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venerdì 15 Novembre 2024
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Export di bevande e cibo made in Italy in calo del 12% a maggio 2020

Gli ultimi dati Istat a disposizione mostrano che la flessione dell’export alimentare è ancora più forte (-15% su maggio 2019) se si considera soltanto il mercato dell'Unione europea, dove finiscono oltre i due terzi di cibo e bevande italiane che vengono spediti nel mondo.

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MILANO – L’impatto dell’epidemia non ha colpito solo l’economia interna del Bel Paese, ma ne ha anche intaccato il mercato estero: export di cibo e bevande italiane ha decisamente subito gli effetti collaterali del Covid. Così, i numeri sono in calo e segnano un mese di maggio decisamente negativo per quanto riguarda le esportazioni. I prodotti italiani conoscono un perido di crisi rilevante, che però potrebbe non essere irreversibile. Leggiamo il quadro della situazione dall’articolo di Caterina Maconi per repubblica.it.

Expor, maggio nero per il made in Italy alimentare

Cibi e bevande tricolore hanno subito un crollo del 12% annuo sui mercati esteri. A pesare sulle esportazioni è sempre la pandemia con i suoi prolungati effetti: il Covid-19 serpeggia in molto Paesi frenando le importazioni, mentre in altri è il clima di incertezza legato alla crisi globale a fare da deterrente.

Il nostro food&beverage ne sta pagando le conseguenze e dopo il campanello di allarme di aprile, il dato di maggio conferma i timori. Secondo Cia-agricoltori italiani, a infierire sono i consumi fuori casa, con le persistenti grandi difficoltà a ripartire di ristoranti, hotel, caffè e bar, ma anche i problemi più generali del commercio a livello internazionale.

Gli ultimi dati Istat a disposizione mostrano che la flessione dell’export alimentare è ancora più forte (-15% su maggio 2019)

Se si considera soltanto il mercato dell’Unione europea, dove finiscono oltre i due terzi di cibo e bevande italiane che vengono spediti nel mondo. In forte calo sono tutti i principali mercati di sbocco nazionali: la Germania segna un -8%, -11% la Francia, -11% gli Usa, -22% il Giappone e -25% la Spagna. L’unica eccezione è rappresentata del Regno Unito che invece cresce del +7%.

Per Cia, la forte spinta dell’ export nei primi tre mesi del 2020 impatterà positivamente sul bilancio finale di quest’anno

Alleviando il peso della riduzione delle importazioni che ha contraddistinto la primavera. Quindi, secondo le previsioni dell’associazione, il made in Italy potrebbe continuare a contare su una crescita totale annua ragguardevole, con il periodo gennaio-maggio in positivo del +4%, così da chiudere il saldo commerciale in avanzo. Ma ora “serve un grande piano nazionale di promozione, unitario e tempestivo, assieme a strategie commerciali innovative che puntino sempre di più sui canali digitali”, si legge in una nota diffusa dall’associazione.

Situazione diversa per il mercato interno: i consumi di cibo e bevande sono stati tra i pochi a segnare variazioni positive, dimostrandosi anticiclici rispetto alle altre filiere. Con un aumento, rispettivamente, del +5% nei primi quattro mesi del 2019 e del +6% ad aprile. In particolare, nel periodo centrale dell’emergenza, tra il 17 febbraio e il 24 maggio, riporta Cia che le vendite alimentari nella Grande distribuzione sono cresciute del 13%, trainate da prodotti base della filiera agroalimentare made in Italy: farine, lieviti, latte e uova.

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