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mercoledì 12 Marzo 2025
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Expocacer, nella Regione del Cerrado Mineiro, Glaucio de Castro: “Produzione media di 6 milioni di sacchi all’anno”

De Castro: “In Brasile non abbiamo particolari problemi con il caffè rispetto alla normativa: già coltiviamo e siamo strutturati per esportare caffè che non disbosca, il che ci permette quindi di essere preparati a questa sfida”

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MILANO – Expocacercooperativa del Cerrado Mineiro che fornisce un supporto diretto ai coltivatori e li aiuta nello stoccaggio, nella commercializzazione e nell’esportazione del loro caffè, guidandoli anche nei processi di sostenibilità e certificazione – si racconta attraverso le parole di Gláucio de Castro, presidente della Federazione dei coltivatori di caffè del Cerrado.

Un uomo che ha questo ruolo nel suo DNA, visto che suo padre ha partecipato alla creazione della cooperativa fin dai primi anni e ora sostiene lo stesso progetto che è cresciuto nel tempo.

Cerrado Mineiro (foto concessa)

Ma prima, una premessa importante per chiarire il rapporto tra Expocacer e la Federazione dei coltivatori di caffè del Cerrado: La Federazione è responsabile del rilascio della certificazione della Denominazione di Origine (DO) del caffè Cerrado Mineiro, istituita nel 2013. La Federazione si occupa di garantire la qualità, l’autenticità e la tracciabilità del caffè, allineando il prodotto della regione agli standard di qualità internazionali.

Expocacer lavora direttamente con i coltivatori, fornendo supporto logistico, facilitando certificazioni per la sostenibilità e le pratiche rigenerative, oltra ad essere un collegamento tra il verde e il mercato. Expocacer si occupa della parte operativa, aiutando i coltivatori a soddisfare i criteri richiesti per le certificazioni ed esportando il loro caffè a livello globale.

Queste due entità collaborano strettamente, ma le loro funzioni sono distinte: la Federazione stabilisce gli standard e protegge la DO, mentre Expocacer sostiene l’attuazione pratica di tali standard, in particolare attraverso iniziative di sostenibilità.

Gli ultimi risultati che hanno caratterizzato il Cerrado Mineiro

Nel 2024, la regione ha registrato un notevole aumento del 160% nella certificazione dell’origine del caffè, raggiungendo un totale di 300.500 sacchi certificati, rispetto al 2023. Questa crescita significativa è il risultato di misure strategiche attuate per migliorare il controllo dell’origine, la tracciabilità e i processi di certificazione, rafforzando al contempo il profilo del caffè della regione nel mercato globale.

Questi progressi includono la certificazione del caffè “bica corrida” subito dopo il raccolto, snellendo il processo di certificazione. Inoltre, solo i caffè che hanno ottenuto un punteggio superiore all’80 sono ora certificati, garantendo che solo la materia prima di qualità più elevata soddisfi i rigorosi standard della regione.

Il processo di tracciabilità è stato esteso oltre l’area delimitata, consentendo di seguire il verde anche quando viene stoccato fuori dalla regione. Infine, è stata implementata la consegna automatica dei certificati e dei rapporti di qualità agli acquirenti, migliorando la trasparenza, la fiducia nel prodotto e soddisfacendo i requisiti dei mercati internazionali.

Expocacer: dal 1993 a oggi, come è cambiato il mercato del caffè del Cerrado Mineiro?

“Abbiamo iniziato il nostro lavoro nel 1993, 31 anni fa, come associazione. Ora abbiamo 6 cooperative e 6 associazioni sotto di noi. Solo in un secondo momento siamo diventati una cooperativa: l’Associazione rappresenta i produttori da un punto di vista politico, per rispondere alle esigenze ambientali e lavorative; con le cooperative, inoltre, possiamo avere anche dei magazzini in cui stoccare il caffè dei nostri agricoltori, che poi possono vendere attraverso di noi.

Nel 1993 abbiamo fatto la scelta di valorizzare il nostro caffè – il primo concorso è stato nel 1991 con illycaffè – che sappiamo essere di alta qualità: nei vari concorsi la nostra materia prima, il Cerrado Mineiro, si è distinta più volte.

Ci siamo quindi posti l’obiettivo di farne la nostra identità: nel 2005 abbiamo ottenuto la prima prova che potesse attestare la diversità del nostro prodotto, unico per qualità e sapori. Abbiamo voluto dargli una denominazione d’origine, nel 2013, per il desiderio di mostrarlo come un marchio nelle confezioni che vendiamo in tutto il mondo.

I sacchi di caffè (foto concessa)

Nel 2022 abbiamo contato 1 milione di sacchi di questo caffè ed esportiamo in più di 30 Paesi”.

Quali sono i principali mercati di riferimento per Expocacer e dove vorreste rafforzarvi?

“Il Paese più importante per noi in termini di esportazioni è l’Europa, Italia e Germania sono i più significativi, ma poi vendiamo anche in Giappone e negli Stati Uniti: quest’ultimo è il mercato che vorremmo penetrare maggiormente. Stiamo cercando di migliorare e ampliare le opportunità di business verso questo Paese”.

Da quanto tempo e perché avete creato un’unità dedicata agli specialty coffee e quanto rappresenta in termini di volume rispetto al totale del caffè che trattate?

“Abbiamo avviato il primo concorso nel Cerrado Mineiro nel 2012: la prima volta abbiamo deciso di elevare la qualità della materia prima tra i produttori, che hanno trovato il modo di fare del loro meglio e, a riprova di questo cambio di passo, quest’anno abbiamo contato 5147 coltivatori che si sono proposti per i concorsi.

Lo sguardo verso le specialità è dovuto al nostro interesse per la continua ricerca di un caffè di qualità sempre più elevata: competere con questi caffè dà molta buona visibilità al Cerrado Mineiro.

Parlando di numeri: abbiamo una media di 6 milioni di sacchi all’anno, una percentuale di esportazione del 70% e una media del 40-60% di caffè con punteggio dagli 80 in su per tutto il verde prodotto – esportato e venduto internamente -.

Il 15% del caffè che ha ottenuto un punteggio superiore ad 80 proviene da micro e nanolotti altamente valutati”.

Expocacer distingue tra caffè classico, caffè industriale e caffè speciale: può spiegare la differenza tra queste categorie?

“Quasi tutti i caffè del Cerrado Mineiro si collocano nella fascia tra gli 80 e gli 84 punti: stiamo certamente parlando di un caffè già molto buono, che possiamo definire classico. Lo specialty supera naturalmente questa soglia e deve andare oltre gli 86 per essere considerato tale. Il caffè industriale, invece, è quello che presenta molti difetti ed è solitamente destinato al consumo interno.”

Quali certificazioni rilascia Expocacer e in che modo rappresentano una soluzione sia per i coltivatori che per gli importatori?

“Oggi ci sono tantissime certificazioni ed è un problema per i produttori perché sono legati alla decisione di qualcuno che viene dall’esterno nelle loro piantagioni per controllare ogni aspetto della produzione e del processo: non è facile per un agricoltore affrontare questo.

Con Expocacer abbiamo creato una Federazione che lavora insieme per creare conoscenza intorno al Cerrado Mineiro. Stiamo cercando di formulare un unico protocollo che possa racchiudere le diverse certificazioni, il che può facilitare le cose ai produttori: tuttavia, non è un metodo immediatamente comprensibile dagli importatori. Abbiamo iniziato a spingere sulla comunicazione quest’anno e forse nel 2025 avremo i primi risultati.

Expocacer garantisce le principali certificazioni, ma le stiamo mettendo tutte – tranne il Biologico – sotto un unico protocollo che abbiamo studiato e approvato.”

Quanti soci ha la vostra cooperativa e, di questi, quanti sono i grandi e quanti i piccoli agricoltori?

“Attualmente le nostre cooperative contano 7000 famiglie. Il 20% di queste è di grandi dimensioni – nell’ordine dei 5000 ettari coltivati a caffè – e il 50% è di piccole dimensioni – circa 15 ettari e oltre -. Mentre il restante 30% è costituito da agricoltori di medie dimensioni. Trattiamo maggiormente con i piccoli agricoltori e questo ci dà molto più lavoro, perché è più facile gestire grandi volumi”.

Qual è il valore aggiunto di far parte di Expocacer per il farmer?

“Avere accesso al mercato: le cooperative si occupano di trovare gli sbocchi giusti per un prodotto di alta qualità. Essere membri di Expocacer dà anche la possibilità di migliorare la propria materia prima o di riconoscere che si coltiva già un caffè speciale e quindi essere più competitivi sul mercato.”

Come si diventa membri di Expocacer?

“E’ necessario essere produttori nel Cerrado Mineiro di Arabica, rispettando le condizioni di lavoro di sostenibilità sociale e ambientale che abbiamo stabilito e che vogliamo siano garantite attraverso continui controlli. Poi si può entrare in contatto con gli uffici delle cooperative che si dedicano ai nuovi ingressi: a loro si può consegnare la domanda per diventare un nuovo socio e avviare così la procedura per verificare se si soddisfano i nostri standard.

L’adesione a Expocacer è totalmente gratuita”.

EUDR: Expocacer è all’avanguardia su questo tema. Ci parli delle strategie già in atto e di quelle che svilupperete per affrontare questa sfida?

“In Brasile non abbiamo particolari problemi con il caffè rispetto alla normativa: già coltiviamo e siamo strutturati per esportare caffè che non disbosca, il che ci permette quindi di essere preparati a questa sfida”.

Quali altri obiettivi si pone Expocacer nei prossimi anni?

“Continuare a collaborare tra di noi e con le aziende, così come abbiamo fatto finora con illycaffè. Vorremmo creare nuovi hub a Londra, in Corea, negli Stati Uniti e aumentare ulteriormente la qualità del nostro caffè per raggiungere tutti i mercati con questa forte identità.

Per quanto riguarda la minaccia del cambiamento climatico – che quindi mette l’Arabica più a rischio rispetto alla Robusta – stiamo lavorando molto su nuovi sistemi di irrigazione, sulla coltivazione di semi in grado resistere a temperature diverse e quindi di migliorare le condizioni del suolo, che sarà più ricco di acqua. Nel Cerrado Mineiro stiamo anche cercando di procedere con l’agricoltura rigenerativa: la prima azienda agricola di questo tipo è proprio nella nostra regione.”

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