MILANO – HostMilano è alla seconda giornata di apertura e il calendario degli eventi sembra inesauribile. Il giro in fiera prosegue a passo spedito: anche quando si è seduti, si continua a prendere appunti perché il settore del caffè è vasto almeno quanto il salone dell’hospitality. E molto di più. Per orientare la bussola all’interno dell’universo del chicco, la Mumac Academy, con la sua arena dedicata alla diffusione della cultura del caffè. Grazie a diverse voci di esperti che si sono alternate dietro il microfono. La prima a trasportare gli ospiti in un campo delicato, ovvero quello della sostenibilità, è Erika Koss. Che ha aperto la serie di interventi con il suo discorso dal titolo “Sustainability and Resilience in the 21st Century coffee industry.”
Erika Koss: chi è la prima Coffee guru
Originiaria della California ha fatto un bel salto geografico, andando a vivere a Nairobi in Kenya. Persona eclettica, unisce dentro di sè diversi spiriti: scrittrice, viaggiatrice, insegnante ma, soprattutto, osservatrice appassionata del caffè. Prodotto che ha saputo reinterpretare dal punto di vista dei diritti umani.
Le ricerche di Erika Koss
Tutte con focus sulla sostenibilità e la resilienza del mercato globale del mercato caffeicolo, concentrandosi in particolare sull’Africa orientale. Il suo lavoro mettono in discussione la gestione globale, le politiche nazionali del caffè e soprattutto la necessità di affrontare il cambiamento climatico e le questioni di genere nel settore. Ma Erika Koss si è anche sporcata le mani da vera operatrice.
Erika Koss dietro il bancone
Per l’esattezza, dietro quello di uno Starbucks Coffee di San Diego e di Boston. E poi instancabile cittadina del mondo, con biglietti aerei per mete lontane e d’origine come il Kenya, l’Uganda, la Rwanda; Nicaragua, Porto Rico e Hawaii. E pure qualche incursione nelle più note torrefazioni del Nord America e Nord Europa.
Su Erika Koss ancora si potrebbe scrivere un’enciclopedia (la mole dei suoi lavori è impressionante). Ma, per comprendere meglio la natura del suo intervento per la Mumac Academy a HostMilano, ancora solo qualche informazione. Erika Koss è membro dei Creator’s Group che hanno redatto il curriculum per il Sustainability Coffee Skills program per la Specialty Coffee Association.
E ora a lezione dal vivo con Erika Koss
La coffee guru, microfono e schermo accesi, vestito rosa shocking, procede con un approccio etimologico della sostenibilità. A partire dall’originaria definizione data dal poeta londinese Geoffery Chaucer, il papà della letteratura inglese. Per sottolineare lo stretto legame tra la bellezza e la sostenibilità.
Un sostantivo che deriva dal verbo “to substain”. Ed è proprio su questo punto che Erika Koss vuole far partire la sua visione di sostenibilità, considerando come focus su cui concentrarsi proprio le famiglie di coltivatori.
Esistono degli obiettivi di sviluppo sostenibile
E ovviamente coinvolgono anche il settore caffeicolo: i traguardi da raggiungere sono previsti per il 2030. Un tempo davvero ridotto per cambiare un contesto attualmente piuttosto critico. Ma le origini di questo processo partono da lontano, con la sua stessa definizione da parte di una donna, Gro Harlem Brundtland che definisce lo sviluppo sostenibile come “the needs of the present without compromising the ability of future generations to meet their own needs.” (uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la possibilità per le nuove generazioni di venir incontro alle loro stesse necessità).
Erika Koss: un breve excursus sulla storia del caffè
Un racconto che inizia con la schiavitù e che, in qualche forma, continua oggi nei Paesi d’origine come il Kenya. Basta pensare alle condizioni di abuso in cui spesso vivono e lavorano le donne in questi luoghi.
Poi un salto in avanti e con Erika Koss si passa all’anno di svolta per il settore: il 1962, quando è avvenuta la prima conferenza sul caffè, dal quale è nato l’Ica (International coffee agreement). Un accordo che poi è collassato nel 1989: un’altra data importante per poter analizzare la crisi che ha colpito in maniera molto simile lo scorso anno, il mercato.
Dopo la sostenibilità, la resilienza
Un’altra parola che sta assumendo la stessa importanza che ha avuto negli ultimi anni il termine sostenibilità. Erika Koss sottilinea quindi l’esempio dei coltivatori del Kenya, che sono sicuramente l’esempio più resiliente di essere umano che abbia mai conosciuto. Il punto resta lo stesso: come fare per aiutare questa loro capacità, sostenendoli?
La verità sui Paesi produttori
Tra i Paesi più poveri al mondo, non è esattamente una coincidenza il fatto che si trovino proprio i Paesi produttori di caffè. Questo perché chi gode effettivamente dei margini di profitto, sono i mercati importatori. Esiste però un problema che sempre più negli ultimi tempi, dovrà far riconsiderare gli equilibri della filiera: l’aumento della domanda di consumo della bevanda, rispetto invece alla diminuzione della produzione della materia prima.
Erika Koss mette davanti al pubblico un semplice quesito: volete continuare a bere caffè nei prossimi anni? Bene: pensate ai produttori.
E se pensiamo ai produttori, pensiamo anche alle donne
E’ innegabile infatti che nelle stesse zone, la questione di genere è da affrontare con la stessa urgenza. Questo perché sono proprio le donne a svolgere i molti lavori in piantagioni. Quindi, quando beviamo il caffè, Erika Koss ammonisce: tenete conto della lunga giornata di lavoro fisico svolto da queste donne.
Il modo per attuare un cambiamento per queste famiglie, è rendere la coltivazione una fonte di reddito.
Una soluzione pratica: Coffee sustainability Program
Un corso inserito all’interno dell’offerta didattica prevista dalla Specialty Coffee Association, e di cui sono veri e propri maestri solo 4 persone al mondo, inclusa la stessa Erika Koss. Insieme, si muovono per il mondo e anche in modalità online, per diffondere questo programma. Una delle tappe è prevista in Italia all’interno della Mumac Academy.
Alcuni degli obiettivi sono legati proprio ai temi della sostenibilità: partendo innanzitutto dall’individuare chi è davvero a pagare il prezzo del caffè. Per creare un linguaggio comune intorno al discorso sostenibilità, che sia approfondito e ampio. Infine, per condividere le risorse in modo da capire cosa abbia o non abbia funzionato fino a oggi. Trovare soluzioni complesse sia dal punto di vista sociale, che ambientale, che economico. Soprattutto, per creare una comunità che contribuisca insieme allo sviluppo di tutta la filiera.
Un lavoro organico che deve procedere per gradi, verso una sempre maggiore consapevolezza del duro lavoro che sta dietro una tazzina. E che è il momento di far uscire dall’ambito dei professionisti, per raggiungere il consumatore finale.
Per non perdersi gli altri appuntamenti, il calendario completo lo si trova facilmente sul sito internet e sulle pagine social ufficiali Mumac Academy su Facebook e Instagram.