MILANO – Continua a crescere la produzione dell’Etiopia, che raggiungerà nell’annata 2021/22 i 7,62 milioni di sacchi, contro i 7,6 milioni stimati per quest’anno e i 7,475 dell’anno scorso, secondo i dati del servizio informativo estero del ministero Usa dell’agricoltura (Usda). Le condizioni climatiche rimangono favorevoli, anche se in alcune zone i produttori hanno dovuto fare i conti con gli attacchi della scolite del caffè.
La produzione è costituita in buona parte (70-80% del totale) da caffè lavorato per via secca. Seri problemi di ordine politico, finanziario ed economico continuano a penalizzare lo sviluppo del settore.
Nella patria di origine della Coffea Arabica, inoltre, il caffè subisce la concorrenza di un’altra pianta contenente un alcaloide psicoattivo. Ben più potente però della caffeina. E, alla lunga, molto dannoso.
Stiamo parlando del khat, pianta anche questa originaria dell’Etiopia, le cui foglie contengono catinone e catina, sostanze psicoattive correlate all’amfetamina, che producono stati di eccitazione e di euforia. E possono provocare forme di dipendenza.
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