TORINO – Un altro locale storico accusa il colpo della pandemia -e delle dovute misure di sicurezza per limitare il contagio – e stavolta è il turno dell’iconico caffè Fiorio di Torino, che non avrebbe bisogno di presentazioni, dato il suo ruolo all’interno del capoluogo piemontese nel corso del tempo. Sabato sarà l’ultimo giorno in cui la caffetteria con la sua caratteristica eleganza, resterà aperta ai suoi affezionati clienti. Ma non è una chiusura definitiva, almeno così non è stata annunciata, ma solo una pausa obbligatoria per restaurare un locale con diversi problemi strutturali. Leggiamo la notizia di Carlotta Rocci su torino.repubblica.it.
Sabato chiude Fiorio
“Non per sempre, sia chiaro”, specifica subito il titolare Nicola Cesaro. “Il tempo di fare alcuni lavori urgenti di manutenzione che non si potevano rimandare”. Tempi certi però non ce ne sono perché i lavori in via Po inizieranno subito ma non è facile sapere quando finiranno per la complessità dell’intervento. “Magari siamo fortunati e riapriamo tra un mese”, dice ancora il titolare che è anche il proprietario del Caffè Torino, altro locale con 200 anni di storia sulle spalle.
La sede storica del caffè nato nel 1780, ritrovo amato da alcuni dei più importanti protagonisti del Risorgimento italiano
Come Rattazzi, Cavour e D’Azeglio, ha bisogno di un restyling. Nella saletta Cavour l’intonaco del soffitto va sistemato perché comincia a cedere, i bagni vanno rifatti perché da tempo sono un tasto dolente di cui qualche cliente si è lamentato. E poi fa freddo nelle salette storiche il cui aspetto è stato mantenuto uguale ai due successivi restauri del 1845 e del 1850 quando il locale era stato ampliato aggiungendo una sala che comunica con il piano superiore. “L’impianto di riscaldamento ha dei problemi, i clienti si lamentano ed è necessario fare delle migliorie che non si possono rimandare”, dice Cesaro.
Ultimo nodo riguarda la cucina del Fiorio
Rimasta chiusa da quasi un anno un po’ per le serrate forzate della pandemia un po’ per i guai dei forni e dei fornelli che rendevano difficile il servizio. Fatto sta che che per lo storico caffè di via Po è la seconda chiusura in pochi mesi. La prima era scattata con il lockdown, quando il titolare aveva deciso di restare chiuso anche a maggio. Per il locale dei fratelli Fiorio, tra i più antichi di Torino, il black out era durato insomma otto mesi. Riaperto a metà giugno ma solo come caffetteria e pasticceria, il ristorante non si è più visto, un po’ per la difficoltà di gestire la situazione nel mezzo della pandemia ma soprattutto per i guai della cucina che questi lavori di ristrutturazione puntano a risolvere.
Non ci sono cartelli o comunicazioni che annunciano la nuova chiusura
Ma basta sedersi al tavolino e fare due chiacchiere per capire che l’umore del personale non è quello di sempre. La chiusura è temporanea come dicono ma segna comunque lo stop dal lavoro per i dipendenti del locale. Una parte di loro sono impiegati nel secondo locale con il marchio Fiorio, quello di piazza Castello ma è una situazione temporanea dettata dai contagi Covid che non hanno risparmiato nemmeno camerieri e baristi dello storico locale.
Quando i dipendenti “ufficiali” usciranno dalla quarantena, torneranno al loro posto. Qualcuno potrebbe essere impiegato, per le stesse ragioni, al caffè Torino ma al momento non sono ancora arrivate comunicazioni in merito. La speranza, dicono tutti, è che la chiusura duri il meno possibile.