Erminia Nodari ha fatto della sua passione per il caffè una professione a 360 gradi, iniziata nel 1995: originaria di Bergamo, fondatrice col marito della di Art Caffè Torrefazione e in seguito Critical Coffee nonché componente dell’Advisory Group della Slow Food Coffee Coalition, il suo curriculum è una conferma del suo sviluppato know-how della bevanda. Su queste pagine ha parlato di filiera, di tracciabilità, sostenibilità e qualità.
Ora torna su queste pagine con una riflessione sul brand CosMc’s, la catena di caffetterie di McDonald’s, rispondendo all’articolo firmato da Matteo Borea (è possibile leggerlo qui). Di seguito riportiamo le opinioni dell’esperta.
CosMc’s: il nuovo format di McDonald’s
di Erminia Nodari
MILANO – “L’articolo pubblicato a firma dell’amico Matteo Borea ci induce a molte riflessioni.
Chi, come me e Matteo, ha trascorso molto tempo a contatto diretto col cliente,
sa quanto sia da sempre fondamentale il ricordo che l’esperienza globale lascia e spesso,
il prodotto, vive proprio in funzione di quel ricordo, una parte se non marginale, complementare.
Siamo ormai da decenni tutti d’accordo che, sia in un contesto reale che virtuale, è l’ambiente (visivo, sonoro, olfattivo) a provocare emozione, e che questa emozione è fortemente condizionata dai fattori culturali di riferimento della fascia di consumatori che si vuol coinvolgere.
La realtà virtuale aiuta perché è sempre e comunque soggettiva e fortemente emotiva, quindi non rende visibili e percepibili i difetti che sono parte del reale. Infatti, il reale viene disegnato e realizzato ad imitazione del virtuale.
L’edonismo culturale degli anni ’80 determinò il primo passo importante verso il cambiamento anche per i locali pubblici, che smisero di essere bar per diventare luoghi di incontro esperienziale, focalizzati su condivisione emotiva e non su consumo e segnò un passo importante nel rapporto col consumatore, che, attraverso i viaggi, il tempo libero, le vacanze trascorse in villaggi turistici, cercava l’esperienza, l’emozione, da portare a casa.
Il coinvolgimento, la partecipazione, l’evento esperienziale, sono tutti approcci auspicabili per una evoluzione dei consumi e verso una maggiore consapevolezza negli acquisti, tuttavia, in fatto di cibo e, per quanto ci riguarda, di caffè, penso che non debba essere perso di vista il valore qualitativo e originario, frutto di ricerca, investimenti e sforzi da parte dei produttori.
L’esperienza emotiva, effimera in quanto tale, viene utilizzata per allontanare l’attenzione
dalla qualità reale, mentre la specialty coffee community e l’industria del caffè in generale, se vuole alzare il valore, deve a mio avviso puntare sul coinvolgimento esperienziale fondato sulla narrazione e sulla trasparenza, sulla conoscenza e l’informazione senza allontanare l’attenzione dagli attributi dell’oggetto dell’esperienza.
L’operazione di marketing promossa da McDonald’s, se non ho capito male, coinvolge la fascia più giovane dei consumatori dando loro la possibilità di intervenire in modo creativo sulle consumazioni e quindi sul loro stesso valore, modificandone l’origine, senza alcuna nozione.
Il rapporto che i giovani hanno col cibo, già difficile e contraddittorio e alla base di tante fragilità, viene ancora una volta sfruttato da una operazione di marketing, sicuramente ben condotta, ma non a vantaggio di trasparenza, consapevolezza e crescita dei valori sociali, ma solo, forse, economici, perché va a colpire facilmente la fascia giovanile meno attrezzata e più vulnerabile.
Sarebbe interessante promuovere un dibattito sulle funzioni del marketing emozionale per
crescita effettiva di un mercato consapevole e dell’utilizzo che invece ne fanno le multinazionali e non solo loro, per allontanare l’attenzione dall’effettiva qualità.
Leggere le recensioni dei clienti sull’offerta di ristoranti, locali, caffetterie e coffee shop è un bell’esercizio per capire e conoscere il grado di consapevolezza dei consumatori, che non sempre, se la bevono”.
Erminia Nodari