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Ferran Adrià: “La rivoluzione culturale si chiama educazione alimentare”

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MILANO – All’interno de La Nuvola Lavazza, quartier generale dell’azienda, sono stati riuniti i nomi che attualmente influenzano l’opinione pubblica. Insieme per festeggiare il primo anno della struttura industriale e gastronomica dell’azienda di Torino durante la kermesse Legend 19. Tra i grandi personaggi che hanno partecipato attivamente alle tre giornate di celebrazione suddivisi in “The Brand”, “The People” e “The Place”, anche Ferran Adrià. Ecco tutti i particolari dall’articolo di Licia Granello su repubblica.it

Adrià e tanti altri dentro La Nuvola

Un anno, il tempo necessario per cominciare a camminare sulle proprie gambe. Marco – il braccio imprenditoriale – e Giuseppe – l’anima visionaria -, hanno trasportato l’impresa di famiglia nel terzo millennio. Allungando le radici nel terreno della città-madre e allargando i confini dell’ambito lavorativo. Perché produrre e vendere caffè non fosse più un semplice business. Ma una piattaforma di progettualità e responsabilità etico-ambientale.

A raccontare e raccontarsi intorno ai temi dell’evento ecco chi si è alternato sul palco della Nuvola

Come la Ceo di Ferragamo e il creatore di Satispay, il direttore creativo di Swatch e il fondatore di Talent Garden; la curatrice del museo Kartell e il vice presidente di Olivetti. Su su fino all’astronauta Paolo Nespoli e a Ferran Adrià.

ADrià, il cuoco più creativo e innovativo dell’era moderna

Il quale è stato stuzzicato sull’innovazione nella ristorazione da Riccardo Luna, ex direttore di Wired oggi all’Agi. “L’innovazione dovrebbe far parte di qualsiasi impresa, e invece è cosa per pochi. In Spagna l’80% del Pil è fatto da piccole e medie imprese, ristoranti inclusi.

Il giorno che tutte ingloberanno il concetto di innovazione, sarà fantastico!”

Adrià: Innovazione significa arte e scienza

“Per fare innovazione, ci deve essere sempre un artista, che dia visione, e una parte scientifica, che supporti la creazione”. Un dialogo rapidamente virato in monologo, originale e travolgente. Dove il concetto stesso di cucina è stato liberamente compresso e dilatato.

“perché se parliamo di stampanti 3D o di piatti vegani bisogna mettersi d’accordo con le parole. Come cuoco, io i cibi li voglio vedere, voglio toccarli; avere una percezione diretta. E voglio che quello che mangio sia coerente con il nome che porta. Un hamburger è un hamburger. Buono o cattivo, ma è quello.  Se cuocio una melanzana, la taglio finemente, la condisco con la soia e altre proteine vegetali, sono autorizzato a definirlo un hamburger vegetale? Io dico proprio di no. ”.

Eppure, gli fanno notare, la società Beyond The Meat, quella degli hamburger vegani, è già quotata in Borsa

Risponde Adrià. “Gli Stati Uniti sono quaranta volte più ricchi e più popolati della Spagna. Una startup che lì raggiunge facilmente un milione di persone, da noi arriverà a 25.000 utenti. Mentre in Italia forse a 50.000. Personalmente, non investirei i miei soldi in quel tipo di imprese, ma forse mi sbaglio”.

Altra frontiera, quella della cultura culinaria

“Alzi la mano chi in questa sala ha la patente per cucinare. Nessuno? Peccato… E’ un’attività in cui investiamo il 40% del nostro tempo libero e che incide tanto sulla nostra salute, eppure non ne sappiamo niente. Ma nei prossimi trent’anni cambierà tutto, il futuro del cibo verrà stabilmente associato alla salute.

Non basta parlare di naturale, pensando che sia sinonimo di sano. Che vuol dire naturale? Andate nel bosco, mangiate le erbe e i funghi che ci trovate. Sono naturali, ma rischiate di morirci! Bisogna studiare. E cominciare a farlo da piccoli. Una rivoluzione culturale che si chiama educazione alimentare”.

Adrià, intanto, si occupa degli adulti

“Oltre alla fondazione che sta lavorando per codificare la storia e la cultura mondiale della cucina, stiamo mettendo a punto un nuovo spazio dove investigheremo, rifletteremo e sperimenteremo. Gli invitati avranno una settimana davanti a sé solo per pensare. Quanti di voi possono permettersi di dedicare una settimana solo al pensiero? Anche questa è innovazione”.

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