BINASCO (Milano) – Il Mumac ha appena 10 anni, ma ha già conosciuto una crescita incredibile grazie alla rete di cui è parte integrante e alle iniziative che ha messo in atto a partire dalla sua inaugurazione. Il tratto distintivo di questo spazio è quello di essere in continua evoluzione, aperto agli aggiornamenti e poi alla formazione.
Fabrizia Cimbali, amministratore delegato di Gruppo Cimbali, segue il discorso del padre per raccontare la genesi del MUMAC:
“Grazie per esser qui con noi questa sera per celebrare due anniversari per noi davvero importanti: 110 anni di Gruppo Cimbali e 10 del MUMAC. Se noi proviamo a immaginarci nel 2032 ci sembra lontanissimo, quasi irraggiungibile. Eppure, dal 2012 ad oggi, lo stesso tempo è scorso così velocemente che sembra quasi che il Mumac abbia aperto le porte giusto ieri.
Tante le cose fatte. All’inizio di questo viaggio, nessuno di noi sapeva che cosa volesse dire creare e gestire un museo. Sapevamo solo con certezza che dovesse esser uno spazio vivo, dinamico, che dovesse evolversi con i tempi.
Ci siamo resi conto in poco tempo del suo valore incredibile: abbiamo deciso quindi di aprire un’Academy accanto all’esposizione permanente del museo della macchina del caffè. Con un duplice target: interno ed esterno. Il primo rivolto a colleghi e collaboratori per la formazione e l’aggiornamento sul caffè, sui prodotti. Esterno per i clienti, fornitori e appassionati. Un unico obiettivo: la divulgazione della cultura del caffè.
Nel 2016 abbiamo inaugurato anche una library, la più ampia biblioteca a tema caffè esistente. Con più di 1300 volumi, il più antico risale alla fine del 1500, 25mila documenti quasi tutti digitalizzati per rendere l’accesso ai contenuti più semplice. Spesso universitari ci chiedono di lavorare alla propria tesi e consultano i nostri archivi. Così come chi vuole approfondire dei temi sul nostro Gruppo.
Annesso abbiamo uno spazio di 300 metri quadri, Hangar 100: ha ospitato non solo convegni, meeting di società non per forza afferenti al mondo del caffè, ma anche mostre fotografiche di esordienti, sul ciclismo, sui 70 anni di Faema e ora viene utilizzato come Lab per il brand La Cimbali.
Quindi il MUMAC è uno spazio unico, ma dalle mille sfaccettature
In questi 10 anni tante sono state le collaborazioni e molto abbiamo imparato e abbiamo fatto ancora di più. Ci tengo a citarne alcune: MUMAC è socio di Musei Impresa, attraverso cui siamo entrati in contatto con tante altre realtà e fondazioni (Museo Kartell, Museo Alessi, Museo de La Scala. Teatro di cui dal 2016 ospitiamo la prima diffusa). Siamo gemellati con il Museo del caffè di Santos in Brasile, che abbiamo avuto il piacere di visitare.
Siamo Golden Donor Fai, siamo associati all’Adi (Associazione per il disegno industriale). Nell’ambito di questa associazione esiste un museo che ospita gli oggetti che hanno vinto il Compasso d’Oro: tra questi si trova anche la nostra macchina Pitagora, che è stata prodotta nel 1961, progettata dai fratelli Castiglioni. E che l’anno dopo ha ricevuto il Compasso d’Oro, uno dei più alti riconoscimenti di design: possiamo dire con orgoglio che da allora fino ad oggi nessuna altra macchina per caffè ha ottenuto questo riconoscimento.
Ricordo che MUMAC ha prestato le proprie macchine ad altre istituzioni prestigiose in Italia e all’estero: dalla Triennale di Milano, al Louvre di Parigi, al Deutsches Museum di Monaco, al Cube Museum in Olanda.
In questi 10 anni purtroppo tutti noi siamo stati coinvolti dalla pandemia. Che ha costretto alla chiusura di tutte le realtà museali, quindi anche il Mumac: ma questo non ci ha impedito di andare avanti. Attraverso i social e i podcast abbiamo portato il museo fuori dalle sue mura entrando nelle case delle persone.
La pandemia è stata un’opportunità di fare qualcosa di importante
Per cinque mesi, da marzo ad agosto 2021, questo spazio è stato trasformato in un hub vaccinale, riuscendo a somministrare più di 35mila dosi. Questo è potuto accadere tramite il lavoro della AST Martesana, dell’amministrazione comunale di Binasco e della Protezione civile.
E’ difficile dimenticare il primo giorno: io e mio padre ci siamo affacciati dal corridoio che sovrasta la sala. E’ stato toccante: era la vaccinazione over 80 che arrivavano magari per ricevere la seconda dose e uscivano con le lacrime agli occhi per la gioia di poter abbracciare i loro nipotini.
Ci siamo resi conto del valore di quello che stavamo facendo: non solo abbiamo dato il nostro contributo alla ripresa economica del Paese, ma abbiamo aiutato a riunire i nuclei familiari che durante il lockdown si sono disgregati.
Questo è il MUMAC
Nei periodi di difficoltà che abbiamo vissuto e che per altri versi stiamo vivendo oggi, tutti noi dobbiamo esser costruttivi e ottimisti. Non è facile: bisogna investire in idee e progetti, per guardare oltre verso il domani.
E’ quello che noi abbiamo cercato di fare pensando ai 10 anni del MUMAC: come dare nuova luce a questo hub culturale?
Il mondo in questi anni ha visto grandi cambiamenti e oggi tutto il focus va sulla digitalizzazione e responsabilità sociale e ambientale. Sono concetti che fanno parte del Gruppo Cimbali e del Mumac, dal prodotto, al servizio alle tecnologie, alle innovazioni, sino ad arrivare alla cultura.
Per questo il restyling del Mumac si fonda su tre tematiche principali: responsabilità, inclusività, interazione.
Un’ultima cosa mi sta a cuore e voglio ringraziare Barbara Foglia, Anna Cento, Antonella Andriani e Ambrogio Rossari per l’attenzione e la particolare sensibilità che avete avuto nell’utilizzare delle soluzioni che rendono il contenuto del museo accessibile a tutti, soprattutto a chi può avere delle problematiche o delle disabilità. Questo perché senza le persone nulla potrebbe essere com’è oggi qua.
Quindi donne, uomini e bambini al centro di MUMAC e di Gruppo Cimbali. La responsabilità sociale d’impresa è nel cuore di entrambi.”