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venerdì 22 Novembre 2024
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FERRARA – Da Hotel 6 stelle in tv alla realtà: Andrea, cameriere Down che incanta i clienti

Ha iniziato a lavorare in un bar a Ferrara dopo che il proprietario ha visto la trasmissione di Rai3: “Ora chiedo agli altri commercianti di fare lo stesso, è importante dare a questi ragazzi un’opportunità”. La mamma: “Creare più occasioni di lavoro, le istituzioni ci devono sostenere

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FERRARA – Tra pochi giorni per Andrea sarà un giorno davvero importante: andrà in banca da solo a ritirare la sua busta paga. Da poco più di un mese ha iniziato, infatti, a lavorare nel bar di Nello. Ci va tutte le mattine dalle 9 alle 13, felice perché “tutti ormai vogliono bere solo il mio caffè”. Andrea è un ragazzo con sindrome di Down di 29 anni e prima di imparare a fare cappuccini e caffè, dietro il bancone di un bar, è stato inserito in tanti percorsi formativi che non hanno portato a vere e proprie occasioni di lavoro, finché non è arrivata questa possibilità di impiego nel bar Alesine di Ferrara.

Potere della tv, verrebbe da dire, perché l’idea di inserire nel suo locale questo lavoratore speciale è venuta a Nello Viscanti, romano trapiantato a Ferrara, grazie alla trasmissione di Rai 3 “Hotel 6 stelle”. “Guardando il programma sono rimasto colpito dal modo con cui questi ragazzi si applicano nel lavoro, dalla loro diligenza e dalla cura che mettono nello svolgere ogni singola mansione – racconta Viscanti -. E così ho pensato: perché non farlo nella vita reale? Ho chiamato subito l’Aipd e mi sono messo a disposizione, volevo dare anch’io un’opportunità di lavoro a uno di questi ragazzi”.

Nonostante la piena disponibilità del proprietario del locale, non è stato facile per Andrea cominciare il suo nuovo impiego: “la trafila burocratica è stata lunghissima – spiega ancora Nello – ma questo non ci ha fermati”. E così, tramite la provincia di Ferrara, che ha dato il suo contributo, l’associazione Lo specchio ha attivato per Andrea un tirocinio formativo retribuito presso il bar.

E anche se non è ancora un lavoro a tutti gli effetti, per Andrea è un grande passo avanti. “Prima era sempre il tutor a dirmi cosa fare, ora invece sono da solo e se sbaglio la responsabilità è mia – racconta –. Ho anche un cartellino da firmare e a fine mese vado in banca a ritirare lo stipendio. Questo lavoro mi piace tantissimo – aggiunge – perché posso stare in mezzo alla gente, i clienti sono tutti simpatici”. Nel suo bar Nello ha una clientela fissa, che ha subito apprezzato il nuovo cameriere: c’è chi scherza, chi lo reclama per un cappuccino, chi non passa giorno che non vada a salutarlo.“All’inizio non è stato semplicissimo, perché Andrea aveva le sue difficoltà – spiega il proprietario del locale – poi piano piano sta provando a fare tutto, ora prepara anche il set di aperitivi. Ha molta voglia di imparare e questa è una delle sue più grandi doti, insieme al suo ottimismo – aggiunge – Ogni mattina arriva e mi dice: ti auguro tanta felicità in questo giorno! Devo dire che più che insegnare io le cose a lui, mi sento arricchito dalla sua presenza”. L’obiettivo per Nello, che ha attivato nel suo bar un tirocinio in via sperimentale anche per un’altra ragazza down, Serena, è che l’iniziativa venga imitata dagli altri commercianti della zona. “Vorrei che capissero quanto è importante far lavorare questi ragazzi – spiega – se anche loro cominciano a mettersi a disposizione, potrebbe essere un traguardo importante per tutti. Intanto ho iniziato a convincere i miei parenti. E presto mio fratello a Roma prenderà un tirocinante con sindrome di Down nel suo negozio di parrucchiere alla Cecchignola”.

“Per noi è importantissimo che si creino occasioni di lavoro così per i nostri figli – spiega Maria Teresa Graziani, presidente dell’associazione Lo specchio e mamma di Andrea -. Come associazione di genitori, siamo nati proprio per rispondere ai problemi del dopo di noi. E il nostro obiettivo è realizzare percorsi di autonomia per i ragazzi. Troppo spesso, infatti, dopo la scuola c’è un periodo di buio nero, in cui i nostri figli non trovano collocazione, mentre per noi è importante costruire per loro progetti di lavoro e di vita – aggiunge –. Non si possono tenere continuamente all’interno di laboratori protetti, ma è importante che possano stare in mezzo alla gente, per confrontarsi con gli altri e con i loro limiti,per sbagliare e imparare dai propri errori come tutti. Quello che vorremmo è che a fronte di una disponibilità sempre maggiore delle persone, ci fosse anche maggiore semplificazione delle procedure burocratiche e un sostegno delle istituzioni”.

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