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venerdì 22 Novembre 2024
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Fao: “La parità di genere nell’agroalimentare vale 1.000 milardi di dollari”

Lo studio: "I sistemi agroalimentari rappresentano una fonte di sussistenza più importante per le donne che per gli uomini. Per esempio, nell’Africa subsahariana, il 66% delle donne è occupato in questo settore rispetto al 60% degli uomini, mentre nell’Asia meridionale, la stragrande maggioranza delle donne che lavora è impiegata nei sistemi agroalimentari (il 71% delle donne, rispetto al 47% degli uomini), benché tra le fila dei braccianti prevalgano gli uomini"

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Il rapporto dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), intitolato The status of women in agrifood systems sottolinea che, “a livello mondiale, i sistemi agroalimentari danno lavoro al 36% delle donne lavoratrici e al 38% degli uomini lavoratori: nonostante ciò, i ruoli delle donne tendono a essere considerati marginali”. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale adnkronos.

La parità di genere nell’agroalimentare

MILANO – “Se si riuscisse a colmare il divario di genere nella produttività agricola e il divario retributivo tra uomini e donne nel settore agricolo, il prodotto interno lordo, a livello mondiale, aumenterebbe di quasi 1.000 miliardi di dollari, riducendo di 45 milioni il numero di persone afflitte dall’insicurezza alimentare”.

E’ quanto emerge da un nuovo rapporto dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), intitolato ‘The status of women in agrifood systems‘ (La condizione delle donne nei sistemi agroalimentari), secondo il quale la “lotta alle disuguaglianze di genere nei sistemi agroalimentari e la promozione dell’emancipazione delle donne contribuiscono a ridurre la fame, aiutano l’economia e rafforzano la resilienza a shock quali i cambiamenti climatici e la pandemia Covid-19”.

Il rapporto sottolinea che, “a livello mondiale, i sistemi agroalimentari danno lavoro al 36% delle donne lavoratrici e al 38% degli uomini lavoratori: nonostante ciò, i ruoli delle donne tendono a essere considerati marginali e le loro condizioni lavorative sono verosimilmente peggiori rispetto a quelle degli uomini; le donne, cioè, tendono ad avere un impiego irregolare, informale, a tempo parziale, poco qualificato o ad alta intensità di lavoro”.

“Analogo il quadro delle donne con occupazioni salariali all’interno del settore agricolo – rivela il report – che guadagnano 82 centesimi per ogni dollaro corrisposto a un uomo. Le donne, inoltre, hanno meno sicurezza sulla proprietà e il controllo della terra, godono di un accesso al credito e alla formazione più limitato e devono lavorare con tecnologie progettate per gli uomini. Al di là degli aspetti discriminatori, tali disuguaglianze creano un divario di genere del 24% a livello di produttività tra uomini e donne impiegati in aziende agricole di pari dimensioni”.

Lo studio evidenzia, in particolare, che in molti paesi, “i sistemi agroalimentari rappresentano una fonte di sussistenza più importante per le donne che per gli uomini. Per esempio, nell’Africa subsahariana, il 66% delle donne è occupato in questo settore rispetto al 60% degli uomini, mentre nell’Asia meridionale, la stragrande maggioranza delle donne che lavora è impiegata nei sistemi agroalimentari (il 71% delle donne, rispetto al 47% degli uomini), benché tra le fila dei braccianti prevalgano gli uomini”.

“Se riusciremo a rimuovere le disuguaglianze di genere nei sistemi agroalimentari e a favorire l’emancipazione femminile, il mondo farà passi da gigante verso il conseguimento degli obiettivi della lotta alla povertà e della creazione di un mondo libero dalla fame”, scrive il direttore generale della Fao, QU Dongyu, nella prefazione al rapporto.

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