MILANO – Il Convegno Gran caffè Italia organizzato a Napoli lo scorso 14 dicembre dal Comitato italiano del caffè si è concluso con le voci di esperti e professionisti del settore. Un appuntamento così importante, che ancora oggi, nonostante la chiusura dell’incontro, si sente l’eco della conoscenza del campo. Su Comunicaffè, procede l’eco di quell’appuntamento con l’intervista a Enrico Venuti sui temi trattati durante la giornata di lavori. Venuti è il Presidente del consiglio di amministrazione della Sandalj Trading Company di Trieste.
Enrico Venuti commenta l’evento napoletano
Il Comitato italiano del caffè ha organizzato un evento a Napoli dove aziende concorrenti si sono incontrate in uno spirito di straordinaria colleganza e anche amicizia.
È l’occasione buona per dare autorevole e unitaria rappresentanza a tutte le componenti del comparto?
“Si è trattato di sicuro di un lavoro encomiabile degli organizzatori. Un sentito ringraziamento va agli amici Mario Rubino e Mario Bruscino, per questa manifestazione.
Un evento che, dopo anni, ci ha reso fieri di essere italiani ed avere la fortuna di lavorare assieme nel caffè. Abbiamo respirato l’aria di Napoli, tra innovazione e tradizione, arte, cultura; cibo e musica.
Sensazioni che soltanto in Italia si percepiscono; soprattutto nelle città di mare dalle lontane tradizioni caffeicole. Nonostante il periodo pre-festivo, eravamo numerosi, direi quasi tutti.
E’ proprio a Napoli che, a mio modesto avviso, è scattata la molla che unirà le tante anime del comparto. Per rendere il Comitato italiano del caffè una voce univoca e rappresentativa a tutti i livelli.”
Spesso si leggono affermazioni strane, inesatte anche sul caffè.
Il Comitato è l’organismo giusto per intervenire in difesa, a sostegno del comparto?
“Il Comitato ha, ed avrà, un compito gravoso ma stimolante.” continua Enrico Venuti. – Ovvero, riunire tutti gli operatori e le associazioni del comparto caffeicolo sotto l’unica bandiera: il tricolore.
Difendere quindi il made in Italy e l’espresso italiano; proteggere e far capire soprattutto ai consumatori il valore del caffè prodotto dalle aziende Italiane. Sempre più attaccate dalle multinazionali estere assetate di tutto ciò che è Italian sounding; difese, da regole europee che poco hanno a che fare con la nostra cultura e tradizioni.”
Invertire la rotta
Continua Enrico Venuti. “Dobbiamo essere noi Italiani a dettare le regole all’europa sul caffè espresso, la cuccuma e la moka.
Non dobbiamo permettere, per colpa del nostro innato campanilismo, e delle gelosie di quartiere, di lasciar cadere in mani straniere le nostre eccellenze. Ha fatto bene Marchionne a non cedere l’Alfa Romeo agli inquinatori teutonici.”
Un’altra sfida per il Cic
“Quella che il Comitato dovrebbe far propria è una sorta di inversione sull’antipatica e ormai obsoleta abitudine delle “ regalie “ai bar.
Parliamo del solito slogan del “più cultura e formazione sulla qualità “ – vi regaliamo corsi di formazione e vi insegniamo a marginare. Infondendo così anche nei giovani la voglia di intraprendere il nobile mestiere del barista.”
Tra i temi esposti con maggior forza c’è la qualità
“E’ emersa dai dati come l’unico modo per aumentare i consumi in Italia e, soprattutto, l’export del nostro torrefatto.
I temi trattati al Museo Pignatelli sono stati di altissimo livello. Con oratori qualificati e qualificanti.
Bastava avere l’umiltà di scrollarsi da dosso la polvere accumulata (nel mio caso 37 anni) ed ascoltare con curiosità. Certo si è parlato della qualità ma ormai tutti lo fanno.”
Qualità e specialty
Affronta la questione dello Specialty Coffee, Enrico Venuti.
“Sono stati anche i temi trattati a Ginevra lo scorso ottobre allo Scta. Ma sono state molto più convincenti e fondate le parole dette a Napoli, da professori e professionisti non stipendiati da industrie caffeicole, rispetto a quelle sentite allo Scta da manager di multinazionali del settore.
Lo sforzo di tutto il comparto è nell’export
“Ma, per far aumentare i consumi sia in Italia che all’estero bisognerebbe mescere alla clientela meno caffè “ potabili “ o, come direbbe il mio maestro Edy Bieker “meno vino in cartone e più Villa Russiz”.
Servirebbe inoltre creare cultura nelle aziende e, conseguentemente, nel consumatore. Prendendo esempio dal settore vinicolo dopo lo scandalo dell’etanolo.”
Altro argomento i giovani
Bevono poco caffè o non la bevono. Perché e che cosa si può fare?
“Altrove, come ad esempio in Gran Bretagna e in Corea del Sud, sono i giovani a trainare i consumi.
Il mio primo caffè l’ho bevuto durante la preparazione degli esami di maturità, e così tutti all’epoca. Ne sono poi diventato assiduo consumatore durante il periodo della leva.
Ma venendo ad oggi. Ai giovani piace tutto cio’ che è moda. Sono abituati a girare il mondo, e le radici anziché prenderle dalla famiglia le assorbono da Internet e dai social.
Quindi, dato che ormai il danno è fatto, ascoltiamoli, stimoliamoli incuriosendoli. Invitiamoli a visitare i porti, i magazzini; a toccare con mano il prodotto, open days delle torrefazioni, e delle nostre aziende.”
Sandalj, l’Accademia e Francesca Bieker
Prosegue Enrico Venuti. “Con questi elementi, abbiamo proposto lo scorso Febbraio, un ciclo di formazione alla cittadinanza triestina tutti i lunedì. Erano cicli di un’ora e mezza.
Vi posso garantire che avevamo sempre il pienone di giovani e che molti di essi non avevano mai visto il caffè crudo. Siamo un paese di eccellenze ma vecchio. Non diamo spazio al futuro dei nostri figli.
Basti guardare chi ci governa. Ovvero distese di chiome bianche. Ma che ne sappiamo dei bisogni e dei gusti delle nuove generazioni? Forse ai ragazzi non piace il gusto del vinello in cartone?”
Starbucks aprirà a Milano il primo locale, una Roastery, alla fine del 2018
Sarà un pericolo o un’opportunità per il comparto italiano del caffè?
“Mio nonno e poi mio padre mi hanno ripetuto questa frase alla noia: “ una nazione senza memoria storica non ha diritto ad un futuro “.
Abbiamo forse dimenticato che siamo debitori agli Americani della nostra libertà, del benessere e che i crudeli invasori erano altri?
Gli Americani ci devono pure l’invenzione del caffè allungato “ poi caffè all’americana “
Non commettiamo il solito errore. Ovvero quello di vedere nemici gli amici. Ben vengano quindi gli Starbucks. Sarà motivo di sana competizione e crescita di tutto il comparto.
Abitueranno i consumatori a nuovi sapori ed a pagare il caffè al giusto prezzo. Non ho mai visto negli Starbucks in giro per il mondo qualche listino prezzi al di sotto dei 2/3 euro.
Sono altresì convinto che, se a Milano o a Seattle si aprisse vicino ai locali Starbucks un locale “ Napoli Italia “, con tutte le prelibatezze del territorio, sarebbe un successo a prescindere.”
La Sandalj Trading Company è stata pioniera in Italia per i caffè speciali
C’è qualche novità all’orizzonte? Nuove origini? Caffè ancora più buoni?
“La Sandalj in persona del nostro compianto Vinko e di Edy Bieker, già da più di 20 anni ha iniziato a educare la clientela con i caffè Tracciabili.
Si è iniziato proponendo dei lotti con una qualità superiore, che nemmeno i produttori sapevano di avere. Perché, la valutazione fatta con il metodo “alla brasiliana”, e’ ben diversa da quanto si può scoprire con l’espresso.
Oggi c’e’ l’invasione dei caffè definiti “specialty”, con elevati punteggi Sca. Ma la maggior parte dei campioni che arrivano da moltissimi produttori, non risultano essere all’altezza del giudizio che li accompagna.
Per questo motivo noi non inseriamo nel nostro listino dei caffè con la definizione “specialty”. Ma continuiamo a chiamarli “Tracciabili”.
Solo i pochi lotti che superano l’esame della degustazione in Espresso ed esprimono effettivamente delle qualità sensoriali superiori alla norma, oltre a una completa tracciabilita’, vengono presi in considerazione.”
Enrico Venuti ancora sugli Specialty
“La difficoltà di trovare però dei riferimenti seri dalle varie origini, sono sempre più evidenti. Alcuni produttori ci hanno chiaramente detto “tanto i lotti da voi rifiutati li vendiamo comunque, sia in Italia che in altri paesi”.
Per chiarire definitivamente la confusione che si sta creando, noi abbiamo da molti anni un tipo di Guatemala sempre presente nel nostro listino.
Tutte le partite acquistate nel 2017, hanno un punteggio Sca pari a 86. Questo dato, però, non lo abbiamo mai divulgato in quanto, pur essendo un caffè molto buono, non lo abbiamo giudicato specialty. Non lo vendiamo infatti come tale.
Continuiamo però a ricercare con perseveranza e fiducia. Siano certi gli amici che ci seguono che nuove proposte interessanti sono all’orizzonte. Ma, sino alla verifica definitiva dei campioni di sbarco, preferiamo non anticipare nulla.”
Napoli è stato detto che il caffè più buono deve costare di più e che la tazzina a un euro non va bene. Che cosa ne pensa?
“Lo ribadisco con forza. Se il caffè è buono deve costare di più. La differenza tra caffè buoni e non – è di millesimi di cent per tazzina. Ma, evidentemente, ancora in molti preferiscono speculare sull’acquisto della materia prima.
Questa poi, è solo la punta dell’iceberg. Vogliamo parlare dei costi di gestione dei bar? Delle tasse e gabelle – vassalli, valvassini, valvassori e bar (ex servi della gleba)?”.
Le capsule sono una risorsa per i caffè speciali?
Anche un esercizio pubblico le può usare per avere il prodotto sempre fresco anche se non richiesto da tutti i clienti?
“A questa domanda rispondo con una provocazione.Visto che ritengo le capsule l’Amazon/Alibaba dei Bar. Capsule : Bar /Pubblici esercizi = Amazon : Negozi di quartiere.”