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Ecco perché chi beve regolarmente caffè potrebbe vivere più a lungo

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MILANO – La caffeina come freno all’infiammazione legata a invecchiamento e malattie cardiovascolari. Per questo motivo chi beve caffè potrebbe godere di maggiore longevità. A suggerirlo è una ricerca della Stanford University School of Medicine (USA) pubblicata su Nature Medicine.

I ricercatori hanno analizzato diversi dati tra prelievi di sangue, sondaggi e registri clinici riferiti a circa 100 partecipanti tra 20 e 30 anni di età e a un gruppo più anziano con almeno 60 anni.

Con i prelievi di sangue i ricercatori hanno cercato quali geni fossero i più attivi nei partecipanti più in là con gli anni. La loro attenzione è stata attratta da due gruppi di geni associati alla produzione di una potente proteina antinfiammatoria (IL-1-beta).

Caffeina amica del sistema immunitario?

Hanno distinto due gruppi, uno con questi geni più attivi e uno con questi geni meno attivi: nel primo gruppo era maggiore l’incidenza dell’ipertensione, le arterie dei partecipanti erano più compromesse dalla presenza di placche aterosclerotiche, dai radicali liberi e da questa proteina infiammatoria.

Il secondo gruppo presentava invece le tracce di caffeina e dei suoi metaboliti. In vitro i ricercatori hanno combinato delle cellule immunitarie alle molecole infiammatorie, alla caffeina e ai suoi metaboliti.

Si è visto come questi ultimi fossero in grado di impedire alle molecole infiammatorie di danneggiare le cellule.

Il meccanismo infiammatorio individuato dai ricercatori è la “traccia” sottostante le malattie cardiovascolari e – ipotizzano i ricercatori – potrebbe essere innescato da alcuni acidi nucleici, i mattoni per costruire i geni.

La caffeina e i prodotti del suo metabolismo, però, sarebbero in grado di contrastarne l’azione. Questo processo è stato osservato solo in alcuni partecipanti anziani: laddove non si era manifestato, il consumo di caffeina era maggiore.

Tuttavia, come concludono i ricercatori, tra consumo di caffeina e longevità c’è solo un’associazione e non un nesso di causa-effetto: «Il dato a cui arrivano i ricercatori è interessante ma non si può assolutamente concludere che il caffè sia una sorta di elisir di lunga vita», aggiunge la professoressa Daniela Lucini, responsabile della Sezione di Medicina dell’Esercizio dell’ospedale Humanitas.

Nel consumo di caffè ci sono diversi aspetti da considerare

«Certamente un suo consumo moderato può avere effetto antinfiammatorio ma questo dato non deve prevalere su altre considerazioni.

In primo luogo ognuno reagisce diversamente all’assunzione di caffeina.

Il caffè è una bevanda eccitante che stimola il sistema nervoso simpatico e che può portare a un aumento della pressione sanguigna: c’è chi ne beve una tazzina e già avverte tachicardia e chi ne può bere 3-4 senza effetti evidenti e immediati.

Inoltre – continua la professoressa – il consumo di caffè può creare disturbi a livello gastrico, soprattutto se preso a digiuno».

«E infine – conclude la specialista – sorseggiare una tazza di caffè, soprattutto se lungo, all’americana, può essere l’occasione per introdurre zuccheri.

Dal comune zucchero da cucina al miele al caramello agli sciroppi, non mancano gli strumenti a chi vuole addolcire il proprio caffè.

Ma questi dolcificanti sono molto calorici e possono contribuire allo sviluppo di condizioni rischiose per la salute come il sovrappeso e l’obesità soprattutto se di caffè si è forti bevitori».

Daniela Lucini

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