ROMA – La Fipe sta verificando la costituzionalità dell’articolo 62 del decreto liberalizzazioni studiato per riequilibrare il rapporto tra grandi centrali di acquisto e produzione, perché andrebbe a privilegiare una categoria rispetto ad un’altra in termini di tutela del credito. Lo afferma, in una nota, la Federazione dei pubblici esercizi, spiegando infatti che, in base a questa norma che entrerà in vigore entro un mese, i negozi, normalmente organizzati in aziende a carattere familiare o di piccole dimensioni, in caso di ritardato pagamento rischiano sanzioni da 500 fino a 500mila euro.
Articolo 62: ci sono alcuni dubbi da chiarire
In pratica, qualsiasi bar con un incasso già penalizzato dagli effetti della crisi, fa notare la Fipe, potrebbe ritrovarsi a pagare multe salatissime, magari anche a qualche multinazionale produttrice di alimenti confezionati o bevande in caso di fatturazioni oltre i 30 giorni.
“Si tratta di gestire un problema reale – ha affermato Lino Stoppani, presidente Fipe-Confcommercio – che possono ampliare le difficoltà soprattutto delle piccole e medie imprese le quali avrebbero gradito invece maggiori deroghe al corretto principio di base e la gradualità delle sanzioni, introducendo un parametro quantitativo”.