MILANO – Costruire un futuro sostenibile per il settore del caffè. Questo il tema e il motto della seconda Conferenza annuale del caffè dell’Etiopia, che si è svolta lunedì e martedì nella cornice esclusiva dell’hotel Sheraton di Addis Ababa organizzata dall’Associazione etiope degli esportatori (Ecea).
Un’occasione per fare il punto sul presente e sulle prospettive dell’Etiopia, il paese d’origine del caffè, primo produttore e secondo esportatore africano di questa commodity, nonché terzo consumatore mondiale tra i paesi produttori, con un dato vicino ormai ai 3 milioni e mezzo di sacchi.
Tre gli obiettivi essenziali delineati nella mission della Conferenza: favorire lo scambio e la condivisione di esperienze tra gli stakeholder della filiera, esporre al settore privato le politiche governative e delineare le future strategie di commercializzazione del caffè dell’Etiopia sui mercati di tutto il mondo.
Il tutto in un contesto internazionale caratterizzato dalla caduta dei prezzi, che sta riducendo all’osso i profitti dei produttori.
A trattare di questi temi un panel di esperti internazionalmente noti, tra i quali l’autorevole analista di mercato Judy Ganes-Chase, la giornalista e saggista Maja Wallengren, influenti manager del commercio e dell’industria, studiosi e ricercatori, personalità istituzionali ed esponenti delle ong.
Ad aprire la due giorni di Addis Ababa, il neoeletto presidente etiope Mulatu Teshome, il ministro del commercio Ato Kebede Chanie, l’ambasciatore Usa Patricia Marie Haslach e il presidente del Board dell’Ecea Hussein Agraw.
Ospiti d’onore, il direttore esecutivo Ico Robério Oliveira Silva e il segretario generale dell’Organizzazione interafricana del caffè (Iaco) Fred Kawuma, che hanno tenuto i due keynote introduttivi.
Il discorso di Silva ha preso le mosse dall’evoluzione recente dei prezzi, con la media mensile dell’indicatore Ico che ha subito, a ottobre, un’ulteriore flessione del 7,5% attestandosi ai minimi dall’aprile del 2009.
Il calo più accentuato ha riguardato i robusta, il cui indicatore ha toccato i minimi degli ultimi 3 anni.
Una situazione preoccupante, secondo Silva, che fa sì attualmente che i coltivatori di molti paesi coprano a stento i costi di produzione.
“Ciò avrà gravi conseguenze non solo per i produttori, ma anche per l’industria del caffè nel suo complesso – ha dichiarato Silva – poiché una volta esaurito l’attuale surplus, l’offerta globale ne risentirà, sia in termini quantitativi che qualitativi”.
La produzione totale nell’annata caffearia 2012/13 è stata di circa 145 milioni di sacchi – ha spiegato ancora il direttore esecutivo – a fronte di una domanda in crescita dell’1% circa nei paesi importatori tradizionali e del 3-5% nei paesi esportatori e nei mercati emergenti, dove aumenta in particolare il consumo di solubile.
“Siamo dunque in presenza di un surplus di offerta destinato a proseguire anche nel 2014/15, ma abbiamo, al tempo stesso, una domanda in consistente crescita, che richiede, ogni anno, oltre 4 milioni di sacchi in più disponibili per il consumo”.
Soffermandosi sulle priorità del suo mandato, Silva ha individuato 4 aree prioritarie di intervento per l’Ico: l’accesso agli strumenti di gestione del rischio; l’aggregazione dei produttori; la raccolta e l’elaborazione di statistiche sempre più accurate su produzione, commercio, consumi e scorte; la predisposizione di strategie efficaci di adattamento al cambiamento climatico.
La prima giornata di lavori della Conferenza ha affrontato temi più generali.
La seconda ha focalizzato maggiormente le problematiche specifiche relative alla filiera etiope del caffè, che dà lavoro a 4 milioni di piccoli produttori e coinvolge (indotto compreso) circa 15 milioni di persone, su una popolazione totale di 92 milioni di abitanti.
Nell’annata 2012/13, l’export di caffè ha portato all’Etiopia introiti in valuta per un totale di 744,9 milioni di dollari a fronte di un volume di 198.706 tonn esportate.
Molto di meno rispetto all’annata precedente, quando i prezzi più elevati hanno consentito di incamerare 833,1 milioni di dollari con un volume di 169.391 tonn.
Le minori entrate hanno inciso in modo significativo sulla bilancia dei pagamenti, di cui il caffè è una delle voci più importanti.
Per il 2013/14, l’Ecea alza ancora l’asticella. L’obiettivo – ha dichiarato Agraw – è quello di incrementare le esportazioni di almeno 70mila tonn, per compensare la caduta dei prezzi, puntando su nuovi mercati, come la Cina e la Corea del sud.
Concludiamo ricordando che l’Etiopia ha formalizzato la sua candidatura per l’organizzazione della prossima Conferenza mondiale dell’Ico , per la quale è in lizza anche l’Italia, con la proposta di svolgere questo importante appuntamento nell’ambito del Cluster sul caffè dell’Expo 2015.
Il Consiglio internazionale del caffè dovrebbe pronunciarsi nella sua prossima sessione, in programma a marzo 2014.