ROMA – Negli ultimi dieci anni le imprese che svolgono attività di bar in via esclusiva o principale sono diminuite di 16.160 unità. E su 100 imprese che nascono ogni anno almeno la metà a distanza di 5 anni chiude la “claire”. Sono numeri che confermano la complessità e la difficoltà di gestire un format fondamentale dell’offerta di ristorazione in Italia e che più di altri evoca nel mondo l’immagine della convivialità italiana.
Ma c’è anche l’altra faccia della medaglia che esprime la capacità di innovazione e di inclusione del bar italiano che nel tempo ha saputo segmentarsi in tanti format per rispondere alle esigenze in continua trasformazione dei consumatori.
Fipe sulla Giornata internazionale del caffè
Attualmente sono attivi 132.004 bar in Italia, ovvero il 39,8% delle imprese della ristorazione. Uno su 3 è guidato da una donna ed è significativo anche il numero di bar guidati da under 35 (12,6%). In crescita l’occupazione: in totale sono 375 mila di cui 272.266 dipendenti, aumentati del 6,5% rispetto al 2022. Nel dettaglio le donne sono il 58,9% della forza lavoro dipendente (+6% rispetto al 2022), mentre gli under 30 sono il 41,5% (+4,7% rispetto al 2022). In crescita, nell’ultimo anno, anche i dipendenti stranieri (54.512 unità, +10,1% sul 2022).
La trasformazione dei bar passa anche attraverso gli investimenti: il 52,2% ha investito in sostenibilità e digitalizzazione nel corso del 2023, rinnovando le attrezzature per la refrigerazione (12,6%) e acquistando soluzioni digitali per migliorare l’interfaccia con il cliente (10,9%). Oltre l’82,4% delle imprese ha adottato nuove tecnologie, tra cui POS di ultima generazione, registratori di cassa evoluti e reti Wi-Fi aperte, rendendo i locali sempre più smart e accessibili.
Risulta inoltre evidente come i bar italiani abbiano ormai abbracciato la svolta sostenibile: infatti, l’88% delle imprese ha introdotto misure orientate all’efficientamento energetico: dal più semplice utilizzo di lampadine LED alla più sofisticata attività di sensibilizzazione e formazione del personale volta alla razionalizzazione dei consumi. Buone pratiche ambientali sono state introdotte da 9 bar su 10: dal riciclo e smaltimento dei rifiuti all’’uso di prodotti stagionali e locali.
Ma il trend non si ferma qui: il 49,1% dei bar ha pianificato investimenti per l’anno in corso, con priorità al rinnovamento del banco bar (+14,1%) e agli strumenti digitali come palmari per le comande o totem per consentire ai clienti di fare gli ordini in autonomia (+13,7%).
“Questi dati evidenziano come i bar italiani stiano affrontando le sfide del futuro con una visione chiara: investire in sostenibilità e tecnologia senza dimenticare la centralità della qualità del servizio e della competenza non solo professionale ma anche manageriale ” commenta Lino Enrico Stoppani, presidente della Federazione Fipe. “È essenziale che gli imprenditori siano in grado di misurarsi con un mercato sempre più incerto e competitivo evitando di imboccare scorciatoie che deroghino ai principi irrinunciabili di trasparenza e qualità. Il bar è un campione del modello italiano di servizio e di convivialità ed è senz’altro il format che più di ogni altro nell’offerta di ristorazione ha saputo interpretare il cambiamento degli stili di vita e di consumo degli italiani.“