ROMA – Fipe Confcommercio non molla la presa per sostenere i pubblici esercizi messi in ginocchio dalle ondate pandemiche. “Mentre a Roma si discute, Sagunto è espugnata”. Infatti, mentre da giorni il “dossier Quirinale” sembra assorbire tutte le attenzioni delle forze politiche, migliaia di imprese del turismo, della ristorazione e dei pubblici esercizi rischiano di non farcela, trascinando con loro migliaia di lavoratori e l’indotto della filiera.
In queste settimane si sta infatti componendo la “tempesta perfetta” per le imprese del settore, già indebolite da due anni di pandemia e incertezza. Il nuovo aggravarsi della situazione pandemica ha infatti inibito i flussi, turistici e lavorativi, e insieme ha ulteriormente sconquassato la situazione del mercato del lavoro, anche a causa di quarantene e continue malattie. A questo si aggiunga il processo inflattivo che nasce dall’aumento dei costi di produzione, che risente dell’aumento dell’energia e delle materie prime.
Fipe Confcommercio, una lente di ingrandimento sul quadro del settore
Negli ultimi due anni i consumi nella ristorazione erano già calati di 56 miliardi di euro, 45mila imprese sono scomparse, altre centinaia di migliaia di realtà hanno contratto debiti per far fronte alla crisi e 300mila lavoratori hanno perduto il proprio impiego. Dopo un dicembre ed un inizio anno disastroso, la situazione sta degenerando velocemente.
“Siamo tutti consapevoli dell’importanza della figura del prossimo Presidente della Repubblica, tanto più in questo momento storico – sottolinea Lino Stoppani, presidente di Fipe-Confcommercio – ma i problemi di migliaia di imprese e di lavoratori non aspettano le elezioni al Quirinale. La lista delle urgenze è lunga, dalle criticità che vive il mondo della ristorazione, soprattutto nei centri storici, alle prolungate difficoltà delle aziende di catering e banqueting, ferme per la mancanza di eventi.
Dall’inattività delle mense, per il ricorso allo smart working, alle montagne russe che vive la ristorazione commerciale negli aeroporti e negli snodi turistici. Per non parlare delle discoteche, unica categoria ad essere ancora chiusa senza appello.
Tutte queste imprese sono in profondo rosso, stanno già facendo scelte di sopravvivenza, dall’aumento dei prezzi al taglio del personale: scelte dolorose a cui ci si rivolge non per guadagno o per spregiudicatezza ma solo per poter resistere. Come chiediamo ormai da giorni, bisogna intervenire subito, sostenendo queste imprese con la proroga della Cassa Integrazione Covid e delle moratorie bancarie oltre che con sostegni economici proporzionati agli ingenti danni subiti”.
“Non stiamo chiedendo aiuti a pioggia – continua Stoppani –, se il problema sono le risorse si selezioni l’accesso alla Cassa Integrazione, alle moratorie e agli altri incentivi sulla base della reale perdita di fatturato, ma è preoccupante registrare oggi la mancanza di attenzione rispetto a questi temi”.