ROMA – Riportiamo la nota di Aldo Mario Cursano, Vice Presidente Vicario di Fipe, in merito alla recente Ordinanza n. 15475 della Corte di Cassazione sezione Tributaria. La stessa che ha individuato i presupposti per qualificare l’attività di somministrazione da parte di un ente non lucrativo come non commerciale.
“Sono anni che aspettiamo. L’Ordinanza della Cassazione riconosce un principio sacrosanto. Per il quale ci siamo sempre battuti. Ovvero quello dello ‘stesso mercato stesse regole’. Una regola semplice, banale nella sua elementare comprensione; che tuttavia nella ristorazione non viene applicata.
Circoli privati vanno tassati
Fino ad oggi esistevano due piani. Ovvero quello di chi fa ristorazione rispettando tutte le normative fiscali e quello di chi, come alcuni circoli privati, culturali, sociali e ricreativi che agiscono in condizioni di “extraterritorialità”, sono esentati dalle leggi applicate per tutti gli altri operatori.
Questa ordinanza chiarisce così che le attività di somministrazione dietro pagamento di corrispettivi specifici, anche se rivolte esclusivamente ai soci, nulla hanno a che vedere con i fini istituzionali perseguiti da questi enti.
Pertanto, è logico quanto sostenuto dalla Cassazione, per cui agli enti non commerciali possono essere riconosciuti i vantaggi fiscali esclusivamente per le attività strumentali al raggiungimento dei propri fini istituzionali”.
Questa la posizione espressa da Aldo Mario Cursano
E’ stato lui che ha individuato i presupposti per qualificare l’attività di somministrazione da parte di un ente non lucrativo come non commerciale.
“Il nostro obiettivo non è penalizzare i circoli, ma tutelare i consumatori. Così da garantire una concorrenza leale nel settore, ed è giusto che chiunque voglia somministrare del cibo e delle bevande dietro compenso lo faccia nel rispetto degli stessi diritti e degli stessi doveri”, ha concluso Cursano.