domenica 22 Dicembre 2024
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LA SCOPERTA – I fiori attraggono le api con la caffeina

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MILANO – La caffeina non è una prerogativa esclusiva della pianta del caffè: era noto. Meno che alcuni vegetali utilizzassero proprio la caffeina per richiamare le api.

Questo perché l’uomo non è però l’unico essere vivente reattivo a questa sostanza che fornisce energia e concentrazione.

Api coffeelover

Una ricerca appena pubblicata su Science dimostra come le api vengano attratte dalla caffeina rilasciata dai fiori, che le spinge così all’impollinazione.

La ricerca, condotta dal team di Geraldine Wright per l’Università di Newcastle, ha voluto indagare i segreti dell’impollinazione; cercando di capire perché le api siano attratte più da alcune varietà di fiori che da altre e quali siano le caratteristiche che le spingono a una così operosa attività.

Si è così compreso come alcune piante rilascino degli odori simili al partner in fase di accoppiamento

Ma il dato emerso con più prepotenza è l’esistenza di vere e proprie droghe a cui le api sarebbero assuefatte . Di cui, ovviamente, il regno vegetale approfitta per assicurarsi la sopravvivenza.

Fra queste, il gruppo di lavoro ha scoperto una particolare predominanza della caffeina

I livelli di assunzione non sono tossici, anche perché le piante ne producono in quantità minime. Quindi nei prodotti delle api – il miele, fra tutti – è scarsamente rilevabile.

Eppure funziona come una vera e propria droga, per convincere gli insetti a saltellare da un fiore all’altro e trasportare il polline. Dopo aver analizzato diversi vegetali amati delle api, il team ha ricreato in laboratorio due bacini di approvvigionamento. Uno con acqua e zuccheri e l’altro con acqua, zuccheri e caffeina.

Le api, dimostrando così uno speciale effetto memoria, hanno marcato una netta preferenza alla caffeina

Con un tasso di 3 a 1 – e ad attrarle sarebbe principalmente l’odore. Sebbene non sia possibile studiare con esattezza l’effetto della caffeina sull’apparato nervoso delle api. Pare che la sostanza agisca sulle cellule Kenyon, deputate all’apprendimento e alla memoria.

La scoperta, di conseguenza, apre affascinanti scenari per capire come l’evoluzione delle specie animali possa essere stata influenzata. Non solo dalle necessità di sopravvivenza degli esseri viventi, ma anche dall’effetto di vere e proprie droghe assunte inconsapevolmente.

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