La storia di Lavazza è una storia di sostenibilità, nata prima ancora che questo termine entrasse nell’uso corrente.
Resta infatti celebre una frase del fondatore Luigi Lavazza che, dopo un viaggio in Sud America, vide distruggere raccolti di caffè non venduto: “In un mondo che distrugge i beni della natura io non ci sto”.
Luigi Lavazza vide quindi prima di molti altri – imprenditori ed economisti – il rischio di considerare sempre disponibili e potenzialmente infiniti i beni della natura. Partendo da qui Lavazza ha costruito nel tempo un percorso imprenditoriale che considera la sostenibilità in modo ampio, un valore che va condiviso con tutti gli attori del sistema socio-economico.
In nome di scelte che, fatte oggi, incideranno sulla qualità della vita delle generazioni future. Scelte che hanno come obiettivo quello di creare valore condiviso nel tempo. E’ il caso delle nuove capsule EP Black che vengono infatti prodotte grazie all’apporto del 20% di poliaccoppiato plastico – costituito principalmente da polipropilene – riciclato proveniente dalle produzioni di altre capsule Lavazza.
Questo numero non è solo una fredda percentuale ma porta con sé una serie di risultati oltremodo concreti: il ridotto utilizzo di materia plastica vergine proveniente da fonte fossile e la riduzione dei chilometri percorsi ogni anno dalla materia prima stessa: fino a 112 camion in meno su strada ogni anno, con un risparmio di circa 14.000 chilometri.
Non è certamente casuale che questa importante novità sia legata ad uno dei fiori all’occhiello dell’azienda. Fu proprio nel 1989, quando l’azienda capì l’importanza della distribuzione automatica.
Da allora il settore Vending è diventato sempre più strategico, sia in termini quantitativi– oltre 2 milioni e mezzo di macchine vendute in tutto il mondo – sia qualitativi, fornendo un eccellente banco di prova per soluzioni che si sono rivelate vincenti anche nel settore domestico.
Ventisei anni di storia che hanno sancito un percorso di innovazione passando per la versione monodose, senza dimenticare la macchina firmata Pininfarina.
Fino ad arrivare alla EP Black, esempio di una strada che garantisce gli elevati standard qualitativi e di sostenibilità dei propri prodotti. Questa è la via scelta da Lavazza, improntata ad una dimensione olistica della sostenibilità.
Ossia un approccio a 360 gradi, integrato al business, che oggi non può che considerare ancor più preziose le risorse naturali, puntando sull’ottimizzazione del loro impiego. Proprio questa consapevolezza ha portato – grazie ad un modello di ricerca applicata – alla recente presentazione, in collaborazione con Novamont, della prima capsula compostabile per espresso italiano.
Si tratta dello stesso impegno e della stessa visione lungimirante che stanno governando la reingegnerizzazione delle capsule tradizionali.
L’azienda sta quindi lavorando sia a monte che a valle della catena di produzione: ottimizzazione delle soluzioni e dei prodotti esistenti, riducendo o riciclando gli scarti di lavorazione che danno linfa ad altre catene produttive con un approccio di design sistemico – per il quale gli output di un processo diventano gli input per un altro, creando così realtà tendenti a emissioni zero; valorizzazione del fine vita attraverso l’utilizzo di materiali compostabili come il Mater-Bi.
Lavazza in tal senso adotta da alcuni anni un approccio alla sostenibilità di life cycle thinking. In quest’ottica conduce una valutazione degli impatti ambientali dei prodotti secondo gli standard UNI EN 14040/44/67 attraverso la metodologia del life cycle assessment (LCA).
L’approccio LCA implica una valutazione degli aspetti ambientali lungo tutta la catena del valore partendo dalla materia prima e dai processi di lavorazione nei Paesi di origine del caffè, passando attraverso gli stabilimenti produttivi, gli imballi, le macchine per il caffè, i trasporti delle materie prime e dei prodotti finiti fino allo smaltimento del prodotto stesso. Sostenibilità lungo tutta la catena del valore, dunque.
Ed il gusto? Quello rimane invariato: eccellente … come sempre.