MILANO – Improvvisa battuta d’arresto per l’export brasiliano, proprio nel mese in cui si è concluso quello che Conab stima come il terzo raccolto più abbondante di sempre. Secondo i nuovi dati diffusi da Cecafé, le esportazioni brasiliane hanno segnato a settembre una flessione del 5,3% fermandosi a 3.294.315 sacchi: oltre 185 mila sacchi in meno rispetto all’anno scorso e quasi un milione di sacchi in meno rispetto all’anno record 2020.
In caduta libera anche il fatturato, che registra un -23,2% rispetto a un anno fa, riflettendo il forte calo intervenuto nei prezzi, che ha a sua volta scoraggiato le vendite.
Le esportazioni di caffè verde flettono del -4,3% e ammontano a 3.025.632 sacchi.
Opposti gli andamenti per le due varietà: i volumi di arabica diminuiscono infatti del 20,3%, a 2.400.633 sacchi, mentre quelli di robusta volano a 624.999 sacchi, con un incremento addirittura del 317,3% rispetto a un anno fa.
Le vendite di caffè trasformato (perlopiù solubile) scendono, a loro volta, del 15,9%, a 268.683 sacchi.
Le esportazioni nei primi 9 mesi dell’anno calano così a 26.225.109 sacchi, minimo dal 2018, evidenziando un calo del 9,1% rispetto al dato, già in forte discesa, dell’anno scorso.
Flessione in doppia cifra (-10%) per l’export di caffè verde, che è pari a 23.383.602 sacchi.
Anche in questo caso, si osserva un andamento duale, con gli arabica in pesante calo (-16%), a 20.803.040 sacchi, e i robusta invece su volumi più che doppi (+111,1%), rispetto al pari periodo del 2022.
Cali contenuti (-1%), infine, per gli imbarchi di caffè trasformato, che si attestano a 2.841.507 sacchi.
Rimane, in compenso, positivo, l’andamento dell’export brasiliano dall’inizio dell’annata di raccolto (luglio-settembre), che raggiunge i 9.993.417 sacchi, con un incremento del 13,1%.
Per quest’ultima voce statistica, le esportazioni di caffè verde sono in crescita del 15,5%, a 9.091.305 sacchi, di cui 7.267.911 di arabica (-2,4%) e 1.823.394 di robusta (+329,3%). Arretra infine l’export di caffè trasformato (-6,2%), che supera di poco i 900 mila sacchi.
In flessione gli imbarchi verso i principali paesi di destinazione. Usa e Germania segnano rispettivamente un -25,70% e -38,38%.
Pur arretrando del 15,21%, i volumi esportati verso l’Italia si mantengono al di sopra dei 2 milioni di sacchi.
Pesanti cali anche negli imbarchi alla volta di Belgio (-37,69%) e Colombia (-18,26%), mentre sono in forte crescita quelli verso il Giappone (+24,06%), la Turchia (+31,93%), l’Olanda (+21,41%), il Regno Unito (+25,05%) e la Cina (+132,48%).
Tra i porti di destino, Amburgo mantiene la sua leadership. Genova è quinta, con oltre un milione di sacchi nei primi 9 mesi dell’anno, alle spalle di New Orleans, Anversa e Brema.
Secondo Márcio Ferreira, presidente di Cecafé, la caduta nell’export di caffè arabica va imputata al calo delle quotazioni alla borsa di New York, che ha portato prezzi meno allettanti per i produttori.
“In questo scenario, i caffeicoltori sono diventati più restii a concludere nuovi affari e, con i differenziali più ristretti, c’è scarso interesse anche dall’altra parte, con i compratori in questo momento poco attivi”.
Ferreira cita anche i problemi logistici, con cambi di navi e rinvii, che hanno congestionato i porti e impedito ai terminal di ricevere un numero maggiore di carichi nei mesi trascorsi.