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martedì 05 Novembre 2024
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La Ferrero non pagherebbe le giuste tasse in GB e adesso è nel mirino di una deputata laburista

Ferrero l'anno scorso ha versato solo 110mila sterline nelle casse dell'erario inglese. A fronte di 419 milioni di vendite di prodotti dolciari nel Paese. Come dite? Vi ricorda forse le storie di quei giganti della Silicon Valley che da noi macinano ricavi ma versano poco all'Agenzia delle Entrate? Forse perché è esattamente così…

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MILANO – Il colosso della Nutella del cioccolato e del tè è finito sotto l’occhio vigile di una deputata laburista in Gran Bretagna. Rachel Reeves ha deciso di portare avanti un’azione che potrebbe mettere in seria difficoltà la Ferrero, multinazionale dell’alimentare con sede ad Alba. Leggiamo la notizia da dagospia.it

Ferrero: la crema di nocciole va di traverso agli inglesi

Notizie che (incredibile!) non arrivano in Italia. Tre giorni fa la Ferrero nel Regno Unito è finita nel mirino di una deputata laburista, Rachel Reeves, che punta a essere rieletta presidente della commissione business della Camera dei Comuni, come racconta il Guardian in un lungo articolo che farà andare di traverso qualche nocciola dalle parti di Alba.

Nell’articolo si evidenzia come Giovanni Ferrero, erede di Michele e presidente del gruppo, ha riconosciuto a sé e alla famiglia 642 milioni di euro in dividendi (su 928 milioni di utili al 31 agosto 2019). Una delle cedole più ricche della storia europea.

Come mai questo dato societario diventa oggi una notizia calda Oltremanica?

Perché la Ferrero l’anno scorso ha versato solo 110mila sterline nelle casse dell’erario inglese. A fronte di 419 milioni di vendite di prodotti dolciari nel Paese. Come dite? Vi ricorda forse le storie di quei giganti della Silicon Valley che da noi macinano ricavi ma versano poco all’Agenzia delle Entrate? Forse perché è esattamente così…

L’uomo più ricco d’Italia (29 miliardi € di patrimonio) ha garantito alla famiglia oltre 2 miliardi di dividendi negli ultimi 10 anni, a fronte di un assegno da 500mila sterline (totali) al fisco inglese. Oltre alla Nutella, ai Rocher e agli altri brand globali, Ferrero possiede anche TicTac e il marchio inglese Thornton’s, due household names, nomi familiari per gli inglesi.

giovanni ferrero 4
GIOVANNI FERRERO 4

Secondo gli esperti fiscali contattati dal quotidiano inglese, Ferrero ha strutturato i suoi affari in modo ”complesso” per pagare meno tasse possibile, come d’altronde fanno tutte le multinazionali. Ecco il sistema adottato: l’anno scorso la divisione inglese ha pagato 334 milioni di sterline di ”costi di vendita” alla holding principale, che ha sede nel ”poco esoso (a livello fiscale) Lussemburgo.

In questo modo la società ha potuto registrare un utile pre-tax di soli 9,7 milioni di sterline, cosa che le ha permesso di versare solo 110mila £ in tasse.

Ferrero UK ha detto di aver perso così tanti soldi nel Regno Unito nel corso degli anni da aver messo da parte ”bonus fiscali” legati alle perdite registrate per un valore di 22,5 milioni di sterline, da scontare in caso di futuri profitti.

giovanni ferrero 3
GIOVANNI FERRERO 3

Robert Leach, un consulente fiscale, sostiene che ”Ferrero sposta gli utili all’estero per ridurre il suo carico fiscale inglese. Li porta in Lussemburgo e da lì al Principato di Monaco, dove non ci sono tasse”.

”I conti della divisione inglese mostrano come Ferrero non abbia raggiunto il break even per molti anni. Nessuna controllante si terrebbe una sussidiaria che registra perdite simili anno dopo anno. Il fatto che Ferrero invece lo faccia è a tutti gli effetti un’ammissione che sta esportando i suoi utili. In poche parole: stiamo davanti a cioccolata e nocciole incartate in un pacchetto carino. Non una produzione molto costosa. E allora chiederei alla compagnia: cosa vi costa 334 milioni di sterline? Perché continuate a vendere cioccolata nel Regno Unito, dove non fate utili?”.

Rachel Reeves, la deputata di cui parlavamo prima, sostiene che il governo deve intervenire per impedire a società come la Ferrero di usare ”stratagemmi fiscali opachi” per non versare la giusta quota di tasse

”Le regole per Ferrero e tutti gli altri dovrebbero essere semplici: le tasse si pagano dove si fa il fatturato. Se i soldi sono guadagnati nel Regno Unito, le imposte dovrebbero andare al Tesoro per finanziare quei servizi pubblici di cui le aziende godono. Il governo non può più stare con le mani in mano e deve fermare le aziende che evitano di versare il dovuto all’erario. In questo broken system i perdenti sono i contribuenti inglesi, mentre i vincitori sono le grandi aziende che ingrossano gli utili, i salari per i dirigenti e staccano dividendi in virtù di assai discutibili accorgimenti fiscali”.

Il dividendo è stato pagato all’ufficio della FEDESA, la cassaforte di famiglia con sede a Montecarlo, come riportato da Bloomberg. Una portavoce della società e della famiglia non ha voluto commentare con il Guardian il suo articolo.

Il Ferrero Group è posseduto interamente dalla famiglia Ferrero

Ma la società non rivela come siano distribuite le quote tra i membri. Giovanni Ferrero è il 27° uomo più ricco del mondo, ed è diventato presidente esecutivo nel 2017, dopo la morte del padre Michele nel 2015 e quella improvvisa del fratello, Pietro, che fino a quel momento era alla guida del gruppo.

Michele Ferrero era noto per fare il ”pendolare in elicottero” ogni giorno dalla sua villa a Montecarlo fino ad Alba, in Piemonte, dove ha sede la società.

Qui sotto potete leggere uno dei pochissimi articoli che ha riportato i conti del gruppo, da ”Milano Finanza” del 24 dicembre scorso, alla vigilia di Natale e alla vigilia di due giorni senza giornali in edicola

Si scopre così che sui 928 milioni di euro di utili, la holding lussemburghese ha pagato 22,3 milioni di euro in tasse. Cioè un miserrimo 2,4%. Diciamo che, per essere uno dei gruppi più famosi del Paese, posseduto dall’uomo più ricco d’Italia e che gode di una copertura mediatica clamorosa (vedi il caso dei Nutella Biscuits), il silenzio sui tax arrangements è piuttosto assordante.

Cosa c’è dietro? Sicuramente, il principio per cui ”ogni campione nazionale è bello a mamma sua”

Strepitiamo per i ricchi profitti di Amazon, in gran parte legati ai vantaggi di avere una holding lussemburghese (concorrenza sleale!), ma non fiatiamo quando lo stesso vantaggio viene sfruttato dalla Ferrero. Ci indigniamo se Trump minaccia dazi perché l’Europa vuole tassare correttamente i giganti della Silicon Valley. Puntando a tassare il business generato nei singoli Paesi e non gli utili che finiscono all’estero. Ma quando lo fa la Ferrero, dobbiamo aspettare l’incazzatura degli inglesi. Che ovviamente hanno i loro campioni nazionali nel settore dolciario e vogliono mettere i bastoni tra le ruote ai concorrenti stranieri.

Certo, non sempre è così, spesso per motivi politici o di ”tradizione”

Qualcuno c’è che fa le pulci agli Agnelli/Elkann quando portano la Fiat via da Torino e verso Londra, Amsterdam e Detroit. Fior di cronisti analizzano ogni pelucchio nei bilanci della famiglia Berlusconi da quasi 30 anni. E ultimamente leggiamo articoli quotidiani sul progetto Media for Europe che avrà base in Olanda (per motivi societari, manco fiscali).

Ma quando si tratta della royal family di Alba, la più ricca del Paese, eppure così invisibile, non si alza una voce. Forse perché grazie al loro lavoro di comunicazione, non ce la immaginiamo come una multinazionale arrembante che opera in 4 continenti e controlla 40 società.

Continuiamo a berci il mito fondativo della piccola azienda di provincia con tre generazioni di padroni illuminati che riconoscono asili nido ai dipendenti e preferiscono non apparire sui giornali. Sicuramente saranno illuminati, ma non dai fari dei media italiani. Ben irrorati dalla pubblicità del gruppo.

Dolce 2019 per i Ferrero

Da documenti consultati da MF-Milano Finanza emerge che la cassaforte lussemburghese della famiglia di Alba (la Ferrero International Sa) ha chiuso il bilancio al 31 agosto con utili per 928,5 milioni di euro. Dopo aver pagato tasse per 22,3 milioni (il 2,4% del risultato netto). Rispetto all’ esercizio precedente i profitti della holding che controlla il gruppo dolciario sono cresciuti del 26%.

Alla luce di questo risultato l’ assemblea dei soci di fine novembre ha approvato la distribuzione di dividendi per 642 milioni di euro

I restanti 287 milioni sono stati destinati alla riserva distribuibile dove già erano confluiti i 736 milioni di utile evidenziati dal bilancio 2017/2018. Di conseguenza il capitale della Ferrero Internatonal è salito a 3,7 miliardi. Mentre gli attivi totali della holding superano ormai gli 8 miliardi.

L’ assemblea ha anche rinnovato il mandato del cda, confermando Giovanni Ferrero nel ruolo di presidente esecutivo e Lapo Civiletti in quello di ad. Le responsabilità dei due manager si estendono su quattro continenti: la capogruppo controlla quasi 40 società che spaziano dall’ Italia allo Sri Lanka, dal Cile al Sudafrica.

Per sapere se e quanto sarà cresciuto il giro d’ affari di Ferrero nel 2019 bisognerà attendere il bilancio consolidato. Tuttavia, a giudicare dal balzo di oltre un quinto dell’ utile, è probabile che anche il fatturato del gruppo di Alba sia aumentato rispetto ai 10,8 miliardi realizzati nel 2018. Negli ultimi cinque anni, del resto, la società ha intrapreso un’ aggressiva campagna acquisti.

Da quando Giovanni, figlio del fondatore Michele, ha presto le redini di Ferrero, il gruppo ha speso almeno 5 miliardi per portare a termine in giro per il mondo nove acquisizioni

Ferrero è così diventato il terzo gruppo dolciario al mondo per ricavi dopo Mars e Mondelez. Con l’ obiettivo dichiarato dallo stesso Giovanni Ferrero di arrivare entro un decennio a 20 miliardi di fatturato. Probabile quindi che lo shopping possa proseguire nei prossimi anni. Occorrerà però tenere a bada il debito. La Ferrero International deve ai creditori 4,5 miliardi. Si tratta perlopiù di debiti con scadenza superiore ai 12 mesi, è vero, ma occorre anche rilevare che cinque anni fa questa voce era ferma a 2,5 miliardi.

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