio di Amministrazione del Gruppo Lavazza) e Veronica Rossi (Senior Sustainability Manager, Gruppo Lavazza e Responsabile della Fondazione Lavazza) insieme alla testimonianza di Sheila Ampumuza, rappresentante e direttrice del progetto Sawa.

Alcuni dati significativi per dare un po’ di contesto: nel settore il 70% della forza lavoro nei campi è femminile, ma solo il 30% dei territori è di proprietà delle donne. L’industria globale del beverage è coperta soltanto per il 30% da donne. La maggioranza della forza lavoro nei ristoranti, negli hotel e nei bar, è ancora una volta rappresentata da donne, ma solo il 30% di questi business sono gestiti e posseduti da loro.

Lavazza guida in un viaggio virtuale lungo la catena di valore del caffè, con sei brillanti leader.

Sono intervenute in ordine: Rina Mejia (produttrice di caffè dell’Honduras), Flavia Barbosa Paulino da Costa (esportatrice di caffè e direttrice di Exportadora Guaxupé, Brasile), Francesca Dangelico (responsabile sviluppo e innovazione alimentare di Lavazza, Italia), Susanne Wege (Direttrice Generale regione DACH & Poland di Lavazza, Germania) e Giselle Sebenello (barista e imprenditrice italiana).

L’evento ha incluso anche una testimonianza di Sheila Ampumuza (Country Director di SAWA World) sul progetto Sawa.

Rina Mejia (produttrice di caffè dell’Honduras): Quali sono gli aspetti più importanti per un produttore di caffè per coltivare chicchi di qualità e quali sono le principali sfide da imprenditrice?

“Come produttrice che si pone l’obiettivo di coltivare grani di buona qualità, devo affrontare grandi sfide. La cosa più importante da fare come farmer è accedere alla formazione per appassionarsi al mondo del caffè e aggiornarmi costantemente.

Ogni giorno impariamo qualcosa in più. Al contrario, continuando a lavorare senza formazione, non progrediremo. La più grande sfida oggi è il cambiamento climatico e le nostre stesse aziende agricole hanno bisogno di molto sostegno.

Il meteo cambia velocemente, dal caldo eccessivo alla grande pioggia e senza essere preparati non potremo evolverci. Importante quindi essere formati adeguatamente per fronteggiare ad esempio, le malattie delle piante. Solo così avremo una percentuale di produzione ottima.

Come donne affrontiamo ogni giorno il problema del non avere spazio per l’apprendimento che è invece necessario per possedere le giuste conoscenze. Dobbiamo sfruttare le occasioni per formarci e così sapere sempre di più. Ancora ci sono molti ostacoli sul cammino delle imprenditrici e se non siamo preparate, non potremo andare avanti. Essere donne già rende le cose difficili – è già una sfida – e per questo dobbiamo aprirci più strade per permetterci di svilupparci.

E’ complesso per noi, da donne, avere accesso al credito, spesso non riusciamo a sviluppare i nostri sogni e le nostre idee. Ci manca a volte la parte più importante: quella finanziaria, quando invece c’è bisogno di un ingente investimento per un’azienda agricola che desidera produrre un buon caffè.”

Flavia Barbosa

Imprenditrice di un’azienda con un milione di sacchi esportati e produttrice: qual è il suo ruolo di ponte tra i coltivatori e i mercati internazionali? Il business del caffè è buono per generare sviluppo economico e sociale?

“La parte più importante è la sicurezza: chi lavora in un’azienda agricola deve essere al sicuro. Rappresentiamo tutti i produttori della nostra zona, effettuiamo analisi, capiamo cosa è necessario per loro, abbiamo una serie di varietà disponibili a seconda dal suolo, e di tante variabili.

Inoltre ci occupiamo del tema della finanza: è fondamentale avere accesso al credito e tutti coloro che vogliono vendere caffè devono essere flessibili quando si fissa un prezzo. Bisogna cercare di mantenerlo stabile, perché spesso in certi momenti dell’anno si avverte una certa pressione.

Quando cerchiamo di stare vicino ai nostri produttori, siamo capaci di comprendere cosa vogliono i consumatori, i player internazionali, di cosa ha bisogno il nostro pianeta. E’ bene anche interrompere lo sfruttamento continuo del suolo.

Poi, sicuramente penso che il caffè sia un buon business per favorire lo sviluppo economico e sociale: esportiamo circa 30 milioni di sacchi dal Brasile e generiamo più o meno 8,5 miliardi di dollari, e quasi il 90% di questo valore va direttamente nelle casse dei produttori.

Dal punto di vista sociale nel Minas Gerais e nelle città di questo Stato, i produttori di caffè hanno un indice sociale migliore rispetto alle città che non sono in zone dove si produce caffè, che quindi si dimostra un asset strategico. Le donne stanno colmando una lacuna che prima non c’era: quando parliamo di tracciabilità, sostenibilità o altri aspetti legati alla sicurezza, noi donne aiutiamo. ”

Francesca Dangelico

Il pattern dei consumatori, i loro gusti, per creare nuovi prodotti. Cosa affascina del caffè, si può fare innovazione anche in questo settore?

“Come possiamo trasformare il caffè non solo in una bevanda, ma in una fonte di ispirazione e sostenibilità per tutti noi? Innanzitutto sappiamo che non è soltanto un prodotto, ma una connessione tra diversi continenti, culture, così come sappiamo che deve affrontare tante sfide – cambiamento climatico, malattie, disuguaglianza sociale, l’aumento dei prezzi – ed alcune cose sono state fatte.

Come possiamo proteggere l’ambiente? Sostenendo l’agricoltura rigenerativa: in alcuni campi sperimentali siamo studiando nuovi ecosistemi e varietà in grado di affrontare l’impatto ambientale. Stiamo anche misurando la loro resilienza. E’ un progetto ampio, un viaggio che è possibile grazie alla nostra tecnologia.

Ad esempio, oggi sappiamo che la fermentazione è qualcosa di naturale nel caffè, ma la parte innovativa sta nel personalizzare questo processo per ottenere un profilo sensoriale differente, più attraente per le nuove generazioni. La diversità e l’agricoltura rigenerativa sono esempi di come applicare l’innovazione dando più valore nella nostra supply chain.”

Susanne Wege

Focus sulle preferenze dei consumatori. Quali sono le tendenze oggi nel consumo del caffè? Quali sono le sfide del mercato?

“Quando parliamo del consumatore parliamo di persone che bevono il caffè: rappresento il mercato dell’Europa, un continente composto da Paesi in cui è una bevanda molto popolare e consolidata, un po’ come se fosse la nostra colla sociale, in seconda posizione dopo l’acqua per consumo. Tutti i mercati che seguo totalizzano più di 160 litri di caffè all’anno per persona.

Ma uscendo dall’Europa, menzioniamo i Paesi asiatici che vedono una crescita per il caffè: in primis abbiamo il Giappone, con un rialzo tra i giovani, seguito dalla Cina dove le nuove generazioni sono sempre più interessate alla bevanda.

Se guardiamo poi ad ovest, al Sud America, il caffè è sempre più una bevanda popolare. Ci sono dunque ancora possibilità di crescita non solo in termini di quantità ma anche di qualità. Tutto ciò fa parte della nostra politica di innovazione. I consumatori sono curiosi, vogliono provare nuove ricette e sono ancora più coinvolti, conoscendo più informazioni sul caffè.

Abbiamo anche delle limitazioni, che però diventano una sfida: sarà disponibile sempre meno caffè, soprattutto se non facciamo niente per fronteggiare il cambiamento climatico. Nel 2050 potremmo avere metà della produzione attuale.

Dobbiamo rappresentare la voce del consumatore per poter trasmettergli tutto ciò che è necessario per avere un’ottima tazza di caffè. Vogliamo che paghino un po’ di più per avere un prezzo equo verso tutti coloro che lavorano nella filiera, con un reddito degno.”

Giselle Sebenello

Cos’è importante per chi ha un bar? Servire il caffè al meglio. Giselle lo prepara al meglio: quali sono le opportunità e le sfide per un’imprenditrice barista. Quali progetti sviluppa con la Fondazione Lavazza – ha assunto un barista rifugiato – e quanto è importante la formazione per una barista?

“Gestisco un bar speciale a Torino, che usa Caffè Lavazza. L’importante nel servire un buon caffè è che una gioia ricevere i nostri clienti e vederli soddisfatti. Il caffè non è solo una bevanda, ma un momento di meditazione, un punto di forza per affrontare la giornata, una possibilità di rilassarsi a colazione.

Quindi oltre servire una tazzina, bisogna essere sensibili non soltanto alla temperatura corretta, ma anche agli aspetti psicologici. Formare qualcuno nel mio bar “Amen” è un ottimo spunto: chi comincia da noi non sa niente sul caffè, e alla fine di un percorso di tre anni è diventato un ottimo barista.

Lavazza ha un ruolo fondamentale in questo, occupandosi di una settimana di affiancamento approfondito. Abbiamo avuto dei ragazzi che vengono da noi e poi restano proprio perché si entusiasmano e sono orgogliosi.”

Una domanda provocatoria per tutte: se foste state un uomo la vostra carriera nel mondo del caffè, sarebbe stata diversa? Migliore o peggiore, eventualmente?

Rina Mejia: “Mi piace essere donna. Ho avuto molte opportunità in quanto donna. Credo che un uomo, nell’azienda agricola, sia importante per la forza fisica. Ma mi sono formata, ho coinvolto la mia famiglia che ha iniziato ad amare l’agricoltura e il caffè. Se fossi stata un uomo non ci sarei riuscita allo stesso modo: se è un uomo al comando, di solito è lui che fa tutto e la donna resta un passo indietro. Le donne c’erano, ma non prendevano decisioni: io invece lo faccio. Se noi ci formiamo, se diventiamo più forti, possiamo fare tutto. Il mondo del caffè è ampio e possiamo trovare tutti il nostro spazio.”

Flavia Barbosa: “Ho pensato più volte a questa domanda e la risposta penso sia no: ho lavorato in una banca per 7 anni prima di entrare nel settore del caffè e avevo un’altra prospettiva: se fossi un uomo forse la vita sarebbe stata più facile. E’ una sfida essere una madre lavoratrice, tante volte c’è da lottare e da far fronte alle aspettative degli altri. Però essere donna è speciale, così come lavorare in questo settore. I movimenti ecologici, di sostenibilità anche sociale, ci permettono come donne di pensare maggiormente alla salute, alla sicurezza, alla cura dell’ambiente. Abbiamo degli spazi da occupare con la nostra sensibilità particolare, siamo privilegiate.”

Francesca Dangelico

“Penso che se fossi stata un uomo la mia carriera sarebbe stata la stessa, ma più facile. Essere una leader donna, non è solo una posizione apicale di cui essere orgogliose, ma anche una difficoltà, perché si deve sempre in qualche modo dimostrare la propria credibilità nell’organizzazione e cercare sostegno, creare alleanze.

Diversi stili possono nutrire creatività e migliorare processi decisionali ma richiedono ulteriori sforzi. Il Gruppo Lavazza ha introdotto tante attività per implementare le politiche di genere, il gender balance, i prodotti che aiutano la leadership femminile. E’ una sfida quotidiana e collettiva per un cambiamento positivo.”

Susanne Wege

“Anch’io ho riflettuto su questa domanda e posso affermare che con un background commerciale in un ambito come il general management marketing, ci sia bisogno di avere supporto sia dagli uomini che dalle donne.

Lavoro in una categoria che non avrebbe probabilmente mostrato diverse opportunità essendo donna o uomo. Nel general management però, troviamo ancora donne sottorappresentate in termini quantitativi: vediamo uomini, fondatori, che hanno questo ruolo. In conclusione penso che noi tutte siamo donne coraggiose in questo momento della storia, perché abbiamo la possibilità di fare la differenza.”

Giselle Sebenello

“Potrei raccogliere tutte le dichiarazioni delle amiche online: la vita forse sarebbe stata più semplice in tutti i settori. Sappiamo che essere madre e lavorare full time, pensando al futuro e dedicare il presente a figli e professione, è complicato. Tuttavia, in qualità di imprenditrice penso di non aver lasciato nulla di irrisolto e quindi penso di poter raggiungere qualsiasi mio obiettivo”.

Sheila Ampumuza si unisce alle altre relatrici:

La speranza trasmessa ai giovani che non hanno nulla, attraverso formazione, incoraggiamento verso l’imprenditoria.

Qual è l’esperienza con le giovani donne? Come possiamo sostenerle affinché possano abbracciare questa sfida e diventare imprenditrici?

“Ho avuto il privilegio di partecipare alle iniziative avviate in Uganda in diverse regioni attraverso le quali cerchiamo di incoraggiare le donne nella consapevolezza, nella creatività, permettendo loro di aumentare la loro capacità di fare impresa. Anex ne è l’esempio, da fondatrice di una casa particolare, in cui l’accoglienza di altre donne single dà la possibilità di garantire un’educazione ai propri figli.

Anex è andata a Kampala per poter completare il suo percorso formativo, mentre altri si occupavano dei suoi bambini. Siamo così riusciti ad accompagnarla nel diventare imprenditrice: ha continuato la sua carriera ed è diventata fonte di ispirazione per altre donne che hanno tratto sostegno da lei, aprendo altre case di questo genere.

Le donne hanno maggiori difficoltà ed esistono delle barriere sociali contro cui scontrarsi. Sono però molto fiduciosa in un miglioramento nel futuro, attraverso partnership come quella con Fondazione Lavazza.”

Una parola, una frase, di incoraggiamento da condividere con altre donne che vogliono svolgere un ruolo fondamentale nel settore caffè?

Rina Mejia:”Nel mondo del caffè ci sono tanti lavori, molte cose da fare. Tutte noi siamo donne, ci siamo proposte e ci siamo riuscite. Il caffè può essere una fonte di lavoro, un’opportunità per tutte noi. Le donne possono farcela.”

Flavia Barbosa: “E’ tutto possibile se lo si vuole.”
Francesca Dangelico:”Siate resilienti come la piante del caffè e autentiche.”
Susanne Wege:”E’ fantastico il viaggio che possiamo compiere insieme.”
Giselle Sebenello: “Possiamo scegliere la nostra vita.”
Sheila Ampumuza:” Alle donne dei paesi d’origine: dobbiamo farcela con le nostre risorse.”

La Fondazione Lavazza è stata istituita nel 2004 e quest’anno celebra 20 anni di attività.

Oggi, ha in corso 33 progetti in 21 paesi e 3 continenti, a sostegno di quasi 190.000 coltivatori di caffè. L’empowerment femminile è uno dei pilastri portanti dei progetti della Fondazione Lavazza.

Fornendo accesso a istruzione, formazione e risorse, la Fondazione aiuta ad abbattere le barriere, consentendo alle donne di assumere ruoli di leadership nelle loro comunità. Questo tipo di approccio è utile non solo per le singole donne, ma anche per l’intera comunità dei coltivatori di caffè e rafforza l’intera supply chain, promuovendo una maggiore uguaglianza di genere e sostenibilità.

La Fondazione Lavazza, insieme alla ONG Sawa World, ha istituito il progetto “Ujana Coffee Project”, un’iniziativa che sostiene i giovani, fornendo risorse locali e opportunità di cambiamento, rivolgendosi specificamente ai piccoli coltivatori di caffè.

In tre anni, il progetto ha promosso l’imprenditoria tra 765 giovani, dando luogo alla creazione di 343 microimprese. Questi giovani imprenditori hanno ottenuto un aumento del reddito mensile pari al 25%, ispirando oltre 5.000 altre persone e diventando capaci di contribuire finanziariamente al benessere delle proprie famiglie.

In particolare, il 40% degli Ambasciatori dell’Ujana Coffee Project sono donne, una percentuale molto significativa se si considera il contesto socioeconomico dell’area interessata dal progetto.

Centinaia di donne hanno risposto con spirito proattivo al progetto, ideando e quindi sviluppando una serie di microimprese, creando a loro volta un circolo virtuoso: altre centinaia di donne sono state coinvolte e contattate grazie a programmi di formazione in presenza e online, stabilendo così un’importante cultura di empowerment femminile nelle aree previste dal progetto.

Inoltre, il team Sawa World è coordinato da Daphne Nederhorst, una delle protagoniste del Calendario Lavazza 2018. Il team è composto principalmente da donne, un ulteriore contributo alla diffusione dei modelli di ruolo femminili nelle comunità che rientrano nel progetto.

Sheila Ampumuza è il Country Director e ora dirige il team. Sheila, dopo quasi 10 anni come Country Director di Sawa World, è non solo esperta nel supporto ai giovani del suo paese, l’Uganda, ma è diventata una figura di riferimento per molte giovani donne locali, grazie al suo impegno nella promozione del grande valore dell’istruzione e della tecnologia.

Infine, alla luce dell’impatto particolarmente positivo e di vasta portata dei risultati del primo triennio del progetto, la Fondazione ha divulgato Sawa World e il suo approccio semplice ma efficace presso diversi operatori della catena del caffè in Uganda, in modo che anche altre organizzazioni intervengano per supportare il progetto nelle comunità ugandesi dei coltivatori di caffè in cui operano. Diffondere prassi efficaci all’insegna del valore della collaborazione, ecco il concetto “More Than Us” che ispira il Calendario Lavazza 2024.

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