MILANO – A Casa Emergency, in via Santa Croce 19 a Milano, la presentazione del bilancio sociale Fairtraide e delle cifre annuali relative alle vendite nel 2023. Un programma fitto di tre ore, dove diversi interlocutori si sono succeduti ciascuno portando il proprio contributo a delineare un panorama in movimento – lo scorso anno gli italiani hanno speso 500 milioni di euro in prodotti contenenti almeno un ingrediente certificato Fairtrade – che tuttavia si è dovuto confrontare con l’inflazione, le nuove direttive europee, esigenze di mercato, senza smettere mai di andare avanti nonostante alcune criticità.
Anticipiamo già rispetto alla scaletta degli interventi, alcuni dati interessanti sui volumi di cacao, caffè e zucchero di canna: per quanto riguarda il primo, dopo dieci anni di crescita molto sostenuta, nel 2023 le vendite hanno registrato un leggero rallentamento con 9.649 ton ( -1%), dovuto principalmente ad un contingente rinnovamento degli assortimenti di alcuni importanti partner.
Scendendo nel dettaglio delle altre due materie prime: anche in questo caso dopo parecchi anni di crescita a doppia cifra, per il secondo anno di fila lo zucchero rallenta con 4.468 ton (-7%).
Più instabile nel tempo invece è stato l’andamento del caffè, che ha avuto delle discese e poi delle parziali risalite, e nel 2023 ha registrato 726 ton (-4%); per le referenze del canale retail ha colpito molto l’inflazione.
A commentare di questi numeri, si è esposto Thomas Zulian, Direttore Commerciale di Fairtrade Italia: “Il 2023 dal punto di vista delle vendite è stato un anno di transizione, da un lato alcuni prodotti come caffè e zucchero hanno risentito dei cali generalizzati dei volumi dovuti all’inflazione, dall’altro prodotti come ad esempio banane e cotone hanno registrato una crescita importante.
Complessivamente siamo soddisfatti perché nel corso del 2023 abbiamo visto aumentare sia il numero di aziende con cui collaboriamo sia la quantità di referenze certificate sul mercato. Gli effetti positivi di questi due fattori si stanno già palesando nei buoni risultati dei primi mesi del 2024”.
Abbiamo un’inversione per quanto riguarda il valore: il cacao è assolutamente il primo prodotto, seguono lo zucchero e il caffè che sono quasi equivalenti come premio pagato.
E a proposito di premio, per completare il quadro e a dimostrazione dell’impatto sociale che l’organizzazione comunque ha mantenuto nonostante un 2023 più complesso, arriva il bilancio del Premio Fairtrade: grazie alle vendite in Italia, le organizzazioni di agricoltori e lavoratori parte del network hanno ricevuto 3.686.407 euro come somma aggiuntiva dedicata alla realizzazione di progetti di miglioramento della produttività o di sviluppo della comunità.
La decisione su come spenderlo deve essere presa collettivamente dai membri delle cooperative, e l’interesse deve essere comune.
Fairtrade Italia, trent’anni di sostenibilità
Che ha descritto bene Paolo Pastore, Direttore Generale Fairtrade Italia: “Quest’anno Fairtrade Italia ha raggiunto il trentesimo compleanno: si tratta di un traguardo eccezionale per la nostra organizzazione, nata dal basso per promuovere condizioni commerciali più eque a favore degli agricoltori di Asia, Africa e America Latina. Sono moltissimi i risultati che abbiamo raggiunto in questi anni: nei negozi e nei supermercati del nostro paese ci sono più di 2.500 prodotti Fairtrade in vendita.
Anche le organizzazioni di agricoltori sono cresciute con noi: oggi parliamo di poco meno di 2 milioni di agricoltori e lavoratori che beneficiano dei vantaggi del nostro circuito in 70 paesi. Grazie a tutte le aziende e ai consumatori che con noi vogliono essere parte del cambiamento, puntiamo a raggiungere ancora più persone nei prossimi anni”.
E per raggiungere questo traguardo naturalmente non si poteva non esordire affrontando un grande punto caldo di questi tempi, ovvero la Corporate Sustainability Due Diligence Directive europea. Giuseppe Di Francesco, Presidente Fairtrade Italia ha introdotto da subito l’argomento: “Celebriamo qui trent’anni di Fairtrade in Italia. Siamo stati lungimiranti, sostenendo con determinazione gli obiettivi di sostenibilità che all’epoca potevano sembrare soltanto utopistici.
Dobbiamo dire con chiarezza che integrare la sostenibilità nelle proprie strategie di business, unendola agli obiettivi economici, è l’unico paradigma per garantirsi successo nel medio e lungo periodo. Certo sappiamo che il testo finale della direttiva è indebolito rispetto agli obiettivi iniziali, è stato frutto della mediazione, ma rappresenta comunque ad oggi uno storico passo in avanti. L’UE è alla guida di questi temi.”
Restando quindi su questo piano, un’interessante presentazione guidata da Carla Maria Gulotta, docente di Diritto Internazionale, Università degli Studi Milano Bicocca: “Il prerequisito della sostenibilità: come le nuove norme europee rispondono ai diritti e alle attese dei consumatori.
Dopo un’esaustiva e soprattutto chiara introduzione di cosa consista esattamente il recente avanzamento della normativa europea, tra nuovi obblighi per le aziende ma anche strumenti più efficaci per orientarsi nella previsione e gestione di rischi, oppure assicurare il rispetto maggiore dei requisiti di sostenibilità per i prodotti poi immessi nel mercato, è emerso un tema essenziale: si parla finalmente di consumatore. Anzi, di consumatore informato.
“I consumatori sono diventati più attenti alla sostenibilità ambientale e sociale dei prodotti. L’UE ha reagito con la valorizzazione del ruolo del cliente finale, attraverso l’accesso ad informazioni affidabili e certificate.
Non ci si limita più ad un provvedimento, ma alla costruzione di un ecosistema fatto di misure che si integrano a vicenda. Con l’ultima già in vigore Direttiva 2024/2025 del 28 febbraio che riguarda proprio la responsabilizzazione del consumatore, ora le aziende devono assicurare ai consumatori un’informazione corretta.
Ad esempio ora rientrano tra le pratiche sleali, l’esibizione di un marchio di sostenibilità che non sia basato su di un sistema di certificazione. Vietate le asserzioni ambientali generiche, quando chi le fa non può provare l’eccellenza riconosciuta di queste prestazioni. Tutto questo viene rafforzato poi dalla direttiva green claims che vuole rendere più forti le asserzioni ambientali esplicite.”
Come Fairtrade può accompagnare le aziende nei processi di Due Diligence, Indira Franco, Senior Supply Chain manager Fairtrade Italia.
È emerso innanzitutto una differenza nelle strategie messe per attuare la Due Diligence dall’UE e da Fairtrade, che ha un approccio esteso e internazionale. “Il supporto alle aziende lungo la filiera si esprime attraverso il dialogo con i portatori di diritti, la condivisione qua dei costi, la collaborazione e il miglioramento continuo. Abbiamo adattato il sistema e così la filiera dovrà essere già pronta quando la legislazione entrerà in vigore, anche nei Paesi produttori.
Per cui richiediamo già da adesso uno sforzo da parte dei coltivatori da cui però non c’è un grande entusiasmo per questo ulteriore impegno richiesto loro. Ma la strategia resta quella di adottare questi nuovi standard e sostenere produttori e aziende, anche con il finanziamento dei processi e offrendo servizi alle aziende. Fairtrade ha anche una visione delle dimensioni aziendali differente rispetto all’UE.
Messi anche a disposizione diversi materiali e strumenti di supporto, come la Risk Map che individua le cause salienti dei rischi rispetto a determinate zone e filiere, oppure le guide per i trader e i produttori. Per quanto riguarda invece la deforestazione principalmente legata a cacao e caffè abbiamo già incorporato e applicato la Due Diligence e i dati raccolti potranno essere caricati sulla piattaforma Satelligence.
Le attività di comunicazione di Fairtrade Italia nel 2023, Maria Sferrazza, Comunicazione B2C Fairtrade Italia.
Social (facebook, instagram, X), newsletter, gruppi di community, storytelling, campagne e lavoro nelle scuole, anche questo è il mondo Fairtrade: “Un altro importante attività riguarda la comunicazione e la sensibilizzazione. Nel 2023 è continuato il percorso di revisione del nostro linguaggio, da marchio di commercio ecquo-solidale a marchio di sostenibilità. Aumento della riconoscibilità del marchio e nel movimento di giustizia sociale nelle filiere agricole. Essere diretti, semplici, inclusivi. A partire dagli strumenti digitali e dai social media che sono una vetrina di visibilità per le storie Fairtrade e degli eventi organizzati.”
Un esempio concreto di come la strategia di comunicazione ha dato i suoi frutti, è la Grande Sfida Fairtrade nel 2023 a cui hanno partecipato 31.000 persone. Vi sono stati eventi privati in oltre 130 tra bar, ristoranti e negozi.
La campagna “Settimane Fairtrade” realizzata in partnership con le catene della Grande Distribuzione, invece ha visto il coinvolgimento di ben 7 gruppi della grande distribuzione tra cui Aldi Italia, Carrefour, Coop Italia, Lidl Italia; Mercatò, Pam Panorama e IN’S con un piano promozionale trasversale ed esteso dove i prodotti Fairtrade sono stati spesso scontati.
In seguito tre aziende partner di Fairtrade hanno illustrato le proprie iniziative nell’ambito della sostenibilità.
Alla tavola rotonda hanno partecipato Letizia Mastroianni, Buying & Corporate Responsibility Director in Aldi Italia; Matteo Mocellin Sales Area Manager in F.lli Damiano; Andreea Postolache, Global Marketing Product Director & Marketing and Sales Regional Manager Italy in Julius Meinl, che hanno illustrato esempi di partnership realizzate insieme a Fairtrade negli ultimi anni.
Andreea Postolache ha condiviso la storia dietro Julius Meinl: “Azienda che nasce a Vienna nel 1862, primo torrefattore industriale in Europa. Siamo orgogliosi di essere ambasciatori nel mondo della cultura delle caffetterie viennese.
Quasi il 90% della produzione di caffè globale avviene nello stabilimento di Vicenza e siamo principalmente presenti nel canale horeca. Siamo a valore il settimo player italiano e un’azienda famigliare, oggi alla quinta generazione. Fatturiamo 230 milioni a livello mondiale di cui il 12% in Italia per l’horeca.
Abbiamo sempre pensato al futuro in modo responsabile a partire dal l’attenzione alla qualità del prodotto. Oggi però non è possibile lavorare senza pensare responsabilmente al futuro e per questo abbiamo adottato un approccio a 360 gradi.
Sul tema della sostenibilità siamo diventati membri dal 2019 di respACT, principale piattaforma austriaca che funge da catalizzatore tra organizzazioni internazionali, istituzioni pubbliche e aziende private internazionali per la promozione della responsabilità sociale d’impresa e lo sviluppo sostenibile. Siamo anche membri della United Nations Global Compact compact attraverso cui ci impegniamo a promuovere una sostenibilità ambientale, lavorativa e sui diritti umani.”
“Da Vienna a Vicenza: qui c’è lo stabilimento principale nel quale investiamo da un punto di vista ambientale, acquistando pannelli fotovoltaici che ci permettono di produrre energia green per noi e Vicenza.
Abbiamo anche inserito un catalizzatore che ci fa risparmiare il 50% del gas ricavato dal processo di torrefazione per cui riusciamo a ridurre anche le emissioni di CO2. Assicuriamo anche un recupero energetico sulla produzione e grazie a questo, il 90% dell’energia che ci serve per riscaldare o raffreddare gli uffici, viene ripreso.
Infine, abbiamo solo acquistato energia green, il 94% proviene da fonti rinnovabili. Ci impegniamo inoltre sempre di più sul packaging: siamo appena partiti con quello riciclabile. Ma da sempre abbiamo investito sui prodotti d’asporto compostabili. Siamo stati i primi a lanciare le capsule compostabili inizialmente industrialmente e ora anche a casa. Alla fine di quest’anno arriveremo anche con le capsule professional per i piccoli clienti nell’horeca, sempre compostabili industrialmente.
Non solo: ci impegniamo entro il 2025 affinché il nostro caffè al 100% venga selezionato in maniera responsabile. Chiediamo a tutti i nostri fornitori di rispettare il codice della Global Coffee Platform. Esistono vari produttori che hanno la possibilità di ottenere la certificazione in linea con gli standard della Global Coffee Platform: anche quella Fairtrade potrebbe essere ritenuta equivalente.
Oggi siamo già all’85% delle adesioni e siamo in attesa che il restante riceva l’equivalenza della Global Coffee Platform. E questo va già oltre la direttiva europea. Con 15mila tonnellate di caffè lavorate, abbiamo la possibilità non solo di essere in linea ma avanti rispetto alla Due Diligence. Questo è solo il nostro punto di partenza.
Al di là di questo abbiamo portato avanti iniziative private, come il Generation Program, pensando alle future generazioni anche dei nostri partner in origine. Nel 2019 siamo partiti in Colombia a Tolima, aiutando 50 coltivatori e ora siamo a 200. Per loro abbiamo fornito essiccatori, innalzando la qualità, la produttività e la redditività. Formazione: come lavorare meglio la materia prima. Programmi scolastici per i figli dei farmer.
L’anno scorso abbiamo avviato un programma simile in Uganda, capendo le esigenze specifiche di questi 118 produttori: qui per esempio insegniamo ai coltivatori come produrre pesticidi organici per il caffè ma anche per altre referenze agricole per il consumo domestico o vendita terzi. Rappresenta un reddito ulteriore rispetto a quello del caffè che è un prodotto stagionale.
Per arrivare a Fairtrade infine è un po’ il fiore all’occhiello dei nostri prodotti: sono 5, 3 in grani destinati ai bar, ristoranti e hotel. L’italia è stato il primo Paese in cui siamo partiti, l’anno scorso a giugno. In 10 mesi siamo riusciti a raggiungere oltre 2000 clienti horeca e stiamo raggiungendo quasi i 5 milioni di fatturato.
Siamo stati colpiti dal loro successo, innanzitutto per la certificazione bio e Fairtrade: siamo fieri di pagare il premium price Fairtrade perché siamo convinti che questo extra possa fare la differenza per i nostri coltivatori. Sono prodotti con un’altissima qualità in tazza: non solo sostenibilità, ma anche livello eccezionale nel risultato finale.
Abbiamo già raggiunto alla fine del 2023 un 4% del volume totale dell’azienda, puntiamo nei prossimi 5 anni al 10% del volume totale del caffè con prodotti certificati bio Fairtrade. In Italia si chiuderà il 2024 con quasi 130 tonnellate di prodotti bio Fairtrade, già il 10% dei volumi nell’horeca italiano. Mentre in Repubblica Ceca si punta già a quest’anno al 25%.
Di recente abbiamo lanciato due miscele in grani e in macinato per gli hotel, per il caffè filtro e americano, con un packaging per la prima volta 100% riciclabile. Le capsule infine sono sia per uso domestico che per il room service, certificati bio Fairtrade, e sono home compostabili. Fuori dall’Italia siamo anche presenti nella grande distribuzione e quindi alla portata del consumatore finale.”
Julius Meinl è risultata vincitrice dell’edizione 2024 della Grande Sfida, tributo all’impegno dimostrato nel promuovere la campagna e nel coinvolgimento dei bar che offrono le miscele della linea The originals certificata bio Fairtrade. Il loro supporto rappresenta un esempio eccezionale di come il settore può collaborare per promuovere pratiche commerciali più eque e sostenibili.
Andreea Postolache: “Vogliamo fare quello che abbiamo già fatto in Italia in maniera più importante a livello globale. Siamo presenti in 20 Paesi con le nostre filiali, per cui dateci una mano nel coinvolgere i vostri partner all’estero. E ci tengo a dire che i clienti, tutti da Nord a Sud, hanno capito l’importanza di questa certificazione e hanno voluto pagare un prezzo più alto.”
A conclusione dell’incontro Paolo Pastore ha consegnato a Maurilio Campani, presidente delle sezioni soci Coop di Piombino, parte di Unicoop Tirreno, il Premio Fairtrade Best Partner 2023.
Unicoop Tirreno è la cooperativa del gruppo Coop con oltre 550 mila soci presente in Toscana, Lazio e Umbria, ed è stata premiata per il suo impegno nella diffusione sui territori dei progetti legati a Fairtrade: attraverso la mobilitazione dei suoi soci nelle campagne Settimane Fairtrade e Grande Sfida ha dimostrato di essere un essere un partner attivo nella cultura della sostenibilità sociale, ambientale ed economica.
Il premio Fairtrade Best Partner 2023 è andato anche a Mara Bragaglia, l’artigiana orafa che da anni non solo ha adottato l’oro Fairtrade, ma è anche ambasciatrice di sostenibilità in tutto il suo lavoro, scegliendo accuratamente le materie prime per trasformarle in oggetti che restituiscono valori.