MILANO – Una tazza per il caffè sarà il primo oggetto di uso extra-terrestre a entrare nella collezione del MoMA di New York. Non una tazza qualunque. Bensì LA TAZZA usata da Samantha Cristoforetti per bere l’espresso sulla Stazione Spaziale Internazionale.
È stata la stessa Samantha a farne dono alla celebre istituzione newyorchese, che dedica un intero piano del proprio museo all’architettura e agli oggetti di design.
Come è nata questa tazza?
Facciamo un passo indietro. Riavvolgiamo idealmente il nastro della storia alla data del 3 maggio 2015. Il giorno in cui è stato possibile per la prima volta sorseggiare un espresso nello spazio, grazie al progetto ISSpresso di Lavazza e Argotech.
Sorseggiare? È una parola
I principi che regolano la fluidodinamica dei liquidi nello spazio sono molto diversi da quelli che regnano sulla terra. Fenomeni che hanno un impatto trascurabile sul nostro pianeta diventano preponderanti nello spazio, in assenza di gravità.
Da cui un comportamento aleatorio e imprevedibile delle sostanze liquide, che costringe gli astronauti ad assumere le bevande con particolari accorgimenti.
Per quanto riguarda l’ISSpresso, il caffè veniva inizialmente erogato in una speciale sacca e sorbito con una cannuccia. Non la migliore delle esperienze di degustazione.
Servizio spaziale
Per fortuna, la capsula Dragon ha recapitato alla stazione spaziale, un “servizio” di particolari tazzine, progettate per poter bere anche in assenza di gravità.
Il set di sei tazzine fa parte dello studio “Capillary Beverage”, portato avanti da diversi anni. Il design e i materiali usati fanno sì che questi contenitori riescano a trattenere il liquido al proprio interno, grazie all’effetto della capillarità.
Per merito della geometria particolare, inoltre, la bevanda “si accumula esattamente nel punto in cui il liquido viene portato alla bocca” come spiega Mark Weislogel, un fisico specializzato in meccanica dei fluidi che ha contribuito allo studio.
Un Unico inconveniente
La forma della tazza costringe l’utilizzatore a tenere il naso direttamente sul caffè. Poco male, comunque. Poiché nello spazio gli aromi non si alzano verticalmente e gli astronauti perdono parte del loro odorato.
To boldly brew …
Astrosamantha ha comunque apprezzato. Almeno a giudicare da questo tweet, che scherzosamente fa il verso al noto incipit di Star Trek: “ To boldly go where no man has gone before” (“Spingersi audacemente oltre quei confini che nessuno ha mai osato valicare”)