MILANO – Nuova svolta nella tormentata vicenda giudiziaria di Luckin Coffee, l’ex catena cinese dei miracoli al centro di uno scandalo scoppiato l’anno scorso, dopo l’ammissione di avere falsificato ricavi per 340 milioni di dollari nell’esercizio 2019. La società ha presentato, la scorsa settimana, istanza di fallimento negli Usa ai sensi del chapter 15 del codice fallimentare (insolvenze straniere). Scopo: scudare i propri asset americani e facilitare la ristrutturazione del debito nel procedimento in atto davanti a una corte delle Isole Cayman.
Luckin ha dichiarato, in un comunicato, che la procedura fallimentare aperta davanti alla giustizia americana non pregiudicherà la normale gestione: la società continuerà a onorare i pagamenti ai fornitori e a liquidare gli stipendi ai dipendenti.
Nel dicembre scorso, Luckin ha patteggiato con la Sec (l’organo di vigilanza della borsa statunitense) il pagamento di una sanzione per 180 milioni di dollari (148,5 milioni di euro) per le frodi contabili commesse gonfiando “intenzionalmente e materialmente” i ricavi del 2019 e occultando parte delle perdite.
Il titolo di Luckin Coffee, che aveva debuttato trionfalmente al Nasdaq nel maggio 2019, è stato revocato dalla quotazione a fine giugno 2020
L’Ipo aveva raccolto 561 milioni di dollari, nella più grande offerta pubblica di acquisto di una società cinese a Wall Street.
La società era arrivata a una capitalizzazione di 4 miliardi di dollari, Sulla creatura di Lu Zhengyao avevano puntato le proprie fiches grandi operatori del settore finanziario, quali Goldman Sachs, Louis Dreyfus Company, BlackRock e il fondo sovrano di Singapore Gic.
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