MILANO – Caffè e cacao: due storie parallele, che in parte anche si intrecciano. Le due commodity hanno visto entrambe ingenti rialzi che le hanno spinte, il mese scorso, ai loro massimi storici. I futures del cacao hanno toccato quota 12.218 dollari a tonnellata in chiusura di seduta del 19 aprile: in incremento del 291% da inizio anno.
Le successive liquidazioni hanno portato a un forte ridimensionamento del rally: il benchmark è crollato a meno di 7.000 dollari a fine aprile, riprendendo però quota questo mese, sino a chiudere ieri, giovedì 9 maggio, a 8.502 dollari.
I futures del caffè robusta hanno guadagnato oltre il 70% in 6 mesi, sino al massimo storico di 4.304 dollari del 25 aprile.
È seguita però, anche in questo caso, una forte correzione al ribasso, sino a un minimo di 3.378 dollari nella seduta di martedì. Un parziale rimbalzo ha riportato in territorio positivo nelle ultime due sedute. La chiusura di ieri è stata a 3.439 dollari: 25 in più rispetto al giorno precedente.
Ma cosa lega l’andamento di queste due materie prime? Il commercio del caffè potrebbe essere stato contaminato dall’ondata di acquisti speculativi in risposta alle difficoltà che si sono avute nel mercato del cacao, ha spiegato, in un’intervista a Bloomberg, Carlos Costa, responsabile delle vendite di Hedgepoint Global Markets LLC.
Secondo Andre Acosta – direttore di Marex Group – il rally dei futures del cacao ha prodotto un effetto psicologico sul caffè che ha spinto i trader a una sorta di emulazione
Tanto il cacao quanto il caffè robusta hanno determinato significative richieste di margine costringendo gli operatori a togliere le coperture o le opzioni per proteggere le proprie posizioni.
Le richieste di margine, per chi opera tanto nel caffè quanto nel cacao, possono “fare molto male” ha aggiunto Acosta.
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