MILANO – Fase 2 e ripartenza: che cosa significa esattamente quando ci si riferisce al settore dei pubblici esercizi? Una boccata d’ossigeno, dopo il lungo periodo di lockdown che ha affossato gli imprenditori, che va ad alleviare le attività. Si alzano le serrande e si procede con il servizio: delivery e take away sono le modalità della ripresa. Leggiamo come si traduce nella realtà di fatti, dal sito liberta.it del quotidiano di Piacenza La Libertà.
Fase 2: quanto costa ai pubblici esercizi
“Oggi poche attività hanno cominciato la vendita d’asporto, qualcuno aspetta di capire che aria tira tra la gente”. È il primo bilancio di Cristian Lertora, presidente provinciale di Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) di Piacenza, sulla cosiddetta “fase 2” vissuta da bar e ristoranti del territorio piacentino.
“Il take away comporta qualche costo in più per l’acquisto di bicchieri e confezioni ad hoc, ma di certo rappresenta una boccata d’ossigeno per risanare i debiti maturati in questo lungo periodo di stop assoluto”.
Bar, pub, ristoranti, gelaterie e pasticcerie restano chiusi fino al primo giugno
Oltre alle consegne a domicilio, però, a partire dal 4 maggio i pubblici esercizi possono vendere d’asporto (ad esempio friggitorie e pizzerie al taglio) con regole chiare: si prenota il cibo e le bevande al telefono o online, si prende un appuntamento per il ritiro, l’esercente fa entrare un solo cliente alla volta (solo per il pagamento), è rigorosamente vietato consumare i prodotti nei locali ed è consentita la consegna direttamente al veicolo.
Ma il 4 maggio è iniziata la Fase 2
“L’avvio è partito in sordina – commenta Gianmarco Ferrari del bar tabaccheria Rewind di via Boselli – abbiamo servito alcuni clienti con brioche nei sacchetti di carta e caffè versati in bicchierini monouso”. Anche la pasticceria Dante ha iniziato a vendere d’asporto le torte artigianali e i cabaret di pasticcini: “La gente ha ancora paura a uscire di casa – spiega la titolare Paola Barba – infatti molti piacentini ci hanno chiesto di portare i prodotti a domicilio, nonostante la possibilità di ritirarli sul posto”.
Vincenzo Licari, responsabile dell’Enoteca del Corso e della gelateria La Romana, è ottimista: “Sono fiducioso, le persone hanno voglia di fare due passi e acquistare una vaschetta di gelato in loco, ovviamente su prenotazione. Come attività, purtroppo, non abbiamo indicazioni precise sulle procedure più adatte per regolare il take away”.