lunedì 23 Dicembre 2024
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Fatica, il giovane scultore di Oratino che tramuta in visi i chicchi di arabica

L'artista: “Dopo aver realizzato diverse sculture sull’anguria, le patate, le zucche, i formaggi, e sul tartufo per un azienda molisana, nel 2018, mentre ero al ristorante e stavo facendo un caffè ad un cliente, guardando la macinatura, mi è venuta l‘idea di provare a scolpire su questo piccolo prodotto. Prendo una manciata di chicchi di caffè, li metto in tasca e vado a casa"

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ORATINO (Campobasso) – L’arte del chicco influenza le mani di uno scultore di Oratino, che ha iniziato a cesellare con la precisione di un chirurgo dei volti sul grano tostato. C’è chi usa la bevanda come pittura e chi invece trova ispirazione ancora più all’origine della tazzina. Leggiamo la storia di Valeriano Fatica dall’intervista di Luciana Iamartino su cblive.it.

Fatica, tra le mani l’arte del chicco

Uno scalpellino, un artista di Oratino che crea le sue spettacolari opere anche su prodotti deperibili.

Valeriano Fatica, un giovane oratinese di appena trentadue anni che ha trasformato la sua passione artistica in un vero e proprio mestiere. Passione insita nei suoi geni, infatti il padre Edmondo Fatica, è un importante scalpellino e pittore di Oratino.

“Nato nel 1935, da una famiglia di contadini, mio padre è stato sempre un tipo particolare, non voleva lavorare la terra, voleva girare il mondo, conoscere svariate culture, gli piaceva l’arte e la sua passione era dipingere quadri. Ostacolato dalla sua famiglia, decise di fuggire via dalla realtà paesane, rifugiandosi all’età di 17 anni a Roma perché per mio nonno era importante il lavoro nei campi e non lo studio. Ha vissuto per circa 5 mesi sotto i ponti, poi si è fatto conoscere nella capitale riuscendo a lavorare anche con il Vaticano.

Trasferitosi successivamente in Germania, ha realizzato diversi lavori e mostre di pittura e scultura. Agli inizi degli anni sessanta sbarca in America. Nei 4 anni di permanenza negli Stati Uniti, presta la sua opera per diverse ditte e privati riscuotendo notevole successo e ottenendo molti riconoscimenti internazionali.

Ritorna ad Oratino a seguito di un telegramma che citava alcune semplici parole: “Urge la tua presenza ad Oratino”.

Erano gli anni sessanta – ci racconta Valeriano Fatica – mio padre preoccupato, si imbarca sulla prima nave disponibile e rientra ad Oratino. Gli viene comunicato che la cittadinanza ha bisogno di una guida a capo del paese. Gli viene proposta la candidatura a Sindaco. Dopo un po’ di titubanza e ancora incredulo, accetta la carica a Sindaco per il bene del Paese. All’epoca non vi era una retribuzione per ricoprire tale carica, quindi tutto ciò che era riuscito a risparmiare negli anni trascorsi all’estero, vennero investiti per la promozione del territorio.

Ha svolto due mandati come Sindaco dando notevole risalto alla cultura oratinese e alla sistemazione dei beni pubblici. Finito il suo mandato da Sindaco, decide di costruire la prima discoteca molisana proprio ad Oratino che risultava essere anche la prima discoteca con ristorante annesso in tutta Italia, “la Roccia”, nata nel 1976. Questo locale ora è stato adibito a Galleria d’Arte dove sono esposti tutti i lavori della famiglia Fatica, tele, sculture su pietra, marmo e legno bruciato. All’interno vi è anche un clavicembalo e un pianoforte di Giusi Fatica,insegnante, diplomata al conservatorio di Campobasso”.

Fatica si è diplomato presso il liceo artistico di Campobasso, poi ha frequentato l’Accademia delle Belle Arti a Roma

Abbandonandola dopo due anni perché non si sentiva realizzato. Da piccolo ha iniziato a disegnare e a scuola era l’unica materia in cui andava bene. All’età di 11 anni restava chiuso in casa, isolandosi dal mondo esterno continuando a disegnare per dare valenza alla sua vena artistica.

Il fratello, Marino, eccelleva in tutte le materie, anche nel disegno. Infatti all’età di 4 anni il padre gli organizzò la prima mostra di pittura, dipinti astratti ad acquerello che riscuotevano notevole interesse. Sentendosi sempre inferiore al fratello, decise di approfondire la sua passione, quella in cui sapeva di essere bravo, dedicandosi ad essa completamente.

Nel 2016 ha iniziato a lavorare nella cucina del ristorante di famiglia. Qui inizia ad intagliare la frutta, gli ortaggi, i tuberi e i formaggi. La prima scultura l’ha realizzata su un anguria con strumenti non adatti, semplici coltelli da cucina. Notando che tali lavori sui prodotti commestibili venivano molto apprezzati e richiesti dai clienti per arricchire i menù delle cerimonie, ha perfezionato la sua tecnica di lavoro, iniziando ad adoperare strumenti di precisione. Il bisturi, è stato lo strumento che ha dato la possibilità di creare ad arte piccole e grandi sculture commestibili.

Come sei riuscito a far sì che questa tua passione divenisse un vero e proprio lavoro?

“Ho iniziato a pubblicizzare queste sculture realizzate sugli alimenti, tramite la rete internet per farmi conoscere e sono arrivate le prime soddisfazioni. La prima chiamata è partita dall’America: ho iniziato a fare alcuni lavori e le chiamate sono arrivate a cascata. Poi ho deciso di specializzarmi in lavori più minuziosi, ho iniziato ad intagliare chicchi di caffè ed è arrivata la chiamata di una importantissima multi nazionale tedesca che produce caffè per uno spot pubblicitario. Ho scolpito i volti dei 3 soci su i chicchi di caffè”.

L’ispirazione di scolpire chicchi di caffè, da cosa è nata?

“Dopo aver realizzato diverse sculture sull’anguria, le patate, le zucche, i formaggi, e sul tartufo per un azienda molisana, nel 2018, mentre ero al ristorante e stavo facendo un caffè ad un cliente, guardando la macinatura, mi è venuta l‘idea di provare a scolpire su questo piccolo prodotto. Prendo una manciata di chicchi di caffè, li metto in tasca e vado a casa. Ero in trepidazione, poggio sulla scrivania i chicchi di caffè, accendo la lampada e con un piccolo coltellino inizio ad incidere e mi rendo conto che era fattibile la lavorazione. Ho pensato, se riesco in questo, riuscirò a lavorare per molte aziende di caffè, perché è la bevanda di maggior consumo nel mondo. Il lavoro è stato laborioso e meticoloso. Mi sono avvalso dell’utilizzo di una lente di ingrandimento, ho comprato un microscopio con telecamera per registrare e lavorare contemporaneamente. Il video veniva bene, la lavorazione si vedeva e il chicco non essendo deperibile come la frutta, poteva essere commercializzato con più facilità. Ho pubblicato il video su internet e a gennaio, dopo due anni di lavoro, un’ azienda tedesca mi contatta per pubblicizzare una famosa ditta di caffè. Ho iniziato a fare i ritratti su tre chicchi di caffè, il volto del titolare e 2 degli toast maker, coloro che scelgono la tostatura e il tipo di caffè. Fra qualche mese vedremo la campagna pubblicitaria, non in Italia ma all’estero. Questo è stato il lavoro più importante, più accattivante che ho fin ora realizzato.

Ho lavorato per una ditta giapponese , per la Disneyland, per un programma televisivo spagnolo con Javier Barden, marito della nota attrice Penelope Cruz, come ospite speciale realizzando in studio tre sculture sull’anguria, ma non è stato così eccitante come il progetto del caffè.

Il mio obiettivo è stato quello di far capire alla famiglia, quanto fosse importante la mia cocciutaggine e la mia opera; riuscire in un mestiere dove nessuno avrebbe speso un soldo ed essere invece riconosciuto e apprezzato come artista”.

Quale messaggio vuoi lasciare ai giovani artisti? “Grazie a questa nuova attività lavorativa, frutto solo del mio ingegno,riesco a vivere dignitosamente. Purtroppo a seguito di questa pandemia che ci affligge da marzo 2020, siamo stati costretti a chiudere temporaneamente si spera, la nostra attività ristorativa. Tutto questo deve essere di esempio per coloro che attualmente si trovano in difficoltà economica, bisogna avere fiducia in se stessi, non abbattersi di fronte alle difficoltà della vita e credere nelle proprie capacità. Continuerò nella mia opera artistica perché ci credo e perché mi sento realizzato e soddisfatto anche se sono sempre in continua evoluzione”.

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