mercoledì 02 Ottobre 2024

Entro 10 anni, il Brasile potrebbe diventare il massimo produttore mondiale di robusta

A differenza di quanto accade in Vietnam, dove molti coltivatori hanno sostitiuto il caffè con il pepe o gli alberi da frutto – come l’avocado o il durian – in Brasile, i produttori stanno invece investendo in tecnologie di irrigazione, gestione del terreno e selezione colturale, per migliorare tanto le rese unitarie, quanto la qualità. Ciò ha consentito di raggiungere livelli di produttività senza precedenti nell’Espírito Santo, massimo stato brasiliano per la produzione dei robusta, ma anche e soprattutto in Bahia e Rondônia

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MILAN – Il Brasile massimo produttore mondiale di caffè, anche per i robusta: uno scenario che sarebbe stato considerato poco realistico non molti anni fa. Ma che oggi appare invece potenzialmente possibile: secondo alcune proiezioni, il sorpasso sul Vietnam potrebbe avvenire addirittura nel giro di una decina di anni.

Ricaviamo questo e altri spunti da un’analisi di recente pubblicazione a firma di Guilherme K.K. Morya, Senior Analyst di Rabobank, che fa il punto sull’ascesa nei mercati mondiali del caffè robusta brasiliano, noto anche con il nome di conilon, da una storpiatura del nome della cultivar congolese Kouilou, da cui deriva.

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L’ipotesi è tutt’altro che peregrina. Secondo i dati del dipartimento Usa dell’agricoltura (Usda), la produzione di caffè robusta brasiliano è cresciuta, nell’ultimo decennio, a un tasso annuo del 3,3%. Le stime per quest’anno parlano di un raccolto di 21,7 milioni (molto più bassa la stima ufficiale Conab, di 15,2 milioni).

Se gli incrementi produttivi proseguissero a questo ritmo, il Brasile potrebbe superare i 30 milioni di sacchi entro 10 anni e scavalcare il Vietnam, che nello stesso periodo ha registrato un tasso di accrescimento negativo del -0,2%.

Sul fronte dell’export, la leadership vietnamita appare inscalfibile. Ma gli imbarchi di robusta del Brasile sono in vorticosa ascesa: nei primi 8 mesi dell’anno solare 2024 hanno raggiunto quota 6,1 milioni di sacchi, con un impressionante incremento del 212%.

A differenza di quanto accade in Vietnam, dove molti coltivatori hanno sostituito il caffè con il pepe o gli alberi da frutto – come l’avocado o il durian – in Brasile, i produttori stanno invece investendo in tecnologie di irrigazione, gestione del terreno e selezione colturale, per migliorare tanto le rese unitarie, quanto la qualità

Ciò ha consentito di raggiungere livelli di produttività senza precedenti nell’Espírito Santo, massimo stato brasiliano per la produzione dei robusta, ma anche e soprattutto in Bahia e Rondônia.

Quest’ultimo stato – che era, un tempo, uno dei fanalini di coda della caffeicoltura brasiliana – ha registrato, quest’anno, una produttività media vicina ai 53 sacchi/ha.

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