MILANO – Guai a lasciare la mancia in Giappone. Non solo non è gradita ma potreste addirittura passare per maleducati. L’esatto contrario negli Stati Uniti dove la mancia non è un optional ma un obbligo, o in Polonia. Qui infatti, non è obbligatoria, ma lasciarla è segno di educazione.
Mancia sì o mancia no? Ce lo dice la Fipe
La Federazione italiana pubblici esercizi aderente a Confcommercio-Imprese per l’Italia, con la collaborazione di Adapt e Hotrec Hospitality Europe, in occasione di Tuttofood, ha realizzato una ricerca comparativa a livello internazionale proprio su questa abitudine.
Cosa succede in Italia
Sarà capitato almeno una volta in vacanza all’estero di non sapere se e quanto ricompensare i camerieri. Se in Italia la scelta di lasciare la mancia è legata soprattutto alla qualità del servizio (una sorta di premio nei confronti del personale), in altri Paesi si registrano usanze diverse.
Il concetto di mancia
Almeno nei paesi dell’Unione europea, si esplica in ben quattro accezioni diverse. C’è chi le considera servizio obbligatorio, chi mance gratuite; chi un costo del servizio e chi le considera “tronco”, ovvero una distribuzione delle mance per cui vengono accumulate da tutti i dipendenti. Così si crea una sorta di fondo comune centrale e poi redistribuite in base a regole precise.
A livello di regolamentazione
Si scopre che le nazioni più deregolamentate sono la Germania e la Svezia, mentre la Francia ha addirittura un importo preciso che è compreso in una forchetta fra 15 centesimi e 2,30 euro.
In Spagna vige il principio della percentuale sul conto finale proprio come negli Stati Uniti. Un paese in cui tale percentuale deve essere almeno pari al 15%.
Più flessibile il Regno Unito dove esiste un confine molto labile fra mancia e costo del servizio e spesso l’una si configura dove non è presente l’altro. Insomma Paese che vai, mance che lasci…