Presentati i risultati del Progetto “Biocircularcities”, finanziato dal Bio-based Industries Joint Undertaking (JU) nell’ambito del programma di Ricerca e Innovazione dell’Unione Europea Horizon 2020 al fine di accelerare la transizione verso la bioeconomia circolare. Protagoniste Napoli, Barcellona e Pazardzhik, in Bulgaria. Lo studio di Napoli ha evidenziato, in particolare, che gli scarti del caffè possono essere valorizzati come ingredienti funzionali, farina per pane e prodotti da forno, con vantaggi economici e ambientali. Leggiamo di seguito parte dell’articolo pubblicato sul portale Metronapoli.
Lo studio sostenibili sugli scarti del caffè
NAPOLI – Produrre ingredienti funzionali, come la farina per pane e prodotti da forno dagli scarti della tostatura dei chicchi di caffè, risparmiando, solo nell’area metropolitana di Napoli, ben 170 tonnellate di Co2‚ equivalenti l’anno, è possibile. È questo il risultato dello studio sperimentale effettuato nell’ambito del Progetto “Biocircularcities” dalla Città Metropolitana e dai suoi partner che è stato presentato questa mattina nel corso dell’evento di chiusura del Progetto, tenutosi nella Sala “Mariella Cirillo” di Palazzo Matteotti.
Economia biocircolare nelle città, il Progetto UE
Il progetto Biocircularcities, finanziato dal Bio-based Industries Joint Undertaking (JU) nell’ambito del programma di Ricerca e Innovazione dell’Unione Europea Horizon 2020 al fine di accelerare la transizione verso la bioeconomia circolare, ha analizzato diversi modelli per la gestione dei rifiuti organici sia dal punto di vista economico che ambientale.
Tre sono state le aree pilota oggetto di analisi, ognuna focalizzata su una specifica catena del valore: gli scarti organici agro-industriali nella Città Metropolitana di Napoli, in particolare delle industrie di caffè, la frazione organica dei rifiuti solidi urbani nell’Area Metropolitana di Barcellona in Spagna e i rifiuti organici del settore forestale nella Provincia di Pazardzhik, in Bulgaria.
Dopo una prima analisi dell’attuale gestione dei rifiuti organici nelle tre aree pilota, i partner di progetto hanno identificato e analizzato opportunità e ostacoli relativi alle diverse buone pratiche di bioeconomia circolare, al fine di individuare le più adatte da implementare a livello locale e in analoghi contesti europei.
Il risultato è stato che, anche se la raccolta differenziata dei rifiuti organici e di altri rifiuti è stata attivata nella maggior parte dei paesi dell’Unione Europea, la quantità e la qualità dei rifiuti raccolti possono ancora essere migliorate per ottimizzarne il recupero.
Il caso Napoli: farina alimentare dalla silverskin, la pellicola dei chicchi di caffè
Per quel che riguarda Napoli, in particolare, è stato effettuato uno studio pilota per valutare le prestazioni economiche e ambientali della filiera di smaltimento della silverskin (la pellicola argentea che fa da sottile rivestimento al seme del caffè, ricoprendone e proteggendone lo strato esterno: una materia molto soffice, che corrisponde fino al 2% del peso totale del chicco), valutando anche scenari alternativi a quello tradizionale, allo scopo di individuare le soluzioni più sostenibili.
Lo studio ha evidenziato che la silverskin può essere valorizzata come ingrediente funzionale, come farina per pane e prodotti da forno, con vantaggi economici e ambientali per tutti gli attori della filiera. La valorizzazione, come ingrediente funzionale, di 700 tonnellate di silverskin prodotte annualmente dalle aziende di torrefazione del caffè nell’area metropolitana di Napoli, consente un risparmio approssimativo 170 tonnellate di Co2 equivalenti rispetto allo scenario tradizionale.
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