MILANO – Crolla la produzione di caffè del Salvador. Secondo i dati elaborati dall’ufficio di San Salvador del Servizio agricolo estero (Fas) di Usda, il raccolto 2013/14 (ottobre-settembre) è stato di soli 507.000 sacchi da 60 kg: quasi il 60% in meno rispetto agli 1,25 milioni di sacchi raccolti nell’annata 2012/13.
Mai la produzione era scesa così in basso negli ultimi ottant’anni. Secondo il Consiglio salvadoregno del caffè (Csc), la drammatica flessione dell’output va imputata, in primo luogo, all’epidemia di ruggine del caffè, che ha duramente colpito le piantagioni del paese centro americano nella stagione trascorsa.
Il prossimo anno è prevista una parziale ripresa, legata soprattutto a fattori di ordine ciclico. La produzione dovrebbe risalire – nelle previsioni degli esperti di Usda –a 675.000 sacchi, rimanendo comunque molto al di sotto delle medie storiche. E su tutto pende la spada di Damocle del fenomeno El Niño, che potrebbe alterare le normali condizioni climatiche infierendo ulteriormente su una situazione già critica.
Il governo sta cercando di far fronte all’emergenza roya con varie misure di sostegno ai produttori (riscadenziamento dei debiti, fornitura di fungicidi, fertilizzanti e altri input), ma gli interventi si sono rivelati spesso intempestivi e insufficienti – osserva il report – anche per la mancanza di un efficace coordinamento istituzionale tra tutti gli attori della filiera.
La coltura del caffè nel Salvador rimane la principale fonte di occupazione nelle aree rurali. Le sole operazioni di raccolta creano ogni anno 130 mila posti di lavoro. Per salvare il settore sarà essenziale mettere a punto un’efficace strategia di lotta all’Hemileia vastatrix, con opportune misure di profilassi fitosanitaria e un vasto piano di rinnovo delle colture, con cultivar resistenti.
Tutte priorità già definite dal precedente governo, rispetto alle quali l’esecutivo del nuovo presidente Salvador Sánchez Cerén, in carica dal 1° giugno, dovrà riaffermare il proprio impegno.
Molto importante, inoltre, l’ulteriore riqualificazione dell’offerta. Sin d’ora, i caffè differenziati costituiscono il 30% dell’export salvadoregno
Oltre 230 produttori sono certificati Rainforest; in espansione anche le altre certificazioni equo-solidali e sostenibili (UTZ, C.A.F.E., ecc), come pure le certificazioni Igp.
L’ultimo concorso di Cup of Excellence – organizzato da Csc – si è concluso con eccellenti riscontri e, nell’asta online, i lotti finalisti sono stati collocati a un prezzo medio di oltre 9 dollari e mezzo per libbra, con punte di 28-29 dollari!
L’export 2013/14 è stimato in 417.450 sacchi da 60 kg, anche in questo caso in forte calo (-63,8%) rispetto all’annata precedente. Gli Usa rimangono il principale mercato del caffè salvadoregno, con 189.940 sacchi esportati. Seguono – a grande distanza – Germania (63.452 sacchi), Canada (23.795 sacchi) e Svezia (22.960 sacchi).
L’Italia è l’ottavo clientepiù importante, con un export verso il nostro paese stimato, per il 2013/14, in 10.854 sacchi.
Varie missioni commerciali hanno promosso, di recente, i caffè del Salvador nei mercati del nord America, dell’Europa e dell’Asia.
I consumi interni si attesteranno, quest’anno, a 275.000 sacchi, per una popolazione di circa 6,2 milioni di abitanti. Paradossalmente, la maggior parte del caffè consumato localmente è solubile di provenienza estera, importato principalmente da Brasile, Messico e Nicaragua. Il consumo di caffè torrefatto è stimato in appena 31.000 sacchi.
Nuovi marchi si stanno affacciando sul mercato contribuendo ad allargare l’offerta commerciale. Cresce anche il numero di caffètterie e coffee bar, soprattutto nei grandi centri urbani.
Tra gli importanti operatori stranieri che si stanno affacciando su questo mercato c’è anche Café de Colombia, che ha aperto a gennaio il suo primo locale a San Salvador.