MILANO – I millennial di oltreoceano appassionati di caffè sono meno ferrati di quanto potremmo immaginare quando si parla di freschezza e corretta conservazione del prodotto. Lo dice un’indagine online condotta da Prodege per conto di Roasting Plant Coffee, una torrefazione che conta sei stabilimenti tra Usa e Regno Unito.
Ai fini dell’indagine è stato scelto un campione molto specifico, composto esclusivamente da persone appartenenti alla Generazione Y (età 26-41 anni), che avessero consumato nel mese precedente (agosto 2022) caffè di alta gamma a casa o in una caffetteria specialty.
Un target di consumatori giovani, dunque, in linea di principio competenti e acculturati.
Dalle risposte emergono, però, delle lacune
Se è vero, infatti, che il 70% degli intervistati dimostra di sapere cosa rende fresco il caffè, solo il 24% ha correttamente individuato il fattore che più incide sulla freschezza del prodotto, ossia il tempo che intercorre dalla tostatura alla preparazione della bevanda.
E ancora: il 62% dei coffee lovers conserva il prodotto in casa per tre settimane o più, contro un esiguo 12% che consuma la confezione entro una settimana.
Ad avere ragione è decisamente quest’ultima categoria di intervistati. Studi condotti dalla Sca e dall’Università di scienza applicate di Zurigo dimostrano infatti che gusto e aroma del caffè si degradano del 70% nel giro di una decina di giorni, una volta aperta la confezione.
Inoltre, il 40% dei millennials che preparano il caffè in casa conserva il caffè nel freezer, nonostante i risaputi effetti negativi che congelamento e condensa determinano sulla composizione molecolare e, di riflesso, sull’aroma.
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