NIZZA MONFERRATO (Asti) – Lo zuccherificio Figli di Pinin Pero di Nizza Monferrato è una realtà ben consolidata, che esiste già dal 1890 e che poi si è affermata sul mercato trasformando la sua offerta in relazione alle nuove esigenze dei consumi sempre in evoluzione. L’azienda di famiglia è giunta alla sua quinta generazione, con alla guida il presidente e amministratore delegato Giuseppe Pero insieme alla nipote Maria Beatrice e il cugino Andrea. Abbiamo parlato con loro per comprendere quest’altro tassello
fondamentale del mondo dell’horeca e della torrefazione, con Maria Beatrice Pero, che ci ha fatto entrare nella dimensione Pinin Pero.
Ci racconta un po’ l’azienda Figli di Pinin Pero? Cosa è cambiato nel vostro settore dal lontano nel 1956 a oggi?
“L’attività commerciale vera e propria è in piedi già dalla fine dell’800 grazie all’intraprendenza di mio trisnonno. Dagli anni ‘70 in poi ci siamo specializzati sullo zucchero. Siamo stati tra i primi importatori di zuccheri grezzi di canna direttamente dai paesi di origine e siamo andati incontro alle esigenze del mercato. Siamo un’azienda familiare da sempre e attualmente siamo in 5 della famiglia a lavorare al suo interno.”
Siete alla quinta generazione di sole donne: che cosa significa?
“Siamo tutte donne sì. Devo dire che per me è stato difficile soprattutto all’inizio ritrovarmi in un ambiente gestito principalmente da uomini. Io poi mi occupo anche degli acquisti, che richiede di viaggiare molto e di confrontarsi quasi esclusivamente con uomini. A livello interno all’azienda non noto differenza di genere, è una pressione che ho riscontrato solo dall’esterno. Ora siamo coalizzate con le mie cugine e io sono la più anziana di tutte, ma facciamo un bel fronte comune.”
Cosa ci dice dello zucchero biologico di Figli di Pinin Pero?
“Lo zucchero biologico è un prodotto importante per noi e ha contribuito a chiudere il 2021 con un fatturato totale di 25 milioni. Il nostro prodotto di punta a partire dagli anni di ’80 sino a oggi resta lo zucchero grezzo. Siamo stati tra i primi in Italia ad esplorare questo settore che si è consolidato negli ultimi vent’anni. Attualmente lavoriamo con diverse origini e ricerchiamo sempre novità da proporre come il panela, zucchero integrale di canna , e lo zucchero di cocco, che deriva dalla disidratazione della linfa che nutre i fiori della palma.”
Cosa comporta commercializzare zucchero in un mercato che tende sempre più ad escludere questo prodotto, magari anche a favore di altri edulcoranti come quelli naturali o artificiali?
“Effettivamente Figli di Pinin Pero, così come l’intero settore, ha risentito molto della battaglia contro lo zucchero che è scoppiata negli ultimi anni e questo ci ha spinto a cercare soluzioni alternative come, ad esempio lo zucchero di cocco che ha un indice glicemico inferiore rispetto al tradizionale saccarosio. Cerchiamo di fornire prodotti nuovi per soddisfare le esigenze di chi vuole limitare lo zucchero. Gli zuccheri integrali sono una buona risposta a queste nuove richieste del mercato sempre alla ricerca di prodotti il più possibile naturali e poco lavorati.
Tempo fa avevamo individuato una selezione di zuccheri grezzi di canna sulla falsa riga dei caffè Gran Cru. Abbiamo scelto 6 origini di zuccheri grezzi di canna che si differenziavano per caratteristiche fisiche e nutrizionali e che restituivano sentori e aromi particolari da abbinare a determinate ricette. Questo accadeva già 15 anni fa.”
La dose dell’attuale bustina di zucchero è almeno doppia rispetto a quello che si usa nei bar e c’è un grande spreco. Non sarebbe il caso di ridurre il contenuto? Ci avete pensato?
“Ci è arrivata questa richiesta sia dai consumatori finali e sia dai torrefattori. Stiamo sgrammando la bustina di zucchero da un po’ di tempo ormai. Ma è un processo molto legato anche alla cultura, ai tempi, alla società: si pensi che nel nostro museo delle bustine raccogliamo i diversi modelli da tutto il mondo e questo aspetto è evidente. Ad esempio in Spagna, utilizzano ancora una bustina da 8 grammi perché bevono il caffè molto dolce.
La prima bustina che abbiamo confezionato in azienda era da 12 grammi. Adesso, stiamo da qualche anno diminuendo la grammatura delle bustine in base alla richiesta dei nostri clienti. la riduzione del contenuto in bustina è una tendenza iniziata qualche anno fa e che stiamo intercettando da allora.”
Che cosa rappresenta il Museo delle bustine di zucchero?
“E’ una realtà fondata all’inizio degli anni 2000 che si chiama Sug@R(T) Museum e che ogni anno, in periodo pre Covid, ospitava diverse mostre di artisti, chiamati ad utilizzare lo zucchero o la bustina come materiale creativo per le loro stesse opere. Abbiamo realizzato diverse esposizioni e alcune di queste opere sono ancora conservate nel nostro museo. In più, abbiamo degli archivi che raccontano la storia aziendale a partire dalla prima bustina, dalla prima macchina imbustatrice ecc. E non è tutto qui: nel museo si trovano anche le collezioni di bustine da vari paesi del mondo. È un po’ come fare un viaggio attraverso lo zucchero.”
Dal punto di vista produttivo, le attrezzature sono cambiate molto tecnologicamente?
“Ultimamente l’attenzione si è spostata sugli imballaggi: è richiesto utilizzare sempre meno plastica e quindi ci siamo adoperati per cercare dei materiali che fossero più ecosostenibili.”
Come sono andati e come stanno andando adesso gli affari che il fuori casa ha subito pesanti chiusure e limitazioni?
“Figli di Pinin Pero era già storicamente meno presente nella gdo rispetto che nell’horeca e quindi ha sofferto particolarmente le limitazioni che ha subito questo canale. Ancora il 2021 e l’inizio del 2022 sono stati più pesanti del 2020: anche dopo la ripresa e le riaperture, non si sono registrate le vendite degli anni precedenti. Si pensi anche solo allo smartworking e a come questo ha impedito la ripresa dei consumi regolari. Per fortuna siamo attivi in diversi settori oltre all’horeca come la gdo e il vending, e la piccola media industria dolciaria. Quindi ci siamo concentrati sugli altri mercati per superare questa fase di instabilità. “
E ora, cosa c’è nel futuro dello zucchero Figli di Pinin Pero?
“Quest’anno non è iniziato nel migliore dei modi. Vedo proprio a livello umano una depressione più diffusa. Magari prima c’era, ma eravamo ancora sconcertati dal cambiamento. Ora invece siamo abbattuti. Come azienda cercheremo certo di restare ricettivi rispetto alle richieste del mercato per capire dove si sta andando, seguendo sempre il consumatore e accontentandolo.”