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martedì 15 Aprile 2025
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L’espresso a Napoli aumentato del 32% ma non dipende solo dai dazi di Trump, Schiavon, Caffè Borbone: “Tutto parte dal Covid: non ci sono soluzioni uniche”

Marco Schiavon: "A febbraio 2025, l’Arabica costa il triplo, la Robusta il doppio. I torrefattori comprano al prezzo che trovano"

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La tazzina di espresso a Napoli ha subito un rincaro del 32% passando da 1,03 a 1,22 euro. Tra le cause principali dell’aumento ci sono le oscillazioni del mercato e il cambiamento climatico: lo affermano Marco Schiavon, amministratore delegato di Caffè Borbone, Marco Simonetti, a.d. di Caffè Toraldo e Corrado De Falco, chief operations Officer di Kimbo. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Paola Cacace per il Corriere della Sera.

Il rincaro dell’espresso a Napoli

NAPOLI – La “tazzulella” di caffè costa sempre di più. Secondo l’Osservatorio del Ministero del Made in Italy, l’espresso è passato da 1,03 a 1,22 euro (+32% a Napoli). Ma il rincaro ha radici lontane.

“Tutto parte dal Covid: il cambiamento nei consumi e la carenza di caffè in borsa – commenta Marco Schiavon, AD di Caffè Borbone, come riportato da Il Corriere della Sera– unito a tre anni di scarsa produzione in Brasile, Vietnam e Indonesia hanno creato una volatilità senza precedenti. A febbraio 2025, l’Arabica costa il triplo, la Robusta il doppio. I torrefattori comprano al prezzo che trovano”.

“Le oscillazioni nel mercato del caffè sono state provocate da una serie di cause, tutte tra loro collegate – dice Marco Simonetti Ad di Caffè Toraldo sempre al Corriere – Come noto, il caffè è una delle principali commodity, regolata da due borse: quella di Londra per la robusta e quella di New York per l’arabica. Tra i fattori principali ci sono il cambiamento climatico, che ha alterato il ciclo delle piogge e della siccità nei paesi produttori, e la crescente domanda dai paesi asiatici, soprattutto Cina e India, spinta dai giovani e dai social. Se il consumo crescesse, i prezzi potrebbero salire ulteriormente. Inoltre, le speculazioni in borsa alimentano i rialzi”.

D’accordo Corrado De Falco, chief operations Officer di Kimbo, che afferma sempre come riportato da Il Corriere della Sera: “L’aumento della domanda globale ha reso il caffè una delle bevande più consumate. Anche problemi climatici e difficoltà logistiche hanno inciso sul rincaro. Siccità e gelate in Brasile hanno ridotto drasticamente la produzione. Il risultato combinato è che oggi la quotazione del caffè è 5 volte superiore alla media del 2021, sia per Robusta che per Arabica. Al valore di borsa va aggiunto poi il differenziale, un valore che varia in base alle singole origini, in alcuni casi in base alle singole piantagioni. Fortemente legato quindi alle politiche di approvvigionamento dei singoli torrefattori”. E in effetti, se si fa un paragone rispetto al 2023 i prezzi sono triplicati.

In particolare, per la Robusta, considerando il livello minimo della quotazione del caffè nel 2023 si è passati da 1.800,80 dollari per tonnellata agli attuali 5.640 dollari (dato aggiornato al 26 marzo 2025). Poi ci sono gli Houthi. “Il blocco di Suez ha ritardato di un mese l’arrivo del caffè asiatico, spingendo i torrefattori ad accumulare scorte” ha aggiunto Schiavon di Borbone.

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