domenica 22 Dicembre 2024
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Ecco come hanno reagito i social all’apertura dello Starbucks milanese

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MILANO – Piaccia o no i social media sono ormai la cartina tornasole degli umori dei cittadini. Analizzarne i contenuti è un modo ottimo per tastare il polso al paese e intercettarne il sentire.

Quale modo migliore di misurare le reazioni dei milanesi all’apertura di Starbucks – dunque – se non quello di andare sui social: vera agorà dei tempi moderni; Speakers’ Corner virtuale dal quale esternare il proprio stato d’animo.

È quanto ha fatto Martina Bellani sul sito Ninjamarketing. Analizzando i comportamenti dei consumer, Bellani ha individuato 4 macro categorie di reazioni sui social:

I puristi

Gli utenti che fanno parte di questo gruppo, sono estremamente legati al brand e di conseguenza non vogliono sapere niente del design e dell’innovazione: loro vogliono i bicchieri di carta, i nomi scritti sbagliati (capiterà anche a Milano?) e il frappuccino soprattutto, grandissimo escluso.

I designer

Non vedevano l’ora di avere un nuovo spazio in cui ammirare il potenziale della sempre oltre Milano. Quindi non importa dei prodotti e nemmeno del frappuccino, l’importante è avere qualcosa di Aesthetic da sfoggiare su Instagram e diciamo che la location del nuovo Starbucks si presta decisamente.

I polemici

“Perché aprire un finto Starbucks?!?”

Non siamo mai contenti, certo, è vero, ma la delusione rispetto al frappuccino che non è stato incluso nel menù brucia, davvero tanto. E perché fare ore e ore di coda per una brodaglia – il caffè espresso è sempre più buono – o peggio ancora solo per aggiornare il feed dei nostri canali social? Insomma, come in ogni occasione, c’è chi non vedeva l’ora e c’è chi si è lamentato di chi si lamentava di chi si lamentava.

I social addicted

Non importa né il design e nemmeno il gusto del caffè, conta solo il fatto che abbiamo un motivo in più per essere al pari con i nostri competitor da tutto il mondo sui social! E quindi via libera alle condivisioni, allo still life con il Mac, il caffè, le maniche del maglione e le luci calde di una mattina di ottobre.

Insomma – conclude Bellani – lo Starbucks milanese è aperto da pochi giorni, ma ha già fatto discutere moltissimo.

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