MILANO – Russia, India, Brasile e Sudafrica, ma anche l’est europeo e la Turchia. Sono queste le zone in cui la Ferrero, famosissima multinazionale piemontese specializzata nei prodotti dolciari, vuole ampliare la propria presenza. Perché l’azienda della Nutella sta guardando con tanta attenzione a tutti questi paesi emergenti?
Gli stabilimenti della Ferrero sparsi in tutto il mondo sono diciotto; ma ovviamente questo numero è destinato a crescere molto presto.
Paesi emergenti nel mirino della Ferrero
Il gruppo di Alba ha capito che i consumatori di questi mercati sono in attesa di prodotti tanto affermati. Non soltanto la già citata crema spalmabile alla nocciola, ma anche i cioccolatini Rocher e le caramelle Tic Tac, solo per citare alcuni esempi.
Eppure, ben tre quarti del fatturato Ferrero dipende da paesi stranieri, ma evidentemente non basta. Giovanni Ferrero, amministratore delegato del colosso dolciario, era stato profetico lo scorso anno.
La sua convinzione è che nel giro di cinque anni il 70% della crescita del settore sarà guidata dal continente asiatico, dai paesi latino americani, dall’Europa orientale e dalla Russia.
Ecco perché in due anni sono stati spesi ottocento milioni di euro solo per aumentare gli stabilimenti: il 25% di questa somma si riferisce agli impianti da costruire in Messico e in Turchia. Le due situazioni sono presto dette.
In effetti, la Ferrero ha fatto il suo ingresso in territorio messicano circa due decenni fa, ma ora è pronta a investire ben 190 milioni di dollari per una fabbrica a San José Iturbide Guanajuato (nella zona centrale del paese): in questo stabilimento lavoreranno cinquecento dipendenti, senza dimenticare i seicento della divisione commerciale.
Sarà qui che verranno confezionati e commercializzati prodotti celebri come Kinder Sorpresa, Kinder Delice, Kinder Cioccolato e l’immancabile Nutella. L’investimento turco sarà inferiore (90 milioni), ma non meno importante, più precisamente nella zona industriale di Manisa.