MILANO – Gisela Illescas è una campesina messicana, agroecologa e “femminista comunitaria”, è la coordinatrice del marchio di “caffè femminista” Café Femcafé- Femcafe di cui abbiamo già parlato qui. Siamo riusciti a raggiungerla a Veracruz, dove la cooperativa trova la sua sede, per parlare meglio con lei e capire in cosa consiste la sua attività a sostegno delle coltivatrici locali. Un prezzo adeguato, delle condizioni di vita e di lavoro dignitose, un ruolo all’interno dell’azienda slegato dalla questione di genere. Un’utopia? No: esiste ed è produttiva.
Femcafé si definisce come un caffè femminista: cosa significa?
“Significa che riconosce i divari di disuguaglianza vissuti dalle donne rurali, soprattutto in termini di accesso alla terra, che ha portato a una minore partecipazione agli spazi decisionali, ad un minore possibilità di fare formazione, una maggiore insicurezza alimentare e ad un limitato utilizzo dei mezzi di produzione. Posizionare il nostro caffè come femminista significa mettere le donne e i giovani al centro, riconoscere l’importanza del lavoro di cura, dare loro l’opportunità di avere voce in capitolo nel reddito derivante dalla vendita del caffè e anche creare spazi per la cura di sé e il rafforzamento della leadership giovanile.”
Come e quando è nata?
“Femcafé è nata l’8 marzo 2015 nella regione delle Grandi Montagne di Veracruz, in Messico, dopo un processo organizzativo di 24 anni, dalla necessità di rendere visibile e valorizzare il contributo delle donne nella coltivazione del caffè. Riconoscere tutte le donne invisibili che per molti anni non hanno avuto voce e che, attraverso un marchio, anche se non sono le proprietarie, possono avere un reddito dalla vendita di una percentuale del raccolto, con l’accordo all’interno delle loro famiglie.”
Quali erano i ruoli tipici delle donne nelle fattorie messicane prima che nascesse Femcafé?
“Partecipano a tutto il ciclo produttivo, nell’elaborazione dei semenzai, nell’innesto, nei vivai e nel raccolto, ma quando si trattava di vendere, gli incaricati della gestione del denaro proveniente dalla vendita del caffè erano gli uomini, perché erano i proprietari della terra. Ora continuano a collaborare nelle attività, ma una parte del raccolto viene venduto direttamente dalle donne e ricevono il denaro della vendita e prendono decisioni sul suo utilizzo.”
E ora, quale carriera possono sviluppare le mogli degli agricoltori?
“Ora le donne sono direttrici nella cooperativa e guidano tutte le attività dell’organizzazione, abbiamo un mastro torrefattore che coordina più donne per tutta la lavorazione dei chicchi, e le nuove generazioni stanno imparando le tecniche del barista.”
Femcafé gioca anche un ruolo importante nel prezzo del caffè: come siete riusciti a ottenere il giusto tasso per i contadini?
“Il nostro prezzo è destinato a coprire una parte delle necessità delle famiglie, circa il 40%, un’altra percentuale è poi coperta dalla vendita di altri prodotti come articoli di erboristeria, artigianato o per il turismo. Abbiamo dovuto riconoscere che il contadino rappresenta una pluralità di attività, che non dobbiamo dipendere solo dal caffè, ma che dobbiamo generare altri redditi, soprattutto la produzione alimentare.”
Potrebbe parlarci della vostra produzione, quale caffè coltivate e qual è il vostro principale paese di esportazione?
“Il caffè che produciamo è agroecologico, cioè prodotto all’ombra e in armonia con la madre terra, prendendosi cura dell’acqua, del suolo, della biodiversità, delle api, delle famiglie e delle comunità. Il caffè che produciamo è 100% Arabica, e attualmente esportiamo caffè verde negli Stati Uniti e in Germania. E vendiamo caffè tostato e macinato in Messico.”
Quante aziende agricole ha Femcafé oggi?
“Attualmente sono coinvolte 151 famiglie, su 318 piccoli appezzamenti di terreno.
Dove possiamo trovare e comprare il caffè Femcafé?
“In Germania su questo link, negli USA qui e in Messico cliccando qua.”
Quali sono i principali obiettivi che avete raggiunto dalla vostra fondazione e quali sono i prossimi capitoli per Femcafé?
“Siamo riusciti ad avere un nostro marchio, abbiamo migliorato la nostra qualità e ora produciamo specialty; abbiamo migliorato il reddito delle donne (aumentandolo del 40%) e questo ha generato un empowerment delle donne. Ci siamo resi conto che quando si hanno soldi a disposizione si genera una maggiore fiducia, considerando che abbiamo sempre vissuto in povertà ed emarginazione.
Stiamo anche imparando come gestire un’impresa da una prospettiva femminista, come avere orari di lavoro limitati; abbiamo compreso e fatto comprendere agli uomini che devono esser corresponsabili. Abbiamo ottenuto che i fondi siano disponibili per nuove iniziative per le donne e i giovani e che nelle azioni sviluppate dalla cooperativa.”
I prossimi capitoli su cui stiamo lavorando è l’apertura del primo caffè che sarà gestito da giovani, stiamo anche lavorando sul recupero delle conoscenze di cucina tradizionale per rafforzare la nostra identità alimentare e sostenere il programma turistico e continuare a lavorare sui temi dell’autocura e della vendita online, abbiamo molte sfide, come la mancanza di denaro per la raccolta del caffè, non abbiamo ancora un terreno nostro per il magazzino o gli uffici, e abbiamo solo un computer, ma siamo uniti dal desiderio di avere una vita che valga la pena vivere in questo contesto rurale.”
Il video di presentazione di Femcafé