MILANO – In Giappone anche preparare un caffè può essere un’arte. Soprattutto se a farlo sono i giapponesi, attenti ai più piccoli particolari e amanti dei rituali. E poco importa se il vero espresso per noi è un’altra cosa. A Tokyo i baristi si sfidano a colpi di caffè aromatizzati e strane creazioni.
Al gusto di litchi con gelsomino, o perché no, un espresso “Chardonnay” servito in un calice da vino, ce n’è per tutti i gusti, la pausa caffè può diventare un’autentica esperienza, in barba a chi pensa che in Giappone si ami solo il tè.
Negli ultimi tempi stanno nascendo tante caffetterie hipster pronte a soddisfare anche le richieste dei “caffeinomani” più intransigenti.
Miki Suzuki, incoronata come miglior barista sostiene che i giapponesi hanno un palato fino e possono apprezzare anche le più piccole differenze.
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