MILANO – La situazione è pesante in tutta Italia, per chi da retta alle disposizioni. Ma gli altri si adegueranno presso, non c’è tempo da perdere. In questo fosco scenario diamo conto della realtà di Trieste, una delle capitali italiane del caffè, attraverso un articolo de Il Piccolo firmato da Laura Tonero.
TRIESTE «Chiuso per ferie». Da ieri fuori dal Caffè Tommaseo a Trieste un cartello avverte città che lo storico locale riprenderà la sua attività il 14 marzo. «A quel punto, valuteremo la situazione – anticipa Claudio Tombacco che con la sua famiglia gestisce il caffè più antico di Trieste, aperto nel 1830 – e decideremo se tenere chiuso un’altra settimana o riaprire».
Lo stop è il primo effetto tangibile sul comparto dei pubblici esercizi di Trieste dell’emergenza coronavirus. Un maremoto che non guarda in faccia nessuno e sta travolgendo persino i caffè storici. «Nel mese di marzo, gli eventi, le iniziative culturali, le feste di matrimonio o di laurea rappresentato il 70% del fatturato, – spiega Tombacco -. Ora sono stati tutti annullati e il lavoro, complice anche l’assenza di turisti, è precipitato. Così, a malincuore, visto il vuoto “cosmico”, ho deciso di chiudere per ferie».
L’imprenditore testimonia che fino alla scorsa domenica, un po’ di lavoro c’era. «Quando gli stessi governatori regionali volevano riaprire i loro territori, sembrava si ripartisse, – spiega – invece, con il primo caso di contagio in Friuli Venezia Giulia e le nuove disposizioni prese a livello nazionale, la città si è fermata».