MILANO – André Eiermann, responsabile marketing del colosso giapponese Ucc Coffee, Trainer e Q grader è uno personaggio complesso, da scoprire a fondo. Lo abbiamo incontrato all’Hub della Victoria Arduino dove si sono incontrati i campioni nazionali in vista del Mondiale 2018 di Amsterdam. Lì abbiamo scoperto che Eiermann, decimo classificato al campionato del mondo baristi caffetterie del 2017, quello disputato a Seoul, sta ultimando un libro su questa sua esperienza, per aiutare i futuri aspiranti campioni a preparare sia i campionati nazionali sia quelli mondiali.
Sarà un testo imperdibile, assicura, sia per i competitori sia per che le gare le guarda soltanto ma che vuole imparare l’arte compessa del barista perfetto, quello che vince i mondiali.
Chi è, innanzitutto, André Eiermann?
«Sono originario della Svizzera. Ho iniziato ad occuparmi di caffè nel 1999, come Junior Coffee Trader per una grande compagnia di caffè verde, la Falla Cafè. Poi, solo nove mesi dopo, ho avuto l’opportunità di andare in Keny e in Tanzania. Dove ho lavorato per quasi un anno, come Coffee Exporter. Oggi lavoro per Ucc Coffee Switzerland AG di Zollikofen mi occupo di marketing, sono trainer e Q grader.»
Una bella esperienza, la sua.
«Sì. Una grande e fantastica esperienza. Ho passato la maggior parte del tempo nei laboratori del caffè, facendo ogni giorno assaggi di cupping su quattro e a volte ottocento caffè. Poi, quando non stavo assaggiando, visitavo le piantagioni. Quando sono stato in Tanzania, ho conosciuto anche un trattamento a secco.»
Lei è anche Campione svizzero di caffetteria.
«Sì. Ho iniziato con queste competizioni più o meno tre anni fa. Nell’ultimo anno, in febbraio, ho completato per la prima volta con la vittoria una competizione barista.»
Ma quali sono le ragioni che hanno spinto un trader a cimentarsi in un Campionato barista?
«E’ successo quando ho iniziato a lavorare per la Ucc Coffee come Direttore Marketing. Abbiamo aperto un’accademia e mi sono innamorato della preparazione espresso. Non era certo il mio lavoro, ma ero molto incuriosito dall’estrazione dell’espresso.»
Prima della finale di Seoul, qual è stato il suo programma di allenamento?
«Sono stato per cinque mesi in Giappone. Mi sono allenato con Hidenori Hizaki, il Campione del mondo barista. Ci siamo preparati insieme. È stato un allenamento davvero intenso. Alcuni giorni, di solito, ci allenavamo dalle 14 alle 16 ore. Altre volte 24 ore di fila, senza fine settimana.»
Quanti chili di caffè sono stati impiegati durante questi 5 mesi?
«Parecchi. Abbiamo totalizzato 89 chili di caffè solo per il Campionato. E penso di averne consumato altri duecento per affinare la mia tecnica. Quindi, complessivamente, ho estratto 11500 double shot.»
Una bella spesa per il caffè utilizzato?
«Sì. Ma ho avuto come supporto una grande compagnia di caffè. Quando ho vinto il Campionato nazionale, mi è stato subito chiaro di non aver il livello necessario alla sfida del Wbc. La mia scelta di ottenere il meglio ha coinciso con i desideri della compagnia.»
Che cosa è successo durante la gara mondiale?
«È stata una sorpresa. Certo, mi sono allenato molto, quindi sapevo di esser un buon barista. Ma la vittoria dipende anche dal modo in cui ti comporti sul palco. Non si tratta di una gara contro altri. È una sfida contro te stesso di 15 minuti. Quindi, quando sono arrivato nella fase preliminare, secondo, è stata un po’ una sorpresa. I giudici sensoriali hanno amato il mio caffè. Originario dell’Honduras, il Finca El Puente, un Geisha lavato proveniente dalla piantagione chiamata Marisabel e Moises Cabaillero. Una varietà che ho incontrato per la prima volta nel 2015 e che poi ho riscoperto nel 2017.»
Qual è il prezzo di questo caffè al chilo?
«È carissimo. Ma posso di sicuro dire che vale ogni dollaro che costa.»
Oltre il Campionato mondiale e l’allenamento, quali sono adesso i suoi progetti?
«Il mio grande progetto riguarda un libro sul tema del campionato. Mi sono preparato per cinque mesi molto duramente. Sono stato fortunato ad aver dietro di me una grande compagnia e un fantastico coach. Quindi mi piacerebbe adesso, restituire qualcosa alla comunità del caffè. Desidero condividere la mia esperienza, così che qualcuno possa trarne magari ispirazione. Perché, la maggioranza dei baristi non possono contare su questo tipo di supporto alle spalle.»