domenica 22 Dicembre 2024
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Ecco come in Kenya le piantagioni di caffè lasciano il posto agli avocado

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NAIROBI (Kenya) – La kenyota Kakuzi è una società la cui quota di maggioranza è detenuta da un investitore britannico, il gruppo Camellia Plc.

Originariamente la Kakuzi era focalizzata su piantagioni di sisal, un tipo di agave; successivamente ha diversificato le sue attività, producendo caffè.

Nel corso degli anni, le piante di caffè sono state estirpate e hanno lasciato il posto ad avocado e noci di macadamia. Inoltre, la Kazuki coltiva ananas su piccola scala e svolge attività di silvicoltura e allevamento.

E’ stata fiutata l’opportunità di coltivare altri prodotti oltre al caffè, ed è per questo che la Kakuzi ha deciso di diversificare la sua produzione” ha affermato Graham McLean, direttore generale dipartimento agricoltura per il gruppo Camellia.

In Kenya, il mercato internazionale del caffè è diventato, nel corso degli anni, sempre meno redditizio per i grandi coltivatori.

In generale, l’80% della produzione mondiale di caffè proviene da 25 milioni di piccoli agricoltori che vendono a qualsiasi prezzo, rendendo sempre più difficile la produzione commerciale.

Abbiamo eliminato il caffè, preferendo gli avocado e le noci di macadamia“. Il passaggio è stato graduale.

L’avocado Hass sul mercato internazionale

Lo scorso anno, la società ha raccolto 7.100 tonnellate di avocado su 515 ettari. Sempre l’anno scorso, sono state confezionate 1.800 tonnellate per i piccoli coltivatori che si sono uniti alla Kakuzi.

L’avocado Hass è la varietà più richiesta sul mercato e la domanda cresce, è stata sicuramente positiva la scelta di iniziare a coltivarlo” ha continuato Graham.

La società keniota commercializza le varietà Hass e Fuerte. Circa il 90% delle esportazioni di Hass è destinato alla Francia. Il volume rimanente è distribuito tra gli altri Paesi dell’UE, Regno Unito, Svizzera e Scandinavia.

Solo una piccola percentuale, che non soddisfa i requisiti di esportazione, viene venduta a livello nazionale, anche se il mercato keniota dell’avocado non è molto vasto.

Un mercato che cresce rende interessanti gli investimenti

Quello frutticolo è un mercato interessante per gli investimenti. “La richiesta di frutta continua ad aumentare, per la crescente domanda della sempre più numerosa popolazione mondiale, indipendentemente da dove viene coltivato il frutto – ha spiegato Graham – Sembra che ci sia spazio infinito per i super alimenti come avocado, piccoli frutti e frutta secca, e con i mercati asiatici emergenti, la domanda continuerà a crescere“.

Inoltre, l’orticoltura è una prospettiva attraente per gli investitori, ma cresce anche l’interesse dei consumatori.

C’è molta attenzione alle origini dei prodotti, per questo è importante avere tutto in ordine” riferendosi ai certificati necessari per la coltivazione e alle responsabilità sociali per le aziende di produzione.

No a un profitto immediato

Investire nell’agricoltura, tuttavia, richiede una vision a lungo termine. “Ci sentiamo custodi dei nostri beni per le generazioni future. L’obiettivo è migliorare continuamente questi progetti per le prossime generazioni. Non investite nell’agricoltura con l’idea di un profitto immediato”.

I rischi nell’investire in agricoltura vengono mitigati al massimo se si ampliano gli investimenti. Il gruppo Camellia ha interesse nella coltivazione, tra gli altri, di prodotti come tè, agrumi e soia, e investe anche nella viticoltura e nella produzione vinicola (Linton Park Wines).

Inoltre, il gruppo ha investito in varie società di ingegneria e servizi di ristorazione/logistica.

Abbiamo un’impronta globale – ha continuato Graham – per mitigare le conseguenze del clima, dei prezzi, dei tassi di cambio, dei rischi politici e di altri rischi legati agli investimenti in agricoltura“.

La politica e l’agricoltura sono sempre collegate, secondo Graham. Se un coltivatore produce negli Stati Uniti, in Europa o in Africa, le questioni politiche svolgono sempre un ruolo. Le attività africane del gruppo Camellia hanno base in Kenya, Malawi e Sudafrica, tutti Paesi relativamente stabili.

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