TORINO – Eataly in Collina chiude i battenti: a Chieri, lo spazio in via Vittorio Emanuele II non ce l’ha fatta a superare la crisi causata dallo scoppio pandemico. Coinvolto in questo capitolo doloroso, Caffè Vergnano, che faceva parte di questo progetto aziendale. Che cosa comporta questa chiusura, lo leggiamo dalla cronaca di torinotoday.it.
Eataly in Collina non sopravvive al lockdown
È la Filcams Cgil di Torino a portare alla luce la situazione del Polo Caffè Vergnano e di “Eataly in collina” a Chieri. Il locale di via Vittorio Emanuele II non ha riaperto i battenti dopo lockdown.
“La storica azienda della famiglia Vergnano comunica ai propri dipendenti i licenziamenti futuri in assenza di soggetti interessati all’affitto del ramo d’azienda. Lavoratrici e lavoratori, che dall’inizio del lockdown si trovano in Fis (Fondo di integrazione salariale) a zero ore (l’ammortizzatore di settore). A causa delle chiusure dei pubblici esercizi stabilite per legge, dovranno continuare a stare a casa, dunque, sin tanto che la legge non consentirà all’azienda di poter licenziare se non si presenteranno soggetti interessati a rilevarli.
Oltretutto la Vergnano nega l’anticipazione in busta paga delle competenze dovute dall’Inps: 17 famiglie si trovano oggi senza reddito da maggio e con la consapevolezza di perdere il lavoro!” si legge nella nota diramata dalla sigla sindacale.
Per i sindacati non devono esserci licenziamenti, ma la ricollocazione di tutte le lavoratrici e i lavoratori presso lo stabilimento di Santena
Anche sfruttando il turn over con eventuali lavoratori pensionandi. Per la Cgil deve prevalere il buonsenso oltre che la giusta responsabilità sociale che un’azienda storica italiana dovrebbe avere nei confronti dei propri dipendenti, della comunità e del territorio in cui opera e produce.
Germana Canali, la segretaria di settore della Filcams Cgil di Torino, sostenuta anche dalla segreteria della Flai Cgil il sindacato che segue i lavoratori dello stabilimento di Santena, aggiunge: “La prima richiesta fatta all’azienda, che vanta un fatturato di tutto rispetto, è stata quella di anticipare il Fisin busta paga per garantire un sostegno al reddito di queste famiglie, ricevendo il no secco della Vergnano. È chiaro che tale posizione intransigente inasprisce il confronto tra le parti e valuteremo quali iniziative mettere in campo per dare voce e sostegno alle nostre richieste.
Chiediamo l’impegno della società al mantenimento dell’occupazione e della sostenibilità economica; un ripensamento da parte dell’azienda rispetto alla mancata riapertura dell’esercizio, che ha un valore simbolico per l’intera città di Chieri, fintanto che non si trovino i soggetti interessati all’acquisizione”.
La replica dell’azienda in merito alla situazione del Polo Caffè Vergnano di Chieri Eataly in Collina
L’azienda, attraverso Carolina Vergnano, replica alla Cgil e in merito ai licenziamenti dichiara: “Riteniamo ci siano delle inesattezze in quanto dichiarato nel comunicato. In prima battuta le persone coinvolte non sono 17. Due sono state attualmente ricollocate nel nostro punto vendita di Alba, uno ha trovato un’altra posizione ancora prima che fosse rilasciato il comunicato dei sindacati, due sono in trattativa per un’altra posizione e siamo in attesa di un riscontro dai Sindacati in merito.
Aggiungiamo che stiamo tenendo degli incontri individuali con i dipendenti in modo da agevolare le posizione e comprendere al meglio le esigenze dei singoli. La ricollocazione richiesta dai Sindacati è stata effettuata dove possibile e compatibilmente con le figure professionali previste. Ci riteniamo molto delusi per i toni utilizzati dal Sindacato, il nostro senso di responsabilità e di etica del lavoro è sempre stato evidente sotto gli occhi di tutti”.
Altro capitolo è la questione della cassa integrazione e della necessità di chiudere i battenti di Eataly in Collina
“Per quanto riguarda l’anticipo della cassa integrazione, abbiamo agevolato la liquidazione attraverso il sistema bancario. Purtroppo i tempi dello stato sono più lunghi del previsto e auspichiamo che al più presto possano essere erogate anche le rate di maggio e giugno e che il sostegno sia concreto per lavoratori e aziende. Nei casi di necessità, abbiamo provveduto a erogare l’anticipo del Tfr ai dipendenti che ne hanno fatto richiesta. Questo per ribadire che la nostra azienda da sempre è vicina ai lavoratori e al territorio. Purtroppo, come molte altre realtà italiane (e non solo), l’emergenza sanitaria ci ha messo in una situazione di difficoltà e sono state necessarie delle scelte sofferte, ma necessarie per tutelare tutta la realtà e tutti i nostri dipendenti.
L’attività di Chieri era un’attività in perdita (circa 100 mila euro annui): un valore che in tempi di normalità pre Covid abbiamo comunque scelto di assorbire, ma che nel contesto attuale risulta impossibile da sostenere. Specifichiamo inoltre che la necessità di snellire la struttura di Chieri si è rivelata funzionale per rendere l’attività più appetibile agli occhi di un terzo gestore e confidiamo che possa agevolare l’ingresso di un nuovo partner”.