PARMA – Le recenti notizie che circolano sul rincaro della tazzina di caffè al bar, dal mese di novembre, stanno destando una generale preoccupazione sia tra i consumatori abituali, sia tra le attività. I rappresentanti di Fipe Parma – Federazione italiana pubblici esercizi – e del Gruppo torrefattori di Parma, entrambi aderenti ad Ascom, intervengono per far maggior chiarezza sulla questione che ha rilevanza nazionale.
Fipe Parma e Gruppo torrefattori commentano gli aumenti
“Il nostro Consiglio si è recentemente riunito per condividere alcune riflessioni sulla situazione attuale del rincaro prezzi e per intervenire con i colleghi di Fipe Parma su questa delicata tematica – ha affermato Lino Alberini, presidente Gruppo torrefattori di Parma – I torrefattori rappresentano infatti il “termometro” di bar e pubblici esercizi, perché sono in grado di raccogliere segnalazioni e al tempo stesso tenere monitorato il mercato.
L’irreperibilità delle materie prime, l’aumento del loro prezzo (parliamo a volte del +50/60%), ma anche l’aumento dei costi di utenze (gas/luce) e di servizi (trasporti/imballaggi) non consentono più di proporre un caffè a un prezzo politico come accadeva in passato.
Il barista professionista deve avere, oggi più che mai, la serenità di presentare un prezzo corretto che tenga conto di un ampio spettro di fattori, tra cui ora anche la formazione del personale del bar e la messa in sicurezza dei locali per garantire al cliente un ambiente sempre salubre, nel pieno rispetto delle norme anti-covid. La situazione attuale, con tutte le sue sfide, – ha concluso – non deve però essere un freno per i baristi professionisti, ma deve spingere a dare ancora di più, a reinvestire sul futuro, su attrezzature avanzate e formazione, con l’obiettivo di valorizzare al meglio il lavoro e l’identità del locale”.
Ha commentato Ugo Bertolotti, presidente Fipe Parma
“L’aumento dei prezzi delle consumazioni nei bar è un tema da sempre attuale, ma ora
l’attenzione è più alta perché stiamo vivendo in un’epoca storica particolare. È importante però sottolineare che questo rincaro deriva dall’aumento dei costi delle materie prime, delle utenze e dei servizi che ha coinvolto tantissimi settori e non solo quello dei pubblici esercizi che continua a essere biasimato.
Il fatto che la tazzina di caffè possa arrivare fino a 1,50 euro non è una speculazione – ha aggiunto – ma è il risultato di un espresso di qualità, che utilizzi miscele pregiate, fatto da un barista professionista che sappia raccontarne le sfumature e servirlo correttamente, con attenzione, cordialità e professionalità. Se si vuole far continuare a gustare un caffè con piacere e che regali sensazioni positive, il barista dunque non deve avere timore di presentare un prezzo che nella realtà è in linea con la qualità sempre più elevata del prodotto” – ha concluso.