lunedì 23 Dicembre 2024
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Ferrero a prova di Covid, svolta green, verso i 14 mld di fatturato aggregato

Il potenziale di un’ulteriore e rapida espansione è già in casa, visto che una buona fetta dello shopping svolto di recente non è ancora stata integrata nel perimetro della società in quanto è ancora sotto il cappello della holding, la cassaforte della dinastia che si fa carico in prima battuta delle acquisizioni. A integrazione eseguita, il fatturato stimato supererà i 14 miliardi di euro

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ALBA (Cuneo) – Dietro il nome Ferrero c’è bontà, made in Italy, qualità, successo: una storia lunga che si è sviluppata negli anni sempre all’insegna del successo anche fuori dai confini nazionali e che negli ultimi tempi ha assunto dimensioni importanti tra acquisizioni e investimenti che hanno raggiunto circa i 6 miliardi di euro. Leggiamo cosa è stato e soprattutto cosa sarà l’impero albese, dall’articolo di Daniela Polizzi su ilcorriere.it.

Ferrero non smette di crescere nel mondo

Una lunga stagione di crescita tra Europa e Stati Uniti, con 13 acquisizioni e investimenti stimati che hanno quasi toccato i sei miliardi di euro (7 miliardi di dollari) in meno di cinque anni. Impegni che hanno restituito un gruppo salito al secondo posto tra i produttori mondiali di biscotti dolci dopo Mondelez.

La svolta verde

Ma non è stata solo una questione di taglia per Ferrero. Attraverso le acquisizioni la multinazionale con radici ad Alba ha cambiato il profilo del business, passando da storico produttore di cioccolato confezionato — con la Nutella, i Ferrero Rocher e i Kinder —, a realtà del più grande settore dolciario, ampliando le categorie di prodotti anche a biscotti e gelati. Lo ha fatto anche in chiave sostenibile sul fronte degli approvvigionamenti di materie prime, della produzione, del packaging e della logistica, imponendo alle sue attività target rigorosi, con un insieme di azioni che ora culminano nella creazione di una nuova governance per la sostenibilità, fortemente voluta dal presidente Giovanni Ferrero e dal ceo Lapo Civiletti.

La governance verde Ferrero

La sintesi degli interventi è contenuta nel Bilancio di Sostenibilità 2020 — il dodicesimo nella sua storia, che verrà presentato oggi. È l’occasione per scattare la fotografia delle attività del gruppo, registrarne i traguardi e disegnare gli obiettivi. Ma anche per annunciare una novità rilevante per il gruppo: «Abbiamo rafforzato la nostra governance con la creazione di un Comitato operativo per la sostenibilità che estenderà la sua azione a tutto il gruppo, avvicinerà persone e attività, con l’obiettivo comune di disegnare la nuova agenda per il prossimo decennio», ha scritto Giovanni Ferrero nella presentazione del Rapporto 2020, anno che ha sancito la svolta green, un percorso verso uno sviluppo sostenibile, sociale ed ambientale. Un percorso che ora si completa con una struttura di coordinamento guidata da Mario Abreu.

Packaging al 100% riciclabile nel 2025

Una delle leve per raggiungere quei target sarà la tecnologia che oggi già consente un approvvigionamento «responsabile», per esempio del cacao, grazie alla partnership con Airbus e Sterling per mappare con i satelliti il comportamento dei fornitori anche in paesi lontani. Poi c’è il packaging che entro il 2025 diventerà al 100% riciclabile o compostabile.

La crescita viene dalle acquisizioni Ferreri

Ora si tratterà di estendere quegli obiettivi alle industrie acquisite negli ultimi tempi attraverso una cavalcata nell’m&a che ha portato il fatturato di Ferrero international a quota 12,3 miliardi di euro, in aumento del 7,8% rispetto al 2019, a fronte di una crescita organica, che sarebbe stata limitata all’1,5%. «Abbiamo ampliato l’ambito del nostro Report di sostenibilità per includere le nuove acquisizioni – da Thorntons nel Regno Unito a Fannie May all’attività dolciaria ex Nestlé negli Stati Uniti — e lavoriamo per estendere ulteriormente il nostro ambito nei prossimi anni alle società appena acquisite», spiega il ceo Civiletti.

Verso 14 miliardi di fatturato aggregato, secondo le stime

Il potenziale di un’ulteriore e rapida espansione è già in casa, visto che una buona fetta dello shopping svolto di recente non è ancora stata integrata nel perimetro della società in quanto è ancora sotto il cappello della holding, la cassaforte della dinastia che si fa carico in prima battuta delle acquisizioni. A integrazione eseguita, il fatturato stimato supererà i 14 miliardi di euro.

Lo shopping

Lo aveva detto Giovanni Ferrero nel 2015 quando aveva iniziato a tratteggiare l’azienda del futuro: «Ogni generazione deve esplorare nuove frontiere, e possibilmente portarsi oltre le colonne d’Ercole». Promessa mantenuta. Nello steso anno Ferrero comprò la britannica Thorntons, per 145 milioni di euro. Nel 2017 ha acquisito le americane Fannie May e Ferrara, la prima per 98 milioni di euro, la seconda per 1,1 miliardi.

Poi a gennaio 2018 è toccato alla divisione dolciaria americana venduta da Nestlé per quasi 2,4 miliardi di euro. Poi i biscotti Kellogg, sempre negli Usa. Sono proprio gli snack e i biscotti, Keebler, Famous Amos, Mother’s, Murray, Brownie Bakers e Stretch Island della Kellogg a portare in prima battuta Ferrero ad avere una posizione di peso nel dolce confezionato sui mercati globali. Rafforzata poi dall’acquisto di Delacre, Kelsen e Fox’s e, a giugno, dell’inglese Burton’s Biscuit che ha traghettato Ferrero alla seconda posizione mondiale nel mercato dei biscotti dolci. Le acquisizioni quindi come trampolino per il cambiamento, una trasformazione innestata poi nella capacità di innovazione che ha fatto nascere prodotti come i Nutella biscuits. Frutto anche dei centri di Ricerca e sviluppo in Italia, Lussemburgo, a New York e a Singapore.

Altri 18 stabilimenti

Un ragionamento simile è stato seguito con l’acquisto nel 2019 della Ice Cream Factory Comaker di Valencia, prima produttrice spagnola di gelati. Insomma, Ferrero in Spagna ha fatto altro shopping per acquisire know-how nei gelati e ampliare i prodotti commercializzati a marchio Rocher e Raffaello in Europa. Ma la campagna di crescita di questi anni ha anche cambiato la mappa del network produttivo.

In base al bilancio dello scorso esercizio, chiuso ad agosto 2020, gli stabilimenti nel perimetro di Ferrero sono 31. Ma, terminata l’integrazione in corso di attività come quella della britannica Burton’s Biscuit (acquisita poco più di un mese fa), se ne aggiungeranno altri 18 a livello mondiale. Poi, il cambiamento impresso dall’m&a ha fatto degli Stati Uniti il secondo mercato del gruppo. Sette mesi fa è arrivato anche l’acquisto in Gran Bretagna di Eat natural con i suoi snack salutistici. Un po’ il simbolo della svolta verde decisa ad Alba.

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